«La scuola, in diversi casi, è l’ultimo argine contro la desertificazione silenziosa dei nostri territori». E’ la lucida ed amara riflessione di Rosa Grano, dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale di Avellino.

Dottoressa, comincia un nuovo anno scolastico, ma il problema dell’idoneità delle sedi degli istituti cittadini resta. Qual è la situazione nel dettaglio?

«Abbiamo cercato di ridurre al massimo i disagi. Il discorso del Liceo Scientifico “Pasquale Stanislao Mancini” è ancora aperto. Proprio oggi ci sarà l’udienza presso il Tribunale di Avellino, per entrare nel merito della perizia depositata dal consulente nominato dal Gip, dalla quale emerge che “non sussistono situazioni tali da determinare condizioni di pericolo di crollo per la costruzione”. Un eventuale  dissequestro della sede, permetterebbe di liberare una casella e disporre del plesso dell’ex I.P.S.I.A. “Giovanni Giorgi” di via Ferrante, che verrebbe utilizzato per ospitare alcune classi  dell’I.P.I.A. “Alfredo Amatucci”. Se tutte le pedine andranno al posto giusto, potremo tornare alla normalità».

La riduzione delle iscrizioni scolastiche in Irpinia continua. Soltanto quest’anno si sono registrati 1.500 studenti in meno, rispetto a quello precedente.

«Ormai da diversi anni assistiamo a questo andamento, che colpisce soprattutto le aree più interne del territorio. E’ la diretta  conseguenza del tasso di natalità zero e del costante spopolamento. Un fenomeno che rischia di privare diversi centri anche del presidio scolastico, ultimo argine contro la desertificazione sociale. Un epilogo che in vari modi abbiamo cercato di evitare».

Le istituzioni sono in grado di collaborare per dare risposte concrete alle emergenze scolastiche e alla necessità di un’adeguata programmazione delle attività?

«Ho registrato grande sinergia con il Comune di Avellino e la Provincia. Di fronte alle criticità c’è piena corresponsabilità. Le priorità sono la sicurezza (Leggi l’articolo) e la mancanza di fondi. I problemi non si risolvono con la dietrologia. Bisogna andare avanti, utilizzando tutte le opportunità, a cominciare dai finanziamenti disponibili».

Alla scuola viene chiesto di rispondere sempre più alle complesse esigenze dei tempi attuali. E’ in grado di cogliere questa sfida?

«La scuola subisce da anni processi di trasformazione, frutto delle mutazioni del quadro politico, ai quali non si è mai sottratta. Le innovazioni però hanno bisogno di consapevolezza e sedimentazione, per essere appropriatamente attuate. Non credo che sia vero, dunque, che la scuola non prepari gli studenti alle professioni di domani».

C’è però un bisogno crescente di formazione civica.

«L’educazione civica non può essere un fatto episodico, legato a singoli progetti specifici, ma un percorso che si integra con i programmi di tutte le materie. La convivenza democratica e i valori della Costituzione sono l’essenza stessa della nostra comunità».

Tra i problemi giovanili che richiedono grande attenzione c’è il bullismo.

«E’ un fenomeno rispetto al quale non sono mancate risposte da parte della scuola. Oggi però è superato dall’emergenza del cyberbullismo. Occorre un’educazione alla rete delle reti. Dobbiamo proteggere i ragazzi dai rischi che essa cela, tenendo conto dei loro interessi e delle opportunità che le tecnologie avanzate offrono, ricordando sempre che la relazione interpersonale è importante. Non ci si può nascondere dietro un’identità social».

I ragazzi spesso non si sentono al centro del sistema della pubblica istruzione. In che modo è possibile migliorare il rapporto con gli studenti?

«Sì, è vero. Direi che spesso si sentono un po’ vittime del sistema. Si chiedono a cosa serva la scuola se non è in grado di offrire sbocchi occupazionali. Ma bisogna considerare che il mondo del lavoro richiede una conoscenza di base ed una preparazione culturale. Servono persone che sappiano far funzionare il cervello. La variazione dell’offerta formativa, in modo da poter soddisfare un repertorio professionale più ampio, è poi la risposta più efficace che si possa dare per garantire prospettive agli studenti».

L’orientamento alla scelta del corso di studi è fondamentale. Non crede?

«Sicuramente. Spesso si sceglie lasciandosi condizionare dalle tendenze del momento o da ragioni di comodità, senza una reale rispondenza alle proprie attitudini personali, premessa fondamentale per il raggiungimento di un obiettivo».

Per concludere, una nota positiva. Anche in provincia di Avellino sono numerose le eccellenze formative e non pochi gli studenti che si distinguono nei più diversi contesti. E’così?

«Indubbiamente ci sono diversi istituti con una prestigiosa storia alle spalle, che è necessario attualizzare ogni giorno. Dobbiamo essere capaci di cogliere e valorizzare tutti i talenti, tenendo conto che le scuole hanno tutte pari dignità e ogni percorso formativo risponde ad un’esigenza».


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