Beniamino Grillo: “Abbiamo la scuola ma non gli studenti”

IL CASO SENERCHIA E IL DOSSIER IRPINIA . Il Comune della Val Sele è dotato di un plesso scolastico del valore di 2milioni di euro chiuso perchè sovradimensionato rispetto al reale fabbisogno della piccola comunità. In lotta contro il calo demografico, il sindaco confida nell'università e nella possibilità di trasformare il borgo in laboratorio di ricerca per gli studenti di architettura. Il rapporto dalla provincia

“C’e chi ha gli studenti ma non le strutture come nel caso di Avellino, e chi invece ha le strutture ma non gli studenti”. E’ il paradosso indicato dal sindaco di Senerchia Beniamino Grillo, che alla vigilia dell’inaugurazione del nuovo anno scolastico, fa i conti con l’affilatissima mannaia del calo demografico, ma anche con la delicata gestione degli edifici scolastici. Il Comune di Senerchia infatti, è dotato dal 2011 di un polo scolastico all’avanguardia che offre una capienza di più di 100 alunni che è chiuso. I 35 bambini iscritti che convivono in pluriclassi occupano un’altra struttura, ubicata al centro del paese, che costa meno dal punto di vista delle gestione e anima il borgo di poco più di mille abitanti.

Sindaco Grillo, Senerchia ha la scuola ma non gli alunni.

“Parliamo di una struttura che è stata inaugurata nel 2011 dalla precedente amministrazione, che però non è ancora stata completata per mancanza di fondi. L’edificio risulta completato, ma non ci sono gli arredi interni, mancano le caldaie, gli ascensori per i diversamente abili, la fornitura elettrica non è stata regolarizzata. Sono necessarie insomma, notevoli economie per il completamento”.

“Un plesso da cento posti per soli 35 bambini: è il simbolo di una terra che si spopola…”

La mole dell’edificio, che prevede una capienza di più di 100 unità, è distante dal reale fabbisogno del paese.

“Noi abbiamo in totale 35 bambini, che abbracciano la fascia della scuola dell’infanzia fino alle scuole medie. Frequentano l’edificio scolastico che è ubicato al centro del paese: una struttura a norma, che ha ottenuto il collaudo dopo gli eventi sismici di San Giuliano di Puglia, e quindi gode dei requisiti minimi richiesti dalla legge. Si tratta di un’opera di dimensioni eccessive che non abbiamo mai pensato di realizzare tenendo presente l’andamento demografico del paese”.

Qual è il motivo per cui il nuovo plesso è stato congelato?

“Intanto perchè incompleto, e attendiamo la possibilità di ottenere dei fondi per procedere al completamento; ma anche per una questione di costi di gestione che sono in capo al Comune, che sarebbero troppo alti rispetto al fabbisogno”.

“C’è chi vorrebbe utilizzare la scuola come centro per gli anziani”

La struttura però, provvista di un auditorium, palestra, sala mensa e cucina, potrebbe trovare nuove destinazioni d’uso.

“Ci sono state diverse richieste da parte di imprenditori, interessati a trasformare l’edificio in struttura residenziale per anziani. Ci sono stati sopralluoghi, ma la trattativa non è mai stata portata a termine. E’ in vigore invece, una convenzione con l’Associazione Temporanea di Scopo Calitri- Montella e l’Università Federico II di Napoli”.

Per quale progetto?

“L’Università partenopea e in particolare la facoltà di Architettura, era interessata ad un corso di restauro dedicato ai piccoli borghi. Già qualche anno fa abbiamo ospitato un gruppo di studenti per due tirocini formativi ‘beyond the ruins’, dedicati agli studenti dei corsi triennali, che hanno mostrato grande interesse per Senerchia come laboratorio di ricerca”.

“Noi vorremmo invece portare qui l’università per un corso collegabile al territorio”

L’orientamento seguito dalla sua amministrazione dunque è quello di ricollocare la struttura sul mercato per una scuola di alta specializzazione.

“La convenzione con l’Ats della fondazione altirpina è in vigore, e riteniamo che entro la fine dell’anno potremmo definire la destinazione d’uso e ottenere dei finanziamenti. Vogliamo completare la struttura e proporla come laboratorio di alta formazione”.

Qual è la somma stimata dell’investimento?

“In tutto credo che servano sui 70mila euro, per completare l’edificio e renderlo funzionale, e dotarlo di arredo. A noi interessa creare economie e presenze sul posto, anche se l’edificio è ubicato in una zona distante dal centro abitato”.

“Ci penalizzano i collegamenti poco sviluppati con il capoluogo”

Sarebbe stato interessante proporre la scuola agli studenti avellinesi che non hanno strutture.

“Sarebbe stato un esperimento interessante, ma le vie di comunicazione penalizzano fortemente la nostra posizione geografica: non c’è un treno che garantisca il trasporto anche in condizioni climatiche avverse, e non c’è un trasporto locale efficiente in grado di collegarci con la città capoluogo”.

Allora come se ne esce?

“Non ci resta che sperare in un maggiore coraggio dei nostri giovani, che meritano tutto il nostro sostegno, a mettere su famiglia. Quest’anno sono nati 4 bambini, e per noi è un tiepido segnale di speranza”.

Gli uffici avellinesi del Provveditorato agli Studi, l’Ufficio Scolastico Regionale

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