Congresso del Pd irpino subito, Grella: chiudere le porte girevoli

INTERVISTA A IDA GRELLA, REFERENTE DELL'AREA DEM IRPINA. Il monito: "Garantire consenso democratico e un criterio condiviso nella scelta di candidature e strategie, evitando il ripetersi del disastro consumato alle politiche del 2018". E avverte: a Napoli hanno dimostrato che si può fare...

Ida Grella, esponente di Areadem, componente del Partito Democratico e referente dell'Associazione Democrazia Compiuta

Congresso del Pd irpino massima priorità per Area Dem, la componente provinciale di riferimento ad Avellino. Lo afferma Ida Grella, esponente in città della componente che nel marzo scorso ha sostenuto la candidatura alle primarie del segretario nazionale in carica, Nicola Zingaretti. Nell’intervista che segue Ida Grella avverte il commissario provonciale Aldo Cennamo: “Le porte girevoli hanno portato già al disastro delle elezioni politiche nel 2018, non va perso tempo: si convochi il congresso del Pd Irpino a gennaio, offrendo agli iscritti un luogo dove partecipare con mozioni politiche e senza personalismi, per affrontare i tanti nodi irrisolti, e stabilire un metodo per le candidature alle regionali”.

Ida Grella il tesseramento è partito in sordina, ma ha registrato gli ingressi eccellenti di Luca Cipriano e di Maurizio Petracca, che ha annunciato l’adesione anche di amministratori locali. Cosa cambierà nel Partito Democratico? Lei cosa si aspetta?

“Premetto che, rilevandone l’importanza nei due casi, Luca Cipriano e Maurizio Petracca giungono nel Pd in maniera diversa da fronti diversi, occorre distinguerli”.

Prego.

“Il primo è tornato nel Pd, dove era stato già iscritto, rivestendo ruoli importanti, come la presidenza dell’ente teatro, prima di essere candidato sindaco di Avellino nel 2019 del partito. La sua è una presenza importante che ridà slancio ad un impegno iniziato anni fa e sono certa che porterà nel partito idee, progetti e proposte”.

Quanto a Petracca?

“Maurizio Petracca ha avuto un altro percorso e un’altra esperienza politica, che oggi lo portano a ritenere il Pd il luogo dove rilanciare la politica nell’interesse di valori e obiettivi che sente di condividere. Approda in un Partito Democratico inclusivo, aperto al contributo di tutti nel contesto riformista ed europeista. Veniamo da una fase di scissioni che certo non aiuta, quindi le nuove adesioni sono accolte e valorizzate. Sono due importanti adesioni, ma distinte”.

Aldo Cennamo, commissario provinciale del Pd irpino, interviene accanto al Vicesegretario nazionale del Pd, Andrea Orlando

La nuova campagna di tesseramento avviene in pieno commissariamento, con una segreteria azzerata da un giudice. Tuttavia incombono le elezioni regionali. C’è il tempo per andare al congresso?

“Certo. Mi auguro che il tesseramento possa sfociare subito in un congresso del Pd irpino, con la presentazione di mozioni che guardino alla politica e non alle persone: bisogna uscire dalla barbarie delle correnti e dei riferimenti personali, e tornare a dare un contributo al dibattito della provincia e sui grandi temi irrisolti da affrontare. E’ necessario costituire gli organismi di partito, e discutere dei candidati: il congresso del Pd irpino deve avvenire prima delle regionali”.

Qual è il rischio, altrimenti?

“Si corre il rischio che le candidature vengano calate dall’alto, e che le scelte vengano poi subìte e non comprese dal territorio. Si auspica un percorso lineare a garanzia di tutti, e criteri oggettivi nella scelta dei candidati. In qualità di responsabile dell’Area Dem in Irpinia farò valere il criterio dell’appartenenza vera, quella non certificabile solo dalla tessera…”.

Continui.

“Lealtà e appartenenza ad un progetto politico vanno dimostrati nella realtà della propria condotta, nelle scelte e con i fatti, non basta un timbro su una tessera. Abbiamo già constatato che chi aveva la tessera agli ultimi appuntamenti elettorali non ha votato per il Pd, così come alcune candidature espresse dal partito non avevano la tessera. La tessera non è una condizione sufficiente e la valutazione delle candidature non può essere limitata ai nomi. La nostra è un’area di pensiero e pretendiamo scelte coerenti e condivise da tutti, servono metodo e progetto”.

Pd irpino riunito in via Tagliamento per l’insediamento presso il Coordinamento provinciale del Commissario Aldo Cennamo. Nella foto, da destra a sinistra: Enzo De Luca, Gianluca Festa sindaco di Avellino, Giuseppe Di Guglielmo ex segretario provinciale, Michelangelo Ciarcia Presidente dell’Alto Calore Servizi, poi, Luca Cipriano

Se Cennamo non convocherà il congresso nei tempi auspicati?

“Nel caso in cui non avessimo gli organismi di partito, in assenza di un congresso del Pd irpino ormai urgentissimo, chiediamo l’adozione di metodi e criteri trasparenti per la scelta dei candidati alle regionali. Non vogliamo ritrovarci nella condizione in cui chi arriva per ultimo diventa capofamiglia: bisogna rispettare il comune sentire dei militanti, e valutare i criteri che porteranno alla formazione delle scelte, che non saranno effettuate sulla base del consenso teorico. Inoltre, non credo che il voto di opinione possa ricadere su persone che non hanno familiarità col Pd”.

Perchè il Partito Democratico è diventato attrattivo? Cosa è cambiato?

“Si vuole superare la fase legata al civismo, che è uscito allo scoperto e ha rivelato la sua vera natura. Se da un lato è la meritiria espressione di una sincera volontà di contribuire al progresso e allo sviluppo con la cittadinanza attiva, in tanti casi ha coperto percorsi personali ambigui. Il progetto politico è un’altra cosa, e presuppone uno sguardo lungo sul futuro”.

L’utilitarismo è un rischio connaturato nella politica italiana, tuttavia…

“Certo, bisogna sottolineare che il Pd non è un autobus su cui si sale e si scende a seconda della convenienza e, aggiungo, Area Dem non lo ha mai abbandonato, neanche nei momenti di crisi. Come dicevo, però, sono comportamenti e scelte a pesare”.

Il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti durante il briefing con i segretari regionali

Intanto da sciogliere c’è anche il nodo delle alleanze per le regionali, non solo fra Pd e 5Stelle, ma anche a sinistra, con il braccio di ferro fra De Magistris e De Luca. Lei cosa ne pensa?

“Allargare la coalizione è sempre un fatto positivo; ma è fondamentale che nessuno ponga veti su altre persone. Il Pd non solo ha il dovere di sostenere la ricandidatura del Governatore uscente Vincenzo De Luca, ma deve sottolineare che, al netto delle difficoltà incontrate in Campania, ha amministrato una realtà complessa nel migliore dei modi. Le condizioni di partenza erano davvero drammatiche: da consigliera comunale ad Avellino durante la presidenza Caldoro sono contenta di avere sostenuto De Luca alle primarie”.

Quale merito riconosce al Governatore in carica?

“Senza entrare nel merito dei risultati, è stato il primo a non adottare una visione napolicentrica, agendo per favorire lo sviluppo in tutte le province. Il peso delle Aree Interne oggi è eclatante, rispetto a prima del 2015. Inoltre, ha restituito dignità alla Campania recuperando piena titolarità sulla Sanità, aprendo nel contempo una importante stagione di riforme e riassetti dei servizi pubblici locali, con la legge sui rifiuti, sul ciclo integrato delle acque, sui servizi sociali, ha fatto molto per la salute delle donne, potrei continuare”.

Lavoro nei centri per l’impiego, De Luca: bando di Concorso per 1.500 posti in Campania

Quindi lei respinge l’ipotesi di rinunciare al simbolo di partito per saldare un’alleanza?

“Non apprezzo chi denigra i simboli di partito, questo è ‘grillismo’ mascherato. Dietro ai simboli ci sono donne, uomini e principi fondanti, e certo non possiamo vergognarci di avere una storia politica alle spalle. Rinunciare al simbolo di partito è un veto irricevibile. Fare parte di un partito inoltre, significa aderire a delle regole, ma evidentemente le regole non piacciono a De Magistris”.

Il simbolo conta anche nelle istituzioni. Nel consiglio comunale in Città si è parlato per mesi di un Pd ambiguo, che invece ora si riconosce nell’opposizione contro il Sindaco. Come giudica l’operato di Gianluca Festa a oltre 100 giorni dal mandato?

“Festa è un sindaco democraticamente eletto, che fa continuamente appello al popolo. Ma una crepa nella sua audience si inizia a registrare: cavalca il populismo avellinese, si serve di quell’orgoglio irpino che ha sempre contraddistinto la provincia. Ma non basta oltre il limite di una campagna elettorale”.

La giunta comunale di Avellino presieduta dal Sindaco Gianluca Festa

Il Sindaco lamenta un pregiudizio nei suoi confronti e della sua amministrazione…

“Personalmente non sono una rosicona, se vogliamo riprendere un termine che Gianluca Festa ha in comune con Matteo Salvini. Il giudizio negativo non è nei confronti suoi personalmente, prendo atto dei fatti”.

Cioè?

“Siamo in minoranza per la scelta fatta dal partito, che non condivide un operato. E constatiamo che l’amministrazione non produce interventi significativi. Festa continua a investire sulla sua figura e il suo godibile sorriso è quello che questa amministrazione vuole rappresentare, ma dietro le luci ferragostane o natalizie c’è una città ferma”.

Cosa contesta nel merito delle decisioni?

“Per esempio variazioni di bilancio con cui si rivela una visione della città non condivisibile. Sono stati tolti i fondi per la manutenzione straordinaria delle scuole in una zona sismica come la nostra. Allestiamo l’albero di Natale che canta il neomelodico napoletano, ma non vediamo una viabilità allo sbando. Intanto abbiamo venduto gli scuolabus, rinunciato al nido comunale. La priorità per me è garantire ai bambini almeno i servizi minimi. Ho difficoltà a valutare queste scelte come vicine alla gente; questo è populismo che asseconda gli umori ma non risolve i problemi. Un sindaco ha la responsabilità di dare una visione all’opinione pubblica, non di costruire una enjoy city. Il Comune che noi pensiamo faccia bene alla città eroga servizi e pensa ai bisogni della gente, non investe 110 mila euro nella costruzione del villaggio dei bambini. Essere una comunità non significa battere le mani, ma educare ai sacrifici laddove sono necessari, e offrire servizi a chi è in difficoltà”.


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