Dal 2019 chiusi in Irpinia 400 tra negozi e attività di vicinato

Il dato fornito da Giuseppe Marinelli, presidente provinciale di Confesercenti Avellino, che propone alcune misure utili ad invertire la tendenza. La nota

Dal 2019 chiusi in Irpinia 400 tra negozi e attività di vicinato. È il dato fornito da Giuseppe Marinelli, presidente provinciale di Confesercenti Avellino, che propone alcune misure utili ad invertire la tendenza. Ciò è possibile «con un pacchetto di formazione per gli imprenditori, sostegni all’innovazione, una fiscalità di vantaggio per le piccole imprese della distribuzione con fatturato inferiore ai 400mila euro annui e la cedolare secca per le locazioni commerciali, subordinandone l’accesso alla concessione di un canone concordato al locatario, verificata e garantita dalle associazioni di categoria». Di seguito l’analisi e le proposte.

Corso Vittorio Emanuele, cuore del centro di Avellino

Reagire alla desertificazione del commercio in Irpinia

Nota di Giuseppe Marinelli | presidente provinciale di Confesercenti Avellino

Giuseppe Marinelli, presidente della Confesercenti provinciale di Avellino

In Irpinia continua inarrestabile il processo di desertificazione commerciale che colpisce soprattutto i negozi di vicinato, un fenomeno accentuato dalla crisi pandemica ed energetica. Il tasso medio di decremento delle attività è del 7% annuo. Su questi dati, secondo il centro studi di Confesercenti, si prevede che entro la fine anno dell’anno sul piano nazionale si conteranno 52mila le imprese rispetto al 2019, oltre 400 nella sola provincia di Avellino. La chiusura in massa di attività ha ormai raggiunto una dimensione molto preoccupante, anche perchè non trova un riequilibio nelle aperture di nuove imprese. La dinamica negativa investe da almeno 10 anni l’intero Paese, con punte registrate negli ultimi due/tre anni, ma rappresenta un duro colpo soprattutto per l’economia delle aree interne, che non hanno una vocazione industriale e purtroppo di frequente esercitano una ridotta attrattività turistica, nonostante le potenzialità, cghe restano inespresse. A chiudere i battenti sono soprattutto i piccoli esercizi, anche storici, riferimento per gli acquisti di diverse generazioni, che però non reggono all’impatto delle congiunture economiche negative, determinate anche da fattori esterni, che stanno provocando una riduzione del potere di acquisto delle famiglie e quindi una contrazione generale dei consumi, oltre alla diffusione, senza un’adeguata regolamentazione, del commercio elettronico dei grandi marchi internazionali e alla presenza massiccia delle catene di distribuzione e vendita nazionali. I settori commerciali della piccola distribuzione che risultano più colpiti sono le librerie, le edicole, le cartolerie, l’abbigliamento e gli alimentari. Aumentano invece parafarmacie, strutture ricettive e bar, che però iniziano afrenare rispetto agli ultimi anni. Il futuro del commercio di vicinato appare sempre più fosco, ma fortunatamente la prospettiva può essere cambiata, con provvedimenti sul piano centrale, ma anche locale. Confesercenti propone una doppia piattaforma di interventi, per la ripresa dei consumi e per il sostegno di negozi e botteghe. In particolare, per sostenere le attività occorre introdurre misure strutturali, con un pacchetto di formazione per gli imprenditori, sostegni all’innovazione, una fiscalità di vantaggio per le piccole imprese della distribuzione con fatturato inferiore ai 400mila euro annui e la cedolare secca per le locazioni commerciali, subordinandone l’accesso alla concessione di un canone concordato al locatario, verificata e garantita dalle associazioni di categoria.


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Dal 2019 chiusi in Irpinia 400 tra negozi e attività di vicinato

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