Legalità e democrazia, Mele: per il Pd irpino è l’anno zero

Intervista alla componente della Commissione di Garanzia: ad Avellino il Partito Democratico va avanti da dieci anni senza congresso

Assemblea del Pd all'Ergife durante una fase di voto

Legalità e democrazia sono l’argilla con cui costruire il nuovo Partito Democratico ad Avellino e nel Paese. Lo afferma Teresa Mele, componente della Commissione provinciale di Garanzia dei Democratici irpini. “Legalità e democrazia sono l’impegno necessario e non negoziabile, soprattutto per il Pd irpino che è all’anno zero”, spiega nell’intervista che segue.

Teresa Mele

Teresa Mele, perchè il Pd è all’anno zero?
Sul piano generale, il Partito Democratico vive il momento più difficile della sua storia nel Paese: è ad un bivio da cui dipendono le sorti della stessa politica italiana.

Quale?
Il Pd era nato su un progetto preciso: salvaguardare, ammodernare e rilanciare la democrazia italiana e le sue istituzioni, recuperando partecipazione popolare alla causa delle riforme, impegno con idee e programmi concreti per una crescita equa ed inclusiva del Paese, consolidamento e ampliamento dei diritti. O torna ad essere questo oppure non è.

E l’alternativa?
L’alternativa è arrendersi ad un ruolo di comprimario in una sinistra indefinita, incapace di leggere le dinamiche sociali e di interpretare i bisogni di una società in rapido mutamento. L’alternativa è ignorare che oggi rilanciare la funzione democratica della politica è la vera questione.

Tra le proposte in campo, ce n’è una in grado di riaprire – come lei dice – il Pd alla società italiana?
Personalmente ho scelto la proposta di Stefano Bonaccini perchè, in coerenza con la storia, i valori e la visione del Pd, contiene un progetto credibile di riorganizzazione del partito che può rilanciare la politica italiana attraverso il mio partito. Può rimuovere gli ostacoli ad una ripresa della politica.

Cosa ostacola la politica?
L’ultima campagna elettorale nazionale ha evidenziato lo stato comatoso in cui versa la politica, rivelandone la vera ragione con tragica evidenza. Più che ai partiti, oggi è affidata a comitati elettorali e a personalità più o meno riconoscibili che, con fatica e dedizione tentano di arginare i personalismi e le ambizioni sfrenate, tentando di dare qualche risposta nel vuoto lasciato sui territori. Questa politica non ha più partecipazione reale e concreta. Così si tradisce il dettato costituzionale, che assegna ai partiti il compito di rendere protagonisti delle istituzioni i cittadini. Per rispondere alla domanda, tenere fuori i cittadini ostacola la politica.

Ad Avellino il Pd è all’anno zero diceva. Può dunque risollevarsi…
Il Pd irpino è oggi un esempio emblematico allo stesso tempo della crisi che la politica attraversa, ma anche delle potenzialità che, nonostante tutto, sono manifeste.

Continui.
Nel primo caso, i fatti sono noti: per un motivo o per l’altro, non si celebra un congresso provinciale ad Avellino dal 2013, giusto dieci anni, dato che quello del 2018 è stato annullato dal Tribunale.

Ma pochi mesi fa una consultazione c’è stata. O no?
No, lo scorso anno da Roma si è semplicemente chiesto di sostituire un commissario con un patto unitario tra correnti. Nessun circolo o iscritto ha partecipato alla elezione degli organismi dirigenti. Lista unica si è voluta e imposta. In politica ciò equivale ad adempimento burocratico.

E il secondo caso?
Le potenzialità, vengo al secondo caso, sono la ricchezza di partecipazione che sui territori si continua a registrare, ma non ad accogliere. Purtroppo, iscritti e militanti sono tenuti fuori dal coordinamento provinciale. Ogni anno ci si ricorda di loro solo per il versamento della quota di adesione. E questo è quanto.

Come se lo spiega?
Non me lo devo spiegare. È un fatto. Sono certa che il nuovo segretario nazionale, personalmente auspico Bonaccini, interverrà tra poche settimane per ristabilire ad Avellino regole e legalità. È triste dover attendere ciò che noi ad Avellino dovremmo sentire come responsabilità.

Nel frattempo, cosa accadrà?
Nel frattempo, lancio un ultimo appello, perchè prevalga la ragionevolezza con quell’etica della responsabilità che rappresenta il presupposto di chi fa politica come servizio alla comunità per il bene comune.


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