Ato Rifiuti di Avellino, Azione: le liti frenano la riorganizzazione

Con un documento del direttivo provinciale, il Movimento di Carlo Calenda polemizza con il Pd irpino. La nota

Con un documento a firma di Gianluca Camerlengo, Irpinia in Azione critica come irresponsabili le liti all’interno dell’Ato Rifuti di Avellino, segnalando quelle per il movimento di Carlo Calenda sono le conseguenze: la paralisi dell’ente d’ambito. Per il componente del direttivo provinciale di Irpinia in Azione «resta sul campo il problema della gestione dei rifiuti nella nostra provincia». Azione indica nel Partito Democratico il maggiore responsabile dello stallo. Di seguito la nota.


Resta sul campo il problema della gestione dei rifiuti

di Gianluca Camerlengo | Direttivo provinciale Irpinia in Azione

Ato Rifiuti. La sede dell’ente d’ambito di Avellino nel complesso della Regione Campania sulla Collina dei Liguorini

Sulla vicenda dell’Ato Rifiuti di Avellino avevamo annunciato con netto anticipo che la discussione sarebbe stata priva di contenuti, ma tutta incentrata sull’occupazione dei posti di potere. Lasciando da parte le beghe e le miserie umane che le cronache ci restituiscono, resta sul campo il problema della gestione dei rifiuti nella nostra provincia che, in maniera drammatica, dovrà essere discusso in un consiglio che il PD vuole bloccare, non essendo riuscita l’ennesima operazione di occupazione di una poltrona. I cittadini non meritano questo scempio.

Azione, il logo del partito di Carlo Calenda e Matteo Richetti

Siamo, infatti, chiamati a ripensare il piano industriale per la gestione dei rifiuti della nostra provincia basandoci sul territorio, i suoi collegamenti, la morfologia dei territori e le popolazioni. Tutto ciò per creare un modello operativo serio, efficace ed economicamente sostenibile, che non può considerare solo l’affidamento in house come unico modello di gestione. Bisogna urgentemente rivedere l’impiantistica, individuando un piano serio di collocazione degli impianti che non sia diretta ad accontentare qualche amministratore o che privilegi lande isolate della nostra provincia, ma che abbia come scopo quello di riqualificare le aree industriali servite dai migliori collegamenti viari. Bisogna modellare il servizio di raccolta mettendo in essere quelle azioni che tendono a premiare chi differenzia (anche prevedendo, incentivandolo, il compostaggio domestico dove si può e quello di comunità) e penalizzare chi conferisce in maniera errata. Ci sono tantissime esperienze da prendere a modello, ma quelle più efficaci sono la previsione di un sistema di affidamento del rifiuto che “certifichi” la consegna (ad esempio mediante la consegna di buste biodegradabili con codice a barre). Tutto ciò senza trascurare la sensibilizzazione della popolazione, che passa anche dal coinvolgimento di tutte le associazioni ed i comitati presenti sul territorio. Su queste questioni non una parola, un documento, una proposta da parte della politica provinciale, che non è in grado di offrire una visione del futuro della nostra Provincia. Il segnale inequivocabile del basso livello culturale e politico di questa classe dirigente è dato dalla assenza dei sindaci del Pd alla riunione dell’Ato tenutasi ieri e dalla volontà di non consentire il funzionamento dell’Ente. Insomma il gioco è sempre lo stesso la vita di una comunità come il gioco in cortile tra bambini capricciosi, in cui se si perde si ruba la palla e si va via. Dal presidente eletto ci attendiamo un cambio di passo per affrontare il nodo dell’affidamento del servizio; in questa logica lo invitiamo a convocare con sollecitudine delle conferenze di servizi con i comuni divisi per sottoambiti, in modo da gettare le basi per una visione progettuale a lungo termine che consenta di rivedere il piano provinciale di gestione dei rifiuti, immaginando un nuovo modello operativo efficace ed economicamente conveniente per comuni ed utenti.


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