Gli idraulico forestali chiedono la stabilizzazione e un piano regionale per gli Enti Montani

APPELLO DALLA COMUNITA' MONTANA ALTA IRPINIA. I lavoratori a tempo determinato degli enti montani attendono il piano regionale, mentre l'ente di Calitri ha dimezzato il numero degli operai che chiedono la stabilizzazione : "Da 20 anni viviamo nel precariato"

Gli operai idraulico forestali chiedono la stabilizzazione e un piano regionale per gli Enti Montani. Attendono il Piano per la Forestazione 2021 dalla Regione Campania, ricorda Pasquale Larotonda, componente del gruppo Lavoratori Precari della Comunità Montana Alta Irpinia. Spiega che i lavoratori idraulico forestali manifestano fibrillazioni e malcontenti a causa della condizione di precariato a cui sono sottoposti. Il problema riguarda circa 2mila e 900 famiglie su tutto il territorio regionale, di cui soltanto circa la metà sono assunti con contratto a tempo indeterminato. Sono infatti mille e 400 gli operatori a tempo determinato che lavorano solo per parte dell’anno. Ad oggi sono tutti in attesa di un pronunciamento. I lavoratori stabilizzati lavorano senza certezza di stipendio “nè di futuro” come sottolineano. Mentre il problema reale è rappresentato dagli Operatori a Tempo determinato che risultano disoccupati nelle liste dei Centri per l’Impiego. Queste mille 400 famiglie vivono nel precariato da circa 20 anni e incarnano quella fascia lavorativa difficilmente collocabile senza una adeguato aggiornamento professionale. Gli stessi operatori sottolineano che “il Presidente De Luca nel 2015 aveva dato più di qualche speranza, ma dopo 6 anni a parte qualche piccolo significativo miglioramento, la situazione si ripresenta puntualmente come un appuntamento fisso” afferma Pasquale Larotonda.

Foreste, patrimonio naturale nazionale italiano

“Noi abbiamo creduto e crediamo ancora nella svolta promessa dal Presidente De Luca nel 2015, soprattutto per le condizioni attuali del comparto” continua. “Negli ultimi 6 anni molti sono andati in pensione: basti pensare che nel 2015 eravamo più di 4mila operai, mentre  oggi siamo circa 2mila e 900, con una forza lavoro di circa mille e 300 unità in meno, e con molta gente prossima alla pensione. Oggi ci sono tutte le condizioni per chiudere il precariato e aprire ad una stabilizzazione complessiva, senza alimentare guerre fra i poveri. Già a partire da aprile 2021 si andrebbe addirittura a risparmiare sui costi a vantaggio della presenza  continua  di questi lavoratori sul territorio per l’intero anno e, cosa importante,  mettere in condizioni di poter far vivere in condizioni dignitose tanti padri di famiglia”. Larotonda chiede chiarezza sugli interventi e sulle reali volontà da parte della Regione Campania di investire nel comparto. “Il Presidente De Luca nel 2015  si era impegnato  ad usare queste figure indicandoli come i ‘caschi blu del territorio’, determinanti per la salvaguardia del territorio e per la vigilanza ambientale, per il dissesto idro-geologico e la mitigazione del rischio di incendio boschivo”, ricordano gli idraulico forestali dell’Alta Irpinia. “Ma soprattutto vorremmo la certezza  di un lavoro stabile per non scappare dai nostri territori interni già messi in ginocchio, prima da una crisi economica e oggi da questa pandemia; per avere un lavoro certo e uno stipendio sicuro che possa dare la dignità ad un padre di famiglia, ma soprattutto una speranza per il futuro ai nostri figli, farli studiare e farli rimanere nella nostra amata Regione Campania. La Commissione Europea ha fatto più di un richiamo all’Italia e alla Regione Campania sui contratti a termine. Non vorremmo attivare una vertenza, ma chiediamo giustizia, oltre risposte dalla politica”. Pasquale Larotonda e il gruppo Lavoratori Precari della Comunità Montana Alta Irpinia non perdono comunque la speranza. “Rileviamo l’attenzione che ci sta riservando l’assessore all’Agricoltura On. Nicola Caputo, che ha garantito l’impegno del Presidente De Luca, del Presidente della Commissione Agricoltura On. Borelli e di tutti i Componenti della Commissione. Un segnale che ci fa ancora sperare in una soluzione. Ci fa credere nel buonsenso e nella capacità di chi fa la ‘buona politica’, per mettere fine a questo calvario per tutti” conclude.


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