Recovery Fund da ripensare, ControVento: l’Irpinia cambi registro

IL DOCUMENTO CONGIUNTO. Con le associazioni “Avellino Prende Parte” e “Sardine irpine” il monito: è il momento per esprimere un protagonismo attivo e consapevole. Ogni ritardo rischia di compromettere il destino della provincia di Avellino

È un «Recovery Fund da ripensare» quello che prende forma in provincia di Avellino, almeno a giudicare dai documenti che le singole istituzioni locali propongono. Lo afferma l’Associazione ControVento. «L’Irpinia cambi registro», si legge in una nota condivisa da ‘Avellino Prende Parte’ e dalle Sardine irpine. Di seguito l’intervento.

Provincia di Avellino. La sede di Palazzo Caracciolo

In Irpinia Recovery Fund da ripensare: no a vecchie pratiche, sì a nuovi metodi

Documento dell’Associazione ControVento di Avellino

Corso Vittorio Emanuele II ad Avellino

L’appello lanciato dalle associazioni“ControVento”, “Avellino Prende Parte” e “Sardine irpine” per una mobilitazione civile e un ampio confronto democratico su idee e progetti irpini per il “Next generation Italia-Recovery fund” sta facendo registrare adesioni e consensi. Vi hanno aderito altre associazioni e intellettuali e operatori sociali e politici, ha riscosso interesse anche in altre provincie (come nel Sannio, la Rete di economia civile “Sale della Terra”). L’iniziativa è nata dalla convinzione che le zone interne del Meridione costituiscano la parte strutturalmente debole e socialmente fragile del tessuto nazionale su cui l’emergenza da Coronavirus sta incidendo in maniera devastante. E’ qui che si stanno evidenziando problemi antichi e mai risolti ed è qui che nel suo punto più alto la crisi impone una valutazione attenta e severa su quanto finora compiuto e insieme indica una possibilità di trasformazione. Il “Recovery fund”, quindi, costituisce un’occasione per molti versi storica che il territorio ha la necessità urgente di cogliere ponendo – secondo le associazioni – una indispensabile priorità:costruire momenti di partecipazione e co-determinazione pubblica in grado di riavvicinare il potere alle comunità e di colmare la grande lacuna di politica approfonditasi negli anni con il decadimento dei corpi intermedi, l’abolizione di circoscrizioni e province e non da ultima la riduzione dei parlamentari. Ciò non pare sia stato inteso da chi si è candidato come punto di riferimento istituzionale in questa partita. Negli annunci di questi giorni – specie da parte del presidente dell’amministrazione provinciale di Avellino, Domenico Biancardisi percepisce con grande preoccupazione la riaffermazione di pratiche e comportamenti che sembravano appartenere al passato e su cui il giudizio politico, economico e culturale è ormai consolidato. Si intravede, cioè, il ripetersi degli errori commessi nella fase della ricostruzione dopo il terremoto del 23 novembre 1980 quando velleità e ambizioni localistiche uscivano dai cassetti e si trasformavano in progetti da finanziare. Senza avviare un processo di partecipazione, confronto e consultazione con il territorio e con i suoi soggetti attivi da cui far nascere le proposte; senza avere un disegno complessivo di ammodernamento, crescita e sviluppo del territorio; senza una riflessione a monte che alimentasse di idee il piano; senza mostrare una visione dell’Irpinia da consegnare alle nuove generazioni, a cui il cosiddetto “Recovery fund” è indirizzato; senza riferimenti all’urgenza di imporre un salto di metodo nelle procedure amministrative con una riorganizzazione totale degli apparati la cui debolezza qualitativa e quantitativa ormai è drammaticamente evidente.


Le priorità

Indicandolo come un Recovery Fund da ripensare, le associazioni “ControVento”, “Avellino Prende Parte” e “Sardine irpine” hanno proposto delle priorità di metodo e di merito. Hanno individuato cinque puntisu cui impiantare un progetto per definire proposte e strategie in settori chiave per il futuro del nostro territorio:

    • 1.  Verso una società della cura: Sanità, Assistenza e Servizi Sociali.
    • 2.  Una nuova verde Irpinia: acqua, aria e terra per un nuovo assetto del territorio.
    • 3.  Riabitare l’Irpinia: rigenerazione urbana, equilibrio di genere, accoglienza e opportunità per restare.
    • 4.  Irpinia 2030, un nuovo sviluppo: infrastrutture, digitalizzazione, lavoro.
    • 5.  Sapere è potere: il futuro dell’educazione e della cultura in Irpinia.

Ognuno di questi temi vedrà al lavoro un gruppo aperto anche a contributi e competenze esterne per arrivare alla compilazione di un progetto sull’Irpinia del futuro. A concorrere chiamano le forze politiche e sociali, gli imprenditori, i sindaci, le amministrazioni locali, i gruppi e le associazioni che operano per determinare le condizioni di un miglioramento complessivo della vita nelle aree interne del Sud. Le associazioni “Controvento”, “Avellino Prende Parte” e “Sardine irpine” sono assolutamente convinte che questo sia il momento per esprimere un protagonismo attivo e consapevole. Ogni ritardo, ogni inadempienza, ogni miopia rischia di compromettere il destino dell’Irpinia.


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