L’Avellino Rocchetta ha 125 anni e un futuro tecnologico, per esempio nella mobilità collegata al Borgo 4.0 di Lioni. È una visione proposta da Katia Fabbricatti, ricercatrice presso il Diarc- Dipartimento di Architettura- dell’Università Federico II di Napoli, specializzata in tecnologie dell’architettura. L’ateneo partenopeo crede che  su una delle più antiche linee ferroviarie italiane, quale L’Avellino Rocchetta Sant’Antonio, possa viaggiare con il turismo, le merci e lo sviluppo socio economico anche l’innovazione. Dagli studi che sta conducendo sul posto, Katia Fabbricatti valuta l’opportunità di un nuovo disegno della mobilità per la provincia di Avellino. Dalla centralità della linea ferroviaria Avellino Rocchetta, che lo scorso 27 ottobre ha compiuto 125 anni, fino alla costruenda alta capacità sulla tratta Napoli- Bari e agli assi viari attesi, la architetta illustra un ventaglio di ipotesi per interconnettere le aree marginali con i poli metropolitani. Non intende proporre soluzioni, ma condividere una riflessione sui molteplici scenari.

Katia Fabricatti ricercatrice del Diarc ed esperta di tecnologie dell’architettura

Professoressa Fabbricatti lei sta lavorando con gli studenti del suo corso ad uno studio sulla Avellino- Rocchetta, classificata esclusivamente come ferrovia turistica. Potrebbero emergere anche altre funzioni?

“La questione su quale sia il migliore uso per la Avellino-Rocchetta va divisa in due sottotemi da integrare. Il primo riguarda la ferrovia turistica, quindi l’attuale riapertura della linea ed il suo inserimento nella iniziativa di Fondazione FS ‘binari senza tempo’, che ha scommesso sulla valorizzazione storico-culturale della linea, riconosciuta anche dal Ministero. Il secondo è che il paesaggio irpino si presta ad essere driver di processi di rigenerazione place-based. Da questo punto di vista c‘è quindi solo da sbizzarrirsi sulle esperienze culturali-creative che si possono attivare a partire da una visione strategica e integrata del territorio, che metta a sistema le risorse fisiche, sociali, produttive. Le esperienze possono coinvolgere il treno in sé e le stazioni che a questo punto diventano degli HUB che fanno da amplificatore e supporto, dell’esperienza in treno e del territorio stesso”.

La ferrovia può aspirare anche al trasporto passeggeri ordinario?

“Qui la questione si fa più complessa. Fermo restando che anche in questo caso c’è un enorme bisogno di migliorare la mobilità di questi paesi ‘marginalizzati’: sulla appropriatezza della linea a svolgere questa funzione si deve discutere. Il problema principale di cui ha sempre sofferto è la distanza di quasi tutte le stazioni dai centri abitati, per cui non gli si può attribuire il ruolo di metropolitana d’Irpinia. Bisognerebbe sicuramente integrare tale offerta con un efficace, rapido e frequente sistema di connessione con i centri abitati”.

E per il trasporto merci?

“Una funzione di trasporto merci sarebbe auspicabile ed anche qui aprirebbe scenari innovativi, dalla possibilità di avere vettori driverless che scambiano componentistica. Si potrebbe pensare ai Fablab che si potrebbero diffondere sul territorio – collegati a ciò che si sta facendo a Lioni per il Borgo 4.0 – fino alla possibilità per i piccoli produttori di commerciare i loro prodotti o di scambiarsi la materia prima, trovando a questo punto nelle stazioni un polo per la degustazione, per lo scambio e la vendita. Perchè non scommettere sulla sperimentazione del lancio di un vettore senza conducente, in grado di collegare FabLab e poli di servizi. Così da applicare altissima innovazione tecnologica, gestita da satellite. Non bisogna dimenticare infatti che la linea è cablata con fibra ottica e che attraversa alcune aree industriali che facilmente potrebbero diventare tra loro interconnesse disegnando circuiti virtuosi di economia circolare”.

stazione ferroviaria di Montella lungo la linea Avellino-Rocchetta

Diversi comuni stanno infine lavorando alla mobilità sostenibile con percorsi di integrazione fra ciclovie e ferrovie, come nel caso degli studi di fattibilità depositati sul percorso della ciclovia dell’Acquedotto Pugliese e la stazione di Montella come di Contursi per lo sbocco a Paestum.

“Per le stazioni ovviamente tutto il discorso della ciclovia dell’acqua o di tutta la mobilità dolce che si sta disegnando con i percorsi naturalistici e archeologici, di cui è ricca l’Irpinia, e trova in alcune fermate un luogo preferenziale dove noleggiare biciclette, magari fare una doccia, e usufruire di altri servizi”.

Alla luce del ridisegno della mobilità su scala regionale, pensa che l’alta capacità e il treno turistico debbano integrarsi o sarebbe meglio seguire percorsi autonomi? 

“Un passante su ferro tra le due linee ferrate è auspicabile perché ovviamente aumenta la possibilità di disegnare scenari. Ad esempio il collegamento tra le due linee consentirebbe alla Avellino-Rocchetta ad uso turistico di aumentare i flussi di utenza, immaginando che le persone facilmente arrivino dall’alta velocità, tramite un collegamento comodo e rapido, a prendere il treno turistico. Oppure si potrebbe immaginare che dalla Stazione Hirpinia parta direttamente un treno turistico”.

Un interscambio fra le due linee consentirebbe però di aprire nuovi orizzonti e funzioni per la tratta percorsa dal treno turistico.

“Si potrebbe pensare che parte della linea venga potenziata come linea passeggeri, penso alla tratta Lioni Avellino, mentre si può incentivare la funzione commerciale per la restante tratta, da Lioni a Rocchetta, che collega a sua volta Foggia, Melfi, con questa idea del driverless. Ovviamente sono tutte idee che necessitano di uno studio, un approfondimento dei tempi, dei costi, dei bisogni, dei potenziali utenti. L’ipotesi di un passante fra le due tratte non potrebbe risolvere comunque il problema della mobilità in Alta Irpinia, soprattutto perchè le stazioni sono distanti dai centri abitati e questo pare essere stato forse il problema storico della linea.

La stazione dell’Alta capacità Hirpinia, sul confine tra Ariano Irpino e Grottaminarda

La mobilità per la parte alta della provincia resta il nodo principale da sciogliere. Lei cosa ne pensa?

“Gli abitanti dell’Alta Irpinia troverebbero forse più vantaggioso un investimento nella viabilità stradale perchè le strade sono tortuose ed anche scarsamente manutenute. Con una riqualificazione ed il supporto di un servizio pubblico elettrico e smart su gomma potrebbe essere altrettanto comodo (anche per gli abitanti dell’Alta Irpinia) raggiungere la stazione Hirpinia attraverso la mobilità su gomma. Tutto dipende da come e se si saprà integrare questa offerta su ferro, con un efficace, smart, rapido e frequente sistema di connessione con i centri abitati. Ad ogni modo questi sono solo esempi della molteplicità e della eterogeneità degli scenari che si possono disegnare. Ogni ipotesi necessita di adeguate procedure conoscitive e di supporto alle decisioni”.

Lei parla infatti dell’approccio alle aree interne dal punto di vista scientifico adottando un innovativo metodo di studio: la cultura della marginalità. 

“Oggi la questione delle aree interne non può essere trattata in maniera isolata ma  sistemica, ovvero in un’ottica di riequilibrio territoriale che mira a confrontarsi con i poli metropolitani. I paesi bisogna conoscerli e ascoltarli e qui l’ammodernamento deve partire da un potenziamento delle risorse che già ci sono. Senza sostituire o inventarsi processi nuovi ma guardare alle opportunità per trasferirle al contesto”.


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