“La magia di Ultima” di Rudolfo Anaya

“La magia di Ultima” di Rudolfo Anaya. Una narrazione che ci immerge in un mondo magico, ma anche denso di superstizione che ha come protagonista un ragazzo, Antonio, in cui confluiscono varie anime: quella più inquieta del sangue selvaggio dei Marèz, la famiglia del padre, che lavorava come “vaquero” nelle grandi distese del Llano e la profonda fede cattolica e il sangue “silenzioso” dei Luna, la famiglia di sua madre, che viveva in serenità e avrebbe voluto che egli diventasse prete. Il trasferimento della famiglia a Guadalupe crea molti cambiamenti, ma soprattutto la sua vita viene illuminata dalla presenza di Ultima, chiamata “la Grande” in segno di rispetto, che sua madre accoglie nella sua casa.  Ultima era una “curandera”, che si prendeva cura dei vecchi e dei malati e il protagonista avverte subito l’importanza di lei nella sua vita, come una presenza speciale, come qualcuno che ci libera dalla paura, che affronta con noi le prove più difficili e che soprattutto ci pone in grado di affrontarle.  Anche se la sua figura era sempre giudicata e avvelenata da sospetti e nascevano malintesi su di lei, egli sentiva che lei “serbava il segreto del suo destino” , sentendosi sicuro aspirando la dolce fragranza di erbe che l’accompagnava sempre, la seguiva spesso e raccoglieva le erbe selvatiche che le servivano per le sue medicine ed era colpito dal fatto che “prima di scavare lo faceva parlare con la pianta e spiegarle perché la tiravamo fuori dal suo posto nella terra”.

A volte avvenivano alcuni episodi strani, si avvertiva qualcosa di strano e terribile nell’aria, il verso di una civetta che gridava il suo avvertimento, spesso legato a Ultima e il ragazzo provava un senso di pace, allontanandosi dai suoi compagni di scuola violenti, che lo facevano sentire “un reietto”, sentendosi protetto dalla ”presenza” del fiume che tuttavia non impedì lo spavento per il terribile atto di violenza perpetrato ai danni di Lupito, un uomo che la guerra aveva fatto diventare pazzo e aveva provocato la morte di un innocente. Il suo assassinio, denso di crudeltà, sconvolge il ragazzo, in mezzo all’orrore dell’oscurità e gli fa capire che era un modo per crescere e diventare un uomo.

Sua madre era molto orgogliosa dei propri fratelli, che citava sempre come esempio ad Antonio e fu felice quando egli cominciò ad andare a scuola e imparò a leggere, lo considerava quasi come qualcosa di magico. Tutte le sue speranze erano riposte in lui,poiché i suoi fratelli erano andati via per trovare la propria strada, lontano da loro e quando essi tornano dalla guerra, vedendo le “tre sagome” nel buio della notte, si rende conto che sono ormai ”uomini perduti” perché erano pervasi da profonda inquietudine, che impediva loro di rimanere fermi in un luogo. Un episodio che segna irrimediabilmente l’esistenza di Antonio è l’incontro con tre sorelle che facevano malefici ed erano considerate l’immagine del male, come del resto il loro padre Tenorio. Ultima viene chiamata per curare una persona colpita dalla loro maledizione  e si fa accompagnare da Antonio: lei non temeva niente e nessuno, perché ”il bene è sempre  più forte del male”. E’ un’esperienza importante per il ragazzo perché, aiutato da Ultima, che gli ha regalato uno scapolare da tenere sotto la camicia che l’avrebbe protetto dal male,  riesce ad entrare in contatto con l’anima del malato in modo così profondo, che riesce ad avvertire i suoi stessi spasmi di dolore.

Gli insegnamenti di sua madre lo portano a partecipare ai riti del mercoledì delle Ceneri e profondo è in lui è il senso della presenza di Dio ma soprattutto come monito di condanna per i propri peccati per bruciare tra le fiamme dell’Inferno, ma comincia a nutrire dei dubbi e sente che a volte “il potere di Dio poteva fallire”. Ultima diventa per lui una sorta di faro che lo guida nel suo cammino di crescita e quando si accorge che lei è in pericolo, vuole avvisarla perchè “era la sola persona che avessi visto sconfiggere il male dopo che tutti gli altri avevano fallito”. Nella notte sente il grido della civetta che era lo spirito di Ultima: lei alla fine si rende conto che anche se il suo compito era fare del bene, non avrebbe dovuto interferire con il destino di nessun uomo.  Ultima muore, ma in realtà è come se si allontanasse la parte di noi  più misteriosa e profonda, quella che ci tende la mano quando siamo in pericolo o abbiamo paura di affrontare la vita o la parte di noi che ci protegge, ci è vicina, ma che ci spinge a fare le nostre esperienze, e anche di soffrire perché è giusto così. Il suo ultimo messaggio per il ragazzo è : ”Abbi sempre la forza di vivere”, perché doveva trovare da solo le sue verità: l’ insegnamento e l’eredità più importante che avesse potuto trasmettergli.

A cura di Ilde Rampino

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