Mascherine prodotte in carcere per l’emergenza Covid-19

Crescono le richieste per i presìdi chirurgici certificati tnt prodotti presso la Casa di reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi dalla tipografia gestita dalla Arti Grafiche 2000 di Montella

Stanno arrivando numerose richieste per le mascherine prodotte in carcere per l’emergenza Covid-19. L’iniziativa è partita dalla Tipografia Moscariello, che opera presso la Casa di reclusione di Sant’Angelo dei Lombardi. «Ci sono arrivate  tantissime richieste di enti, associazioni e privati cittadini. Stiamo fornendo in primis che è in prima linea e poi tutti gli altri», spiega Umberto Moscariello, titolare della omonima ditta di Montella, affidataria della tipografia attiva nel carcere altirpino.

Mascherine prodotte in carcere per l’emergenza Covid-19. Nella foto: Umberto Moscariello della azienda Arti Grafiche 2000

Da oltre una settimana la produzione di maschere chirurgiche protettive ha ottenuto la certificazione di qualità per il modello ‘omologato tnt’. L’azienda Arti Grafiche 2000 srl della famiglia Moscariello, con il prezioso supporto della Casa di reclusione di Sant’ Angelo Dei Lombardi diretta dalla dottoressa Maria Adanti, ma anche con la supervisione tecnica di importanti Università, associazioni ed esponenti istituzionali del territorio, ha dato vita ad una importante produzione di mascherine di tipo chirurgico. «Attualmente non riusciamo ancora a far fronte alla domanda ma stiamo cercando di aumentare la produzione quotidianamente», spiega Umberto Moscariello responsabile commerciale della ditta di famiglia. «Come imprenditori non possiamo che essere enormemente fieri ed orgogliosi di quanto realizzato, le prime mascherine prodotte sono state donate agli straordinari operatori del 118 e della protezione Civile che in queste ore stanno svolgendo un lavoro encomiabile», spiega. «Ora speriamo nei prossimi giorni di riuscire a servire quanti più cittadini possibile ed a tamponare anche emergenze sempre più importanti tra cui gli ospedali irpini e le strutture sanitarie, oltre che i Comuni, le associazioni e ogni altro operatore impegnato sul fronte dell’emergenza».

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