I diciottenni voteranno al Senato, riforma avviata

Un emendamento della maggioranza firmato dal democratico Parrini intende modificare la Costituzione. Le due Camere diventano uguali: così cambia il Parlamento

L'aula di Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica

I diciottenni voteranno al Senato. Verso il suffragio universale paritario con la riforma avviata. La Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama spiana la strada ad una revisione costituzionale che rimuove il più celebre anacronismo repubblicano rimasto, quello della platea differenziata di elettori per Camera e Senato. Fonte da sempre di squilibrio e instabilità per le maggioranze di governo dopo l’addio al proporzionale puro nel 1994, questa diversa modalità di elezione delle Camere ha condizionato sostanzialmente quasi tutti i governi della cosiddetta Seconda Repubblica, facendone cadere uno nel 2008, il secondo guidato da Romano Prodi. Ma famose sono state le vicissitudini anche per il primo esecutivo guidato da Silvio Berlusconi proprio nel 1994, quando per ottenere la fiducia dopo aver largamente vinto le elezioni alla Camera ha avuto bisogno del passaggio nel suo schieramento di senatori provenienti dalle opposizioni a poche settimane dalla loro elezione.

Palazzo Madama sede, del Senato

CAMBIA LA SOGLIA DI CANDIDABILITÀ: BASTERANNO 25 ANNI, IN LUOGO DEGLI ATTUALI 40. La riforma interviene sia sull’elettorato attivo che sul passivo. Se i diciottenni voteranno al Senato, si potranno candidare per un seggio a Palazzo Madama tutti i cittadini che abbiano compiuto 25 anni al momento del voto, esattamente come accade per la Camera dei Deputati. Si equiparano i requisiti fra Camera e Senato e il suffragio universale si parifica. La riforma viene proposta da un emendamento della maggioranza firmato dal democratico Dario Parrini, ma è sostenuto da parte dell’opposizione. In particolare la modifica dell’elettorato passivo, con la possibilità di candidarsi a 25 anni, è da sei,pre sostenuta anche da Fratelli d’Italia, mentre è stata osteggiata dai senatori di Forza Italia, che si sono astenuti proprio su questo punto. Infine, va sottolineato l’obiettivo  testo votato è una delle riforme che rientravano nel documento di impegni siglato dalla maggioranza per controbilanciare gli effetti del taglio dei parlamentari. Il testo era stato approvato in prima lettura dalla Camera il 31 luglio del 2019. Con il ritorno ad una legge elettorale proporzionale, a breve nelle aule parlamentari, la parificazione di Camera e Senato rende il bicameralismo italiano realmente perfetto, in qualche modo recuperando l’obiettivo della riforma costituzionale approvata nella Legislatura precedente, ma non confermata dal referendum. Le Camere restano due, ma di fatto si combinano virtualmente in un solo consesso chiamato ad esprimersi in due turni.


LEGGI ANCHE:

Pd e M5s pronti al voto col ‘proporzionale’ Germanicum

ARTICOLI CORRELATI