Aquilonia, il Museo Etnografico più grande d’Europa diventa network

IL DIRETTORE APRE LA CALL PER LA BANCA DEL TEMPO E DELLE ABILITA'. Enzo Tenore alla guida da settembre, rilancia le attività del museo inserito nella rete nazionale e apre un dialogo con il territorio per mettere in rete i siti di Calitri, Lacedonia, Monteverde e Bisaccia. "Viviamo in una società connessa che la lavora in remoto, e chiediamo una mano a tutte le professionalità dentro e fuori i confini provinciali"

Museo Etnografico di Aquilonia Beniamino Tartaglia

Ad Aquilonia il Museo Etnografico “Beniamino Tartaglia”, il più grande d’Europa, lancia la call per la costruzione di una Banca del Tempo e delle Abilità, fa appello al territorio e punta ad una interconnessione globale. Diventa network. Fa appello al volontariato per crescere e svilupparsi, con l’obiettivo di amministrare il suo patrimono di testimonianze e storia a vantaggio delle nuove generazioni. Lo spiega il direttore Enzo Tenore, alla guida da pochi mesi di uno degli spazi museali dedicati alla civiltà contadina più grandi d’Europa, ereditato dall’architetto Donato Tartaglia scomparso tre anni fa, che ne aveva cementato l’importanza e la grandezza, dentro e fuori i confini provinciali. Dopo tre anni di congelamento delle attività, la direzione mette in campo un progetto di rilancio che mira a inserire il “grande contenitore del tempo” di Aquilonia nel novero dei siti museali nazionali. Il Museo Etnografico “Beniamino Tartaglia” custodisce la memoria fisica di ciò che l’Irpinia della civiltà contadina è stata per secoli fino ad un’epoca relativamente recente. Sono ricreati nei suoi padiglioni case, scuola, officina, rimesse. Ci sono abiti, documenti, cimeli. Un patrimonio identitario tangibile, raccolto per anni su un territorio che ha serbato gelosamente la sua storia. Nessuna etichetta però per quello che lo stesso direttore definisce “un forziere” e uno “scrigno”.

Museo Etnografico Beniamino Tartaglia ad Aquilonia

IL MUSEO SI APRE ALLA SOCIETÀ. “E’ arrivato il momento di registrare il tempo di chi c’è stato, chi ha vissuto. Questo è un museo del tempo e del dono, in cui sono state cucite delle storie all’interno della storia più generale” ha spiegato Tenore. Di qui la chiamata a chi sta dentro e fuori da Aquilonia. “Chiediamo il supporto e il sostegno dell’ingegnere insieme all’artigiano, del filosofo e del contadino, del musicista con il dj, dell’insegnante e dello studente, dello specialista insieme all’appassionato. Ognuno può portare qualcosa di speciale per dare vita a un’infinità di iniziative. Nell’era della digitalizzazione si può lavorare in remoto da qualunque parte del mondo”.

Enzo Tenore direttore del Museo Etnografico Beniamino Tartaglia di Aquilonia

Enzo Tenore concepisce lo spazio museale come aperto e inclusivo, dinamico e integrante. “Ho scoperto da poco una fonte bibliografica di particolare interesse, un diario di guerra risalente alla prima Guerra Mondiale di un nostro concittadino, che narra la sua storia con grande proprietà narrativa, e che ho avuto la possibilità di sottoporre a chi inquadrerà la vicenda da un punto di vista storico: questo mi ha fatto immaginare di poter ‘scavare’ per ricercare altre fonti storiografiche e costruire una biblioteca all’interno del Museo. La Banca del Tempo serve dunque a lanciare la sfida ad entrare nella rete museale nazionale. “Il Museo Etnografico deve diventare centro di produzione della cultura, non solo custode” conferma il direttore. “Stiamo per entrare nella rete nazionale e abbiamo bisogno di elevare gli standard, dotandoci non solo di figure professionali necessarie, ma anche per formare figure professionali che ad oggi mancano, con laboratori di restauro della carta e del legno, aprire una casa editrice, e costruire un piccolo centro di diffusione della bellezza del territorio”.


Ad Aquilonia riparte il Museo Etnografico più grande d’Europa. E diventa network. Locandina della call aperta per la Banca del Tempo

Il Museo è collegato ad altre realtà museali provinciali e regionali, ma l’ambizioso obiettivo di Tenore è quello di ammagliare l’intero tessuto museale del comprensorio per provare a costruire l’impalcatura per un museo territoriale. “Dal Museo della ceramica di Calitri, a quello archeologico di Bisaccia, quello visivo e fotografico di Lacedonia e fino a quello di Monteverde, proveremo a costruire un’offerta cultura strutturata, percorribile in 20 minuti” argomenta il direttore. “Nessun duplicato, ma spazi speculari l’uuno con l’altro che possano dialogare e rafforzare l’offerta del territorio. Con Lacedonia e Calitri c’è già un’ottima intesa, e contiamo di procedere a passo spedito. A breve nomineremo anche un comitato scientifico, di cui faranno parte anche i direttori dei musei citati, per dare un segnale e arrivare alla stipula di un protocollo d’intesa per definire poi le attività future”.


Le direttive emanate dal Ministro Franceschini e dal Mibact vengono incontro al progetto elaborato dalla direzione del “Beniamino Tartaglia”, aggiunge Tenore. “I musei locali saranno equiparati a musei civici e Aquilonia ha il vantaggio di una buona posizione rispetto all’adozione di certi standard e requisiti. Ma vogliamo crescere e espandere le nostre attività: l’apertura della call per l’adesione alla Banca del Tempo vuole lanciare un appello a tutti gli aquiloniesi e non, perchè diano il proprio contributo. Abbiamo bisogno di chi lavora nei gangli dell’economia, della ricerca, della comunicazione, nella progettazione europea, per chiedere di darci una mano. C’è bisogno di competenze, e oggi viviamo in una società connessa che lavora in remoto. A gennaio lanceremo il programma triennale e approderemo al tavolo di lavoro, per pianificare i progetti sull’editoria, catalogazione, restauro, e interscambio con altere realtà museali. Mi piacerebbe che qualcuno possa diventare ambasciatore fuori della nostra realtà, e che possa aiutarci al rinnovamento e alla contaminazione culturale. Ad oggi il Diarc di Napoli ci sta dando una mano per la ri-funzionalizzazione degli spazi, e abbiamo ospitato un primo workshop. Ma c’è ancora tanto da fare” conclude.


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