Rogo della ICS: dissequestrato il sito, ma a Pianodardine resta il nodo sicurezza

L'azienda potra valutare il futuro della fabbrica di involucri in plastica per auto, a tre mesi dal rogo che ha semidistrutto lo stabilimento. Ma alla vigilia della reindustrializzazione con la Zes, l'intero comprensorio produttivo va ripensato

Il rogo ICS nel contesto più ampio di Pianodardine e dell'area industriale. Sono riconoscibili gli stabilimenti della Irpinia Calcestruzzi e della Denso, l'area di servizio e la sede dell'Air Mobilità

A tre mesi dal rogo della ICS di Pianodardine, la Procura della Repubblica si è espressa a favore del dissequestro. Mentre l’inchiesta prosegue, lo stabilimento si avvia ad essere riconsegnato all’azienda, che dovra stabilire ora il suo futuro. La ICS, “Industrie Composizione Stampati Srl – SE.R.I. Group” avevano potuto recuperare alcuni degli stampi sfuggiti alle fiamme (lo stampo nel processo di produzione industriale dello stampaggio serve a dare la forma intermedia o finale al pezzo da lavorare) su autorizzazione della magiatratura nella settimana successiva all’incendio che aveva devastato gran parte dello stabilimento lo scorso 13 settembre. Non utilizzabile per la produzione, la fabbrica ďi involucri per batterie aitomobilistiche era stata provvisoriamente delocalizzata in Lombardia, in attesa di valutare un possibile futuro per la sede avellinese, che riforniva dalla Fib Sud di Nusco alla Magneti Marelli e agli altri stabilimenti partner della multinazionale bergamasca a livello europeo.

COL FIATO SOSPESO CIRCA 45 ADDETTI DIRETTI E INDIRETTI, MA ANCHE L’INDOTTO. Restano in attesa di sviluppi soprattutto i dipendenti, 25 addetti fissi e circa 15-20 dipendenti assunti tramite cooperative, così come attendono notizie i dipendenti della Fib Sud di Nusco, cliente della Ics e collegata all’azienda di Pianodardine per le forniture delle carcasse per le batterie in polietilene. La Ics infatti è indicato come fornitore per gli stabilimenti del Gruppo a Canonica D’Adda, Arrass e Peronne in Francia, Monte Rubbiano e Manfredonia, e fa parte a pieno titolo di un gruppo italiano di aziende specializzate nella produzione di componenti in plastica per l’industria delle batterie. Produce contenitori per la batteria, coperchi per la batteria, terminali di piombo (coppie), e maniglie.

Pianodardine è inquinata e la città di Avellino è assediata da polveri sottili e uno squilibrio nell’Ozono. Le associazioni del documento “Pensiamo alla salute” richiamano il Sindaco di Avellino al rispetto degli impegni

IL FUTURO DI PIANODARDINE AL CENTRO DEL DIBATTITO. In attesa della conclusione della doppia indagine, quella ambientale e quella giudiziaria sulla ICS di Pianodardine, gli amministratori del comprensorio industriale devono ora valutare un ridisegno del piano regolatore Asi, con l’obiettivo di tutelare i settori abitati sorti a ridosso del perimetro industriale. Il Consorzio presieduto da Vincenzo Sirignano ha già annunciato la volontà di intervenire per garantire al sito produttivo di ripartire con gli investimenti collegati alla Zona Economica Speciale. Nel frattempo i sindaci hanno indicato la strada per un superamento del piano esistente, datato 2009, con la riconversione per riclassificazione delle aree prossime a quelle insediate da residenti. Qui si immaginano terziario e servizi, in luogo della grande industria. “Stiamo pensando alla riconversione del nucleo industriale di Arcella Pianodardine, con un programma a medio termine” aveva anticipato nei mesi scorsi il sindaco di Montefredane Valentino Tropeano. “Il piano regolatore vigente è ingessato e obsoleto: ora guardiamo ad un piano multidisciplinare che sia in grado di superare i vecchi concetti e riammagliare nel sito il tessuto urbano ad alta intensità abitativa che è strettamente collegata con i comuni limitrofi e con la Città di Avellino” continua.

Il Presidente dell’Ato Rifiuti di Avellino, Valentino Tropeano che è Sindaco di Montefredane

DOPO IL ROGO DELLA ICS, I SINDACI:  “A PIANODARDINE SVOLTA GREEN”.  “La Zes ci aiuterà molto in questa direzione: vogliamo innescare la rivoluzione green e impedire che si manifesti un cimitero industriale”, spiegò dopo il 13 settembre Tropeano. A Pianodardine infatti ci sono pochi lotti liberi, e il nostro obiettivo è recuperare e riqualificare l’attuale stato industriale, per attirare imprenditori locali e nazionali. Al momento la parte tecnico- amministrativa relativa alle misure della Zes è stata completata, ma sappiamo bene che i fondi stanziati sono davvero irrisori: il nostro nucleo industriale è già appetibile per nuovi investitori in quanto gode di una posizione strategica ottimale, con collegamenti diretti al casello autostradale, agli aeroporti di Napoli e Salerno, alla stazione ferroviaria”.

La Novolegno, azienda del gruppo Fantoni con sede a Montefredane in provincia di Avellino, fondata nel 1980

IL CASO NOVOLEGNO.  In questo complesso contesto c’è il caso Novolegno, chiusa per volontà del Gruppo Fantoni.  Resta uno dei nodi cruciali per il futuro di Pianodardine, oltre che per Montefredane e Avellino. Con i lavoratori in cassaintegrazione sino a luglio ma senza ulteriori prospettive, la Novolegno è oggi un punto interrogativo di oltre 290mila metri quadri sul futuro di Pianodardine e dell’industria avellinese.


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