«Sistema Romeo»: chiesto il giudizio per 55, tra cui Caldoro, Bocchino e Verdoliva

L'INCHIESTA DELLA PROCURA DI NAPOLI. I pm hanno concluso le indagini e chiesto il processo per, a vario titolo, corruzione e turbata libertà degli incanti, finalizzati all'assegnazione e aggiudicazione di appalti per servizi di pulizia di edifici pubblici. Contestata anche l'emissione di fatture per operazioni inesistenti con l'obiettivo di costituire fondi per tangenti. Prima udienza davanti al Gup il 6 dicembre

La sede della Procura della Repubblica di Napoli

Ci sono anche Stefano Caldoro e Italo Bocchino con l’imprenditore Alfredo Romeo tra i 55 indagati per i quali i piemme di Napoli chiedono il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta  sul cosiddetto ‘Sistema Romeo’, condotta dai sostituti Celestina Carrano e John Woodcock. La Procura partenopea ha chiesto il processo anche per l’attuale Direttore dell’Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva, all’epoca dei fatti contestati a capo dell’Ufficio Economato del Cardarelli. Tra i reati contestati a vario titolo ci sono: corruzione e turbata libertà degli incanti, finalizzati all’assegnazione e aggiudicazione di appalti per servizi di pulizia di edifici pubblici. Ma soprattutto, si ipotizza l’emissione e l’utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti con l’obiettivo di costituire fondi per il pagamento di tangenti. L’udienza preliminare è stata già fissata per il 6 dicembre, davanti al gup Simona Cangiano.

Stefano Caldoro, Governatore della Campania tra il 2010 e il 2015

CALDORO INDAGATO PER TRAFFICO DI INFLUENZE. La posizione dell’ex Governatore della Campania, Stefano Caldoro, non riguarderebbe fatti corruttivi, ma il traffico di influenze. Questo riferiscono i suoi legali, che fidano nell’udienza davanti al gup per dimostrare la correttezza della sua condotta. Per l’imprenditore Alfredo Romeo e per l’ex deputato di Pdl e poi di Futuro e Libertà, Italo Bocchino, l’accusa è di associazione a delinquere, di cui il primo come promotore e il secondo come organizzatore. L’associazione a delinquere sarebbe stata finalizzata a delitti contro la pubblica amministrazione, alla corruzione e alla turbata libertà degli incanti, con riferimento all’assegnazione e alla aggiudicazione di appalti per servizi di pulizia in strutture pubbliche​, ma non solo, ma anche con la formula del ‘global service’, quindi con la gestione di patrimoni immobiliari pubblici. Infine, il manager dell’Asl Napoli 1, viene indagato perché all’epoca dei fatti dirigeva a Napoli l’Ufficio Economato dell’Azienda ospedaliera Cardarelli.

 

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