Luigi Famiglietti

Luigi Famiglietti coordina il lavoro dei sindaci rientranti nell’Unione dei Comuni Terre dell’Ufita per la re industrializzazione. Un protocollo d’intesa, siglato nel febbraio 2018 da sindaci, Assessorato alle Attività Produttive della Campania e Invitalia, definisce le azioni e gli obiettivi di una strategia che mira a riaprire le fabbriche nel comprensorio intorno a Flumeri, Frigento, Grottaminarda e Ariano Irpino, per citare il nucleo principale prossimo all’autostrada A16 e alla futura alta capacità ferroviaria. In questa intervista a Nuova Irpinia, Famiglietti spiega come le autonomie locali intendano lasciarsi alle spalle il decennio di recessione economica e rilanciare con la produzione industriale i posti di lavoro. In questo contesto, le grandi opere, dall’Alta Capacità Ferroviaria Napoli-Bari alla strada a scorrimento veloce Lioni- Grottaminarda, rappresentano dei punti fermi irrinunciabili.

Area industriale Valle Ufita

Luigi Famiglietti, da deputato nel 2018 ha accompagnato alla firma del protocollo alla Regione Campania i sindaci della Valle Ufita, occupandosi di rilancio industriale fin dai tempi in cui anche Lei indossava la fascia tricolore a Frigento. Che si intende oggi per re-industrializzazione?

“Mi sono occupato della questione sin dal 2006, da quando sono stato eletto sindaco a Frigento la prima volta. Da allora molta strada si è fatta. Si stanno realizzando le condizioni per un nuovo sviluppo industriale, legate agli investimenti sulle infrastrutture, come la stazione ferroviaria Hirpinia, il cui cantiere del primo tratto partirà a settembre, la piattaforma logistica prevista nei pressi della stazione e, infine la definizione delle Zes – Zona Economica Speciale, che speriamo diventi effettiva quanto prima. Aprire le fabbriche oggi passa per attrezzare il territorio in modo da renderlo favorevole alla competizione industriale”.

Stabiliti i pilastri e le coordinate su cui deve reggersi il maxi progetto, resta da definire il contenuto della piattaforma. Da dove si parte?

“Senza ombra di dubbio si parte da Flumeri e dalla ex Irisbus, che rappresenta un’autentica sfida. Voglio ricordare che nel 2013 il sito è stato dichiarato improduttivo: l’azienda era stata chiusa dalla Fiat perchè i Governi precedenti (Berlusconi prima e Monti poi) non avevano rifinanziato il piano nazionale per i trasporti e Fiat non trovò più conveniente restare in Italia. Il Ministro Graziano Delrio, invece rifinanziò il piano e decidemmo di riaprire lo stabilimento, con una società composta da Finmeccanica, Karsan e dalla Tevere di Roberto Del Rosso. Ricordo che fu merito del centrosinistra se il sito è aperto ed esiste, se la IIA ha un un contratto di sviluppo finanziato da Invitalia”.

Ad oggi però, anche se è stata modificata la composizione della società, nulla è cambiato e l’azienda non è riuscita a portare a casa nessun risultato.

“La società aveva vinto la gara ma non è riuscita a mantenere la sfida: il contratto di sviluppo serviva  a ripristinare le linee di produzione a Flumeri e a rimettere in moto l’industria. Non ci sono state evoluzioni da un anno a questa parte e, di fatto, Invitalia è dovuta subentrare nella società al posto di Stefano Del Rosso. Si è trattato di un escamotage insolito, in quanto Invitalia è un’agenzia non un imprenditore. Quello che si è verificato però dimostra che la società non può essere pubblica”.

Manca infatti una quota di capitale e il nome di un socio investitore. Lei che aspettative ha?

“Dalle notizie dei giornali apprendo che a luglio sarà ufficializzato il nome del socio privato che dovrà investire la quota di capitale mancante, ma da marzo 2013 ad oggi non ci sono stati particolari passi in avanti. Sono un esponente del Partito Democratico, ma questo non mi impedisce du sperare che l’attuale Giverno riesca a far ripartire lo stabilimento. Mi auguro che possa trovare una soluzione e rendere produttivo il sito, anche perchè ha vinto delle gare e deve poter produrre autobus”.

Dipendenti IIA davanti lo stabilimento di Flumeri (repertorio)

Con la Zes, alcuni imprenditori hanno cominciato a pensare a Valle Ufita oltre la IIA, sarebbero propensi a riconvertire un sito che vorrebbero producesse altro dai pullman. Lei cosa ne pensa?

“Gli spazi disponibili vanno ben oltre le necessità produttive dell’azienda, è vero. Ma i pullman restano un asset irrinunciabile. Questo è un argomento molto sensibile a Flumeri e anche all’interno dell’Asi: c’è la possibilità di usare gli spazi eccedenti ed è stato anche marginalmente affrontato il tema al tavolo presso la Regione da parte del sindaco di Flumeri, anche se merita in realtà un approfondimento”.

IIA a parte, quindi, si è discusso su quali settori merceologici e produttivi puntare in Valle Ufita con la Zes?

“Senza dubbio l’agroalimentare. L’area Pip di Frigento prevede 100mila metri quadri di ampliamento e sarà oggetto di nuovi investimenti, insieme alle cinque aree Pip che confinano con l’area industriale di Flumeri e che sono già infrastrutturate. In questa prima fase, ci concentriamo sulla mappatura delle aree libere e dei capannoni inutilizzati, che potrebbero essere destinatari di investimenti, oppure consentire l’ampliamento di quello che c’è, magari con uno sguardo all’innovazione”.

Continui.

“L’agroalimentare è già un settore sviluppato nella zona, nell’area Pip di Frigento, ma anche con Pasta Baronia e Cremonini, che rappresentano gli asset più sviluppati. A questo sarà possibile aggiungere la logistica dell’agroalimentare con la prima trasformazione e semilavorati. Penso ad un sistema di refrigerazione, da agganciare all’indotto del settore meccanico, come ha già fatto Officine Leone, impegnata nella componentistica per treni. Valle Ufita può davvero diventare la zona a maggiore investimento del Sud Italia”.

Anche la formazione gioca il suo ruolo in questo disegno, come ha sottolineato più volte il presidente di Confidustria Avellino Giuseppe Bruno.

“La scuola meccatronica inaugurata dalla Fondazione Bruno consentirà l’alta formazione di tecnici specializzati da impiegare nelle nostre aziende. La manodopera specializzata è senza dubbio una carta importante da giocarsi e chiude il cerchio della programmazione sul territorio. La creazione del lavoro passa innanzitutto dalla formazione, infatti a Frigento grazie ad un finanziamento del Miur e in collaborazione con l’Istituto Tecnico di Grottaminarda nascerà Fab Lab, un centro stampa multimediale aperto anche agli artigiani del posto”.

Mentre i lavori dell’Alta Capacità per il tratto Apice Orsara procedono secondo la tabella di marcia, è altrettanto vero che la strada a scorrimento veloce Lioni- Grottaminarda è inspiegabilmente al palo.

“I lavori erano stati finalmente sbloccati e si lavorava con una certa celerità. Poi per un capriccio del Sottosegretario Carlo Sibilia è stata annullata la proroga ai commissari. Il paradosso vero consiste nel fatto che oggi il Decreto Sblocca Cantieri ripropone la nomina di nuovi commissari per le opere, quando in Irpinia hanno estromesso quello che c’era già. Sono le giravolte dei 5Stelle, che hanno anche parlato di lavori a rilento per 20 anni, mentre erano stati ripresi da poco. Oggi ci troviamo con un cantiere congelato, operai licenziati e contenziosi vari da discutere”.

E ora?

“Attendiamo il passaggio delle competenze alla Regione Campania. Nel frattempo si conta sul fondo Salva Imprese per soccorrere le imprese sub appaltatrici fermate dal governo ormai da sei mesi con ol blocco dei pagamenti di lavori già fatti”.

La stazione dell’Alta capacità Hirpinia, sul confine tra Ariano Irpino e Grottaminarda

Sulla costruzione della stazione Hirpinia a Santa Sofia, invece, gli amministratori insieme a tutti i portatori di interesse stanno ragionando per impedire una nuova Afragola, ovvero la costruzione di una cattedrale nel deserto.

“Dall’errore di Afragola è possibile trarre insegnamenti. I sindaci stanno sollevando la necessità di riammagliare il territorio intorno alla stazione e il piano di sviluppo che investe la Valle Ufita sarà funzionale a questo scopo. Si tratta di un’area vasta che replica il perimetro del Piano di Zona di Ariano Irpino, in cui vengono vagliate tutte le ipotesi di sviluppo localizzare intorno alla stazione. Tutta la viabilità del territorio converge con collegamenti su questo punto e anche sulla piattaforma logistica, incaricata del trasporto  merci”.

Le aspettative sull’alta capacità sono davvero alte. La stazione a Grottaminarda rappresenta il punto di svolta per ribaltare la piramide dello spopolamento delle aree interne. Lei cosa ne pensa?

“L’alta capacità italiana è ormai considerata una metropolitana europea e in una provincia come la nostra significa diventare protagonisti di processi economici fondamentali per la prospettiva dei prossimi vent’anni. Nel perseguimento di questo obiettivo è fondamentale l’aggregazione fra i Comuni e capire come sfruttare al meglio l’infrastruttura, altrimenti non si arriva preparati alla sfida della interconnessione”.

Continui.

“Inciderà sul tessuto sociale e contraster lo spopolamento. Indipendentemente da Progetto pilota e altre misure, la stazione determina un cambiamento vero, aiutando la Campania a decongestionare le aree costiere consentendo a questi luoghi di recuperare centralità: permettendo di raggiungere Roma o Napoli in brevissimo tempo, renderà Ufita e Irpinia attrattivi non solo per l’industria, ma anche per la vivibilità e la qualità della vita”.

Il turismo avrà finalmente un ruolo di primo piano.

“L’alta capacità è innanzitutto un veicolo usato dal turismo internazionale. Se fino a poco tempo fa i turisti viaggiavano solo in direzione Venezia o Roma, in futuro avranno un ventaglio di scelta differente. A questo si deve aggiungere la possibilità di interconnessione con il treno turistico: da Grottaminarda a Taurasi in navetta, per trasferirsi a bordo di un treno d’epoca e in un’altra dimensione storica. Stessa dinamica con un nodo di scambio a Benevento, con direzione Pietrelcina”.

Il referente di Fondazione Fs Cantamessa, quello dell’associazione Inlocomotivi Mitrione e l’allora deputato Luigi Famiglietti a Lacedonia, in occasione della prima corsa dimostrativa del treno altarino tra Lioni e Rocchetta Sant’Antonio nell’estate 2016

L’Avellino Rocchetta ha avuto una importante evoluzione dalla sua inaugurazione ufficiale della tratta completa, e sta costruendo con il tempo l’offerta turistica. Lei che opinione ha?

“Ho seguito le vicende legate all’Avellino- Rocchetta in quanto da deputato mi sono occupato personalmente della riattivazione. Ritengo che il treno sia l’attrattore principale, non solo in occasione delle sagre o dei concerti, e soprattutto non deve essere legato al finanziamento della Regione, o ai cofinanziamenti degli eventi, altrimenti non durerà per sempre. Deve essere considerato come il vero attrattore: è il viaggio in treno l’esperienza da promuovere e valorizzare, così come accade in Abruzzo, in Val d’Elsa”.


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