Sanità in Campania, “il commissariamento lo pagano gli utenti col superticket”. Sellitto: poteri ordinari per recuperare dignità e competenze

INTERVISTA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DELL'ORDINE DEI MEDICI DI AVELLINO SULLE NUOVE SFIDE CHE ATTENDE LA SANITA' PROVINCIALE. Partendo dalle difficoltà registrate sul reperimento dei farmaci per la cura del parkinson, il rappresentante dei medici di Avellino ha fatto il punto sull'annessione del Landolfi al Moscati, ma anche sulle novità nel campo della medicina territoriale, con un grande impulso dei medici di base

Dalla scadenza dei manager delle strutture ospedaliere al superamento delle Unità di Cura Complessa Primaria per la medicina territoriale, dalla riqualificazione dell’ospedale Landolfi di Solofra, passando per le criticità fronteggiate dai medici per la prescrizione di farmaci “introvabili”, la sanità irpina sta attraversando una importante fase di cambiamenti e trasformazioni. In attesa che i Ministeri vigilanti si pronuncino sulla fine del commissariamento, la sanità campana e irpina vive una fase di transizione e cambiamenti e l’Ordine dei medici provinciale rappresentata da Francesco Sellitto è chiamato a fare la propria parte e a dare un contributo in termini di rinnovamento e di adeguamento della domanda. “Il Landolfi di Solofra merita un ripensamento nella logica dell’accorpamento al Moscati: la struttura va riorganizzata e confidiamo negli annunci della Regione Campania” ha spiegato Sellitto nell’intervista a Nuova Irpinia.

Dottor Sellitto, in queste settimane i media nazionali hanno denunciato l’irreperibilità del farmaco prescritto per i malati di parkinson, il Simenet, su cui si è già pronunciata l’Aifa per rassicurare i pazienti. Anche la provincia di Avellino ha registrato queste criticità?

“Da medico di famiglia confermo che c’è stato un periodo in cui nelle farmacie il Simenet non era disponibile. Ho dovuto cambiare terapia ai miei pazienti e non sempre hanno avuto risultati, nè miglioramenti nella cura. Ma questo accade anche per altri farmaci: ad oggi si verifica su quelli ipertensivi, che non si trovano nelle farmacie”

Da cosa dipende?

“La responsabilità è delle aziende farmaceutiche che sono in fuga verso l’estero per moltiplicare gli introiti delle vendita dei farmaci. Oltre al Simenet è accaduto per l’Amodart, un farmaco utilizzato nella cura della prostata, che in Germania costa il triplo rispetto al prezzo in Italia e i grossisti preferiscono venderlo fuori dai confini nazionali per ottenere maggiore guadagno. Pare però, che la situazione stia cambiando e che il Ministro Grillo sia intenzionata a mettere un freno. Mi auguro che accada su tutta la gamma dei cosiddetti “introvabili”.

Lei sta prescrivendo medicinali equivalenti. Può confermare la stessa efficacia nelle cure?

“Prescrivere un farmaco equivalente significa virare su altre molecole. Spesso siamo di fronte a farmaci salvavita e bisogna affidarsi agli equivalenti, e anche se non ci sono stati casi eclatanti di disagio, posso confermare che la cura non si è rivelata efficace, nè ha migliorato le condizioni di salute del paziente come i farmaci ‘originali’, magari a causa della modalità di rilascio diverso, più lenta, che non da gli stessi effetti”.

L’ingresso all’ospedale Landolfi gestito dall’Azienda San Giuseppe Moscati di Avellino

Passiamo invece alle strutture di cura. A sei mesi dall’annessione dell’ospedale Landolfi di Solofra al Moscati di Avellino può tracciare un primo bilancio? Ritiene soddisfacente l’intervento realizzato?

“La soddisfazione di avere dato un nuovo impulso all’ospedale di Solofra è forte, ma sapevamo fin dall’inizio che sarebbero stati necessari almeno 2 o 3 anni per andare a pieno regime: è troppo presto per fare una valutazione. Solofra in questo momento deve ripensare alla logica dell’accorpamento, perchè a sei mesi dall’annessione al Moscati, la struttura deve ancora essere riorganizzata”.

Continui.

“L’organizzazione interna della struttura deve essere adeguata alle nuove necessità e servizi erogati. Immagino che la disposizione attuale delle camere non corrisponde più alla logica attuale e mi aspetto-come anche gli altri operatori della sanità- che gli 8 o 9 milioni di euro annunciati dalla Regione Campania possano consentire al Landolfi di fare investimenti giusti che consentano alla struttura ospedaliera di decollare come merita”.

Uno dei temi caldi in questo momento in provincia di Avellino riguarda la riorganizzazione della medicina territoriale, prevista dal Piano regionale e mai concretamente applicata. Il Sumai Assoprof -Sindacato Unico Medicina Ambulatoriale e Professionalità dell’Area Sanitaria di Avellino, ad esempio è in pressing sull’Asl di Avellino. A che punto siamo?

“Come ordine dei medici di Avellino intendiamo aprire un dialogo sulla medicina territoriale, soprattutto se si vuole evitare il sovraffollamento del pronto soccorso del Moscati. Riorganizzare i servizi è fondamentale e i medici devo discutere sul da farsi, per questo intendiamo aprire una corsia di dialogo con la direzione generale dell’Asl e ottenere un primo risultato”.

Maria Morgante, Direttore Generale dell’Asl di Avellino

La definizione del complesso piano territoriale chiama in causa una pluralità di attori e operatori del comparto socio sanitario, ma in cima alla piramide ci sono i medici di base. Avvierà un colloquio anche lo loro?

“L’accordo dei medici è fondamentale, ma la medicina territoriale include i medici di famiglia, gli specialisti ambulatoriali, i medici attivi nell’emergenza, e quelli assistenziali. Sono tutti tasselli dello stesso quadro e registriamo un forte ritardo nella organizzazione sul territorio”.

Negli ultimi anni si è parlato spesso di individuazione delle strutture che potessero essere destinate a Unità di Cure Complesse Primarie, e nonostante la disponibilità manifestata da alcuni comuni, non è mai stata trovata la quadra sulla collocazione geografica. Lei cosa ne pensa?

“Esiste il problema delle strutture da mettere a disposizione. C’è una convenzione in essere di un accordo integrativo regionale e nazionale e dovrà poi essere calato sulla realtà locale e provinciale. Quando in passato si è parlato di Uccp, è sempre sorta la questione della giusta collocazione, rinviando ad ipotesi che quasi mai sono state poi confermate: prevedere una struttura in un solo comune aprirebbe la strada ad una tradotta militare da un paese all’altro ed io non sono d’accordo. Ritengo invece che bisogna necessariamente mantenere la capillarità dei medici di base in tutti i comuni, e aprire invece le porte alla telemedicina”.

In che modo?

“Replicando il metodo dell’hub e spoke anche per la medicina territoriale: lo studio professionale impegnato nelle specifiche branche come hub e quelli periferici presenti in tutti i comuni come spoke. Non solo. Ci sono diverse tipologie di aggregazioni di medici su cui potersi confrontare, valutando le prospettive future. Le Uccp sono ormai superate anche dalle convenzioni nazionali, che non considerano più strutture fisiche di grandi aggregazioni, ma prediligono gli incontri di micro team di medici composti da sei professionisti, che operano molto vicini fra di loro e che erogano servizi sulla falsariga delle Uccp”.

La sede che ospita il Ministero della Salute a Roma nel quartiere Eur

Gli investimenti – anche in questo comparto -, sono attesi con la fine del commissariamento della sanità campana da parte dei due ministeri competenti. Lei cosa si aspetta dall’uscita dal commissariamento? Immagina che possano esserci nuovi investimenti nella sanità pubblica?

“Il commissariamento è costato davvero tanto in termini di super ticket imposti all’utenza per anni. Le prestazioni ospedaliere spesso erano antieconomiche rispetto al pagamento del prezzo intero. Poi ci aspettiamo lo sblocco del turn over e le opere di riqualificazione delle strutture ospedaliere che sono fatiscenti. Credo che uscendo dal commissariamento sarà possibile recuperare quella dignità che ha sempre avuto la sanità irpina, che si è sempre difesa bene, e che ha sempre fronteggiato le situazioni nel migliore dei modi”.

Infine c’è la questione dell’aggiornamento professionale che riguarda l’intera categoria dei medici iscritti al consiglio dell’ordine. Quali iniziative state mettendo in campo?

“L’aggiornamento professionale è una questione di grande interesse per gli iscritti all’Ordine. Ad Aosta è stata registrata la prima sospensione di un collega non in regola con l’aggiornamento regolamentato dal Ministero, oltre alle sanzioni previste. Noi vogliamo dare l’opportunità di aggiornamento a tutti i nostri professionisti, e con l’Associazione Magistrati stiamo preparando un convegno sugli aspetti etici e giuridici della maternità assistita e surrogata. Il Consiglio inoltre ha messo in campo una fase di avvicinamento al cittadino, attraverso l’istituzione di uno sportello per migliorare tutte le comunicazioni e aprirsi al pubblico”.


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