Fca, al Sud stabilimenti “inattivi”, Curcio (Fiom): mobilitazione

L'esponente irpina della Fiom nazionale agli Stati Generali dell'automotive organizzati a Napoli. L'accusa del segretario nazionale De Palma al Premier Conte e al Ministro Di Maio: fate finta di non vedere per convenienza elettorale

Presso il Complesso San Giovanni della Federico II di Napoli il responsabile nazionale automotive della Fiom Michele De Palma ha aperto i lavori de “Auto al bivio. Presentazione del rapporto/inchiesta su Fca, Cnhi e Magneti Marelli” coadiuvato dal segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini e dalla segretaria generale Fiom Cgil Francesca Re David, che hanno illustrato il dramma sociale della Fca. Il rappresentante di categoria ha scelto non a caso il capoluogo campano, per la convention del centro sud dedicata all’automotive, dove sono stati elencati tutti gli stabilimenti della ex Fabbrica Italiana Automobilistica Torino del Mezzogiorno, dall’Abruzzo in poi.

Dalle schede illustrate alla platea, gli stabilimenti Fca di tutto il meridione sono connotati da lavoro a singhiozzo e cassa integrazione. “Gli investimenti e i piani industriali annunciati dal Gruppo Fca non sono mai arrivati, e in Campania i casi eclatanti sono quelli di Pratola Serra su cui attendiamo un pronunciamento sulla produzione dei motori, e su Pomigliano d’Arco, dove era attesa una nuova linea di produzione che però non è mai arrivata” annuncia la delegata nazionale Fiom Silvia Curcio, a margine del suo intervento, dove ha relazionato sulla battaglia degli stabilimenti di Flumeri in Valle Ufita, dove la ex Fiat ha smantellato la Irisbus, azienda impegnata nella produzione di pullman. Affiancata nella trasferta napoletana dalla delegazione di categoria Avellino rappresentata da Italia D’Acierno e Giuseppe Morsa, Curcio ha evidenziato la politica di reindustrializzazione della fabbrica automobilistica italiana, attraverso una politica di svuotamento di maestranze dagli stabilimenti. Invece di chiudere le aziende, la cassa integrazione e il pensionamento di Quota 100 accompagnano i lavoratori ‘a riposo’ smantellando di fatto la produttività.

“Da notizie che ci arrivano anche da altri stabilimenti, sappiamo che Fca sta producendo dei pezzi in Polonia, trascurando quindi le aziende italiane e mettendo in piedi il gioco delle tre carte” continua. “Il polo degli autobus in Italia non trova una soluzione e manca un disegno di reindustrializzazione, che però viene compensato con ‘Quota 100’: mentre i dipendenti vanno in pensione le aziende si svuotano e nessun giovane viene assunto per garantire la produttività. Così si smantella la grande industria italiana che negli anni ha impedito la nascita di aziende concorrenti”.

In tre anni la ex Irisbus ha rinunciato a 80 dipendenti che hanno raggiunto l’età pensionabile. “Grazie a Quota 100 rimarremo 200 unità, ma se non ci saranno assunzioni non avremo la capacità di portare avanti la produzione. Stiamo denunciando queste gravi lacune al Governo, ma la campagna elettorale ha congelato tutto e siamo senza interlocutori” tuona Curcio. “E stato richiesto più volte un incontro al Mise, ma non abbiamo mai ottenuto riscontro”.

A Napoli intanto, le rappresentanze di categoria nazionali hanno illustrato anche le statistiche su Pratola Serra: “La situazione in provincia di Avellino è drammatica e come rivelano le statistiche licenziate dalla Fiom lo stabilimento ha subito un forte ridimensionamento del diesel” denuncia la delegata nazionale di categoria. “Pratola Serra avrebbe bisogno di un nuovo motore insieme all’elettrico. Non può certo andare avanti in questo modo. Le linee di produzione non sono sature e si lavora soltanto per pochi giorni al mese. Ma dove sta la politica? E le istituzioni regionali?” si interroga ironica.

Foto di gruppo con il segretario Cgil Maurizio Landini, il segretario Fiom Cgil Francesca Re David e l’irpino Giuseppe Morsa

La Fiat dunque, per la Fiom è un “fatto politico” che stenta a trovare interlocutori negli uffici di Governo. “Nessuno inchioda la Fiat alle proprie responsabilità. Sappiamo bene- come lo sa la politica- che la regia di quanto accade ancora oggi è Flumeri è della Fca. Inoltre, a livello nazionale, non ci sono altre case automobilistiche che possono investire nell’automotive; con la vendita della Magneti Marelli, Fca ha rinunciato ad un altro pezzo di industria italiana per cederla ai giapponesi. Il 14 giugno parteciperemo allo sciopero nazionale indetto insieme alla Uilm e alla Fim per chiedere un intervento al Governo centrale” annuncia.

Lo sciopero dei metalmeccanici promosso dalle sigle di categoria prevede manifestazioni a Milano, a Roma e a Napoli, per dare la possibilità a tutta la penisola di partecipare. A Napoli sarà presente la segretaria nazionale Francesca Re David, per testimoniare l’impegno e la vicinanza all’intero Mezzogiorno d’Italia, considerata l’area più debole del Paese. “Siamo stanchi di promesse non mantenute: oggi paghiamo lo scotto di essere subalterni ad una società internazionale che ha impedito investimenti esteri per ragioni di concorrenza. Fca è in clamoroso ritardo rispetto alle altre case automobilistiche che hanno già messo sul mercato prodotti competitivi. Noi non reggeremo mai la concorrenza in queste condizioni

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