La Fca conferma il piano di investimenti da 5 miliardi per le fabbriche italiane. «Il futuro di Fca è indipendente, ma aperto a valutare opportunità». Così l’ad Mike Manley annuncia il sereno all’orizzonte dei lavoratori del gruppo torinese nel Paese (da Nord a Sud), allarmati per mesi dalle possibili ricadute della ecotassa.
La notizia rimbalza dal salone di Ginevra, dove il timoniere della Fiat Chrysler Automobiles ha esibito i risultati dell’azienda, oggi completamente risanata dalle esposizioni. «Bilancio mai così positivo, con ebit record e niente debito», ha dichiarato, ripreso dalle agenzie di tutto il mondo, dopo un incontro con la stampa al Salone di Ginevra.
A giocare un ruolo decisivo per una conferma degli impegni in Italia sono stati i fatturati, in particolare «le vendite record di Jeep e Ram». Di qui la conferma dei «target finanziari al 2022». Tradotto in termini pratici, si conferma la piena occupazione nel prossimo triennio, dimostrata anche dall’altro importante annuncio, quello che riguarda uno dei gioielli di famiglia, la Maserati, che non sarà ceduta ai cinesi di Geely.
Ma un peso importante sembra lo giochi anche la partita sull’innovazione tecnologica, che Fca ha affrontato con energia nell’ultimo quadrimestre, alla luce della involuzione drammatica del trend commerciale registrato nel segmento del Diesel.
Il concept C-suv Alfa Romeo Tonale, che sarà prodotto a Pomigliano, il prototipo della nuova Panda e le nuove versioni ibride di Jeep Renegade e Compass presentati proprio a Ginevra dicono che la casa torinese è pronta a replicare alla sfida dei grandi gruppi internazionali, in particolare quelli europei.
Quanto alle potenziali partnership proprio in tema di elettrico, Fca per ora non ha fretta di concludere. Non escludere le potenzialità di alleanze sempre possibili, ma per ora la ricerca finanziata dai progetti interni è sufficiente. Manley ha parlato di piattaforma per l’elettrico ormai avviata.
“Stiamo sviluppando da soli la nostra piattaforma per l’elettrico. In futuro perché no? Valuteremo eventuali collaborazioni”, ha affermato Manley.
A Pratola Serra le parole di Mike Manley fanno tirare un sospiro di sollievo nell’immediato, ma per ora non consegnano certezze su cosa si produrrà effettivamente ad Avellino. «Non c’è dubbio che lo stabilimento è in sofferenza. Siamo intorno ai 10 giorni di cassa integrazione al mese. Per garantire una prospettiva bisogna puntare sulle nuove tecnologie, ma al momento non c’è nessuna garanzia», aveva affermato solo un mese fa il segretario della Uilm Gaetano Altieri. A questo proposito «nel Piano industriale presentato a Mirafiori dall’amministratore delegato Mike Manley non si fa cenno allo stabilimento in provincia di Avellino, mentre ci sono precise indicazioni per Melfi e Pomigliano, dove si realizzerà una seconda vettura Alfa Romeo. E’ necessario, quindi, tenere alta l’attenzione, affinché si prevedano investimenti adeguati».
Le parole di Manley piacciono a Maria Pallini, componente della Commissione Lavoro della Camera, dove ha recentemente rilanciato la richiesta di informativa sul destino di Pratola Serra. «Finalmente una conferma ufficiale dalla viva voce di un autorevole
rappresentante della FCA che, tuttavia, non mi induce ad abbassare la guardia perchè lo stesso De Biase, responsabile delle relazioni industriali, ha dichiarato che sarà l’evoluzione del mercato rispetto alla resistenza del diesel nella sua ‘fetta’ il vero tavolo su cui si giocherà la partita del mantenimento dei livelli produttivi ed occupazionali a cui è legato a filo doppio il futuro dello stabilimento di Pratola Serra.», ha affermato la Pallini. «Il vero tavolo su cui si giocherà la partita del mantenimento dei livelli produttivi ed occupazionali a cui è legato a filo doppio il futuro dello stabilimento di Pratola Serra», afferma Maria Pallini in un comunicato. «Mercoledì scorso, nel corso dell’audizione in Commissione Lavoro alla Camera – in cui sono capogruppo per il Movimento 5 Stelle – dei rappresentanti del gruppo FCA svolta nell’ambito della discussione congiunta di alcune risoluzioni sulla salvaguardia dell’occupazione nel
settore dell’industria automobilistica, ho chiesto conto del futuro dello stabilimento di Pratola Serra», si legge una nota. «Ho domandato, infatti, al responsabile delle relazioni industriali, Pietro De Biase, di fare chiarezza, una volta per tutte, sulla fabbrica avellinese che vive da anni una forte crisi produttiva con un notevole monte ore di cassa integrazione. Lo stabilimento è o non è contemplato nel piano industriale? Cosa si produrrà a Pratola Serra considerata l’accelerazione su ibrido e/o elettrico? I livelli occupazionali come saranno garantiti?». Secondo Pallini, De Biase ha ammesso che «il gruppo aveva assunto come parte della propria strategia l’uscita dal settore del diesel», ma «questa valutazione è stata modificata anche perché il diesel ha impatti emissivi di co2 molto più bassi del motore a combustione a benzina. Quindi, l’azienda ha ripensato all’uscita dal diesel e continuerà a produrlo tant’è che a Pratola Serra nel piano industriale è stata assegnata la realizzazione del prodotto più avanzato diesel che è il cosiddetto 6 final».
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