Il quartier generale Fca

«E’ necessario che Fca assegni una missione allo stabilimento di Pratola Serra. Il futuro dei lavoratori purtroppo è ancora incerto». E’ l’allarme lanciato da Gaetano Altieri, segretario provinciale della Uilm.

Qual è la situazione che si vive oggi nella fabbrica irpina?

Gaetano Altieri, della Uilm Avellino

«Non c’è dubbio che lo stabilimento è in sofferenza. Siamo intorno ai 10 giorni di cassa integrazione al mese. Per garantire una prospettiva bisogna puntare sulle nuove tecnologie, ma al momento non c’è nessuna garanzia. Nel Piano industriale presentato a Mirafiori dall’amministratore delegato Mike Manley non si fa cenno allo stabilimento in provincia di Avellino, mentre ci sono precise indicazioni per Melfi e Pomigliano, dove si realizzerà una seconda vettura Alfa Romeo. E’ necessario, quindi, tenere alta l’attenzione, affinché si prevedano investimenti adeguati».

Si parla della possibilità di portare a Pratola Serra la produzione di motori diesel di nuova generazione e di motori elettrici.

«Non c’è alcun elemento per supporre che questo sia l’orientamento del vertice Fca. (Leggi l’articolo) E’ sicuramente un’opzione auspicabile, ma non ancora sul tavolo della discussione. Mentre si va verso la dismissione del diesel tradizionale, si aprono spazi di  mercato per la versione a basso impatto ambientale, che potrà restare in produzione fino al 2030. Ma si tratta di un segmento non sufficiente ad assicurare il pieno regime allo stabilimento. La campagna di demonizzazione che c’è stata attorno al diesel ha frenato la possibilità di crescita di questa tecnologia. Ma anche lo stesso motore elettrico oggi non è molto richiesto in Italia, perché manca una sufficiente rete di approvvigionamento sul territorio. Potenzialità importanti, invece, presenta l’ibrido. I clienti mostrano interesse per questa opzione».

A quanto pare l’ecotassa introdotta dal governo, anche su auto di media cilindrata, sta creando non pochi problemi. Non è così?

«Sì, certamente. Il governo ha sbagliato completamente strategia. Così si penalizza il gruppo industriale nazionale dell’auto, che è in ritardo rispetto ai diretti concorrenti stranieri. Ci sarà bisogno di un paio di anni per attrezzarsi e diversificare la produzione. Alla fine, i problemi li avranno i lavoratori. In particolare, in  questo modo, non si aiuta il Mezzogiorno, che può contare su una significativa presenza di stabilimenti. Si sarebbe potuto far slittare il decreto».

I vertici di Fca hanno subito ventilato l’ipotesi di un ridimensionamento del Piano di investimenti.

«Si è parlato di una riduzione dai 5 miliardi di euro, inizialmente previsti, a 3 miliardi. Sarebbe davvero un duro colpo per il comparto, assolutamente da scongiurare. Per questo motivo serve un confronto serrato con l’azienda per comprendere esattamente cosa si intenda fare, trovare soluzioni idonee al problema e chiedere l’assunzione di un preciso impegno per Pratola Serra».

L’impianto di Pratola Serra è in grado di fronteggiare la sfida di innovazione che si pone?

«Non c’è dubbio. Abbiamo già dimostrato di essere assolutamente competitivi. I motori rappresentano la migliore componente Fiat. In Irpinia vengono prodotti motori diesel da 1600 a 1900 di cilindrata. Il punto è che ormai sono dieci anni che non si lavora a pieno regime. Si ricorre continuamente alla Cassa integrazione. Ribadisco: occorrono investimenti ed un progetto per il futuro».

In questi giorni si parla di nuovi strumenti per lo sviluppo dell’economia dell’Irpinia e della Campania. Che rapporto c’è tra la Fca ed il tessuto produttivo locale?

«La Fca, insieme all’ex Irisbus, che costituisce un altro fronte caldo sul quale non ci sono certezze, al di là degli annunci del governo, sono due industrie importanti e di dimensioni straordinarie rispetto alle altre presenze. Attorno ad esse esiste e si può sviluppare ulteriormente un consistente indotto, che crea occupazione. Ma prima di pensare, giustamente, alla creazione di nuove opportunità, bisognerebbe salvaguardare l’esistente. Altrimenti il domani non può che essere nero. L’economia vive una fase di grande difficoltà, che si avverte sull’intero territorio. Fortunatamente, vi sono anche realtà di rilievo, che vanno bene, come l’Ema e la Denso. Serve, dunque, una strategia di sviluppo complessiva, che tenga conto di ogni tassello».


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