Pane

La senatrice di Forza Italia, Sandra Lonardo, componente della IX Commissione Agricoltura, spiega le ragioni della proposta da lei avanzata al Senato per ridurre il carico fiscale sulla produzione e la vendita del pane.

«Abbiamo esaminato ieri in sede consultiva, nella IX Commissione Agricoltura al Senato, congiuntamente, i ddl nn. 169 e 739 (produzione e vendita del pane). Ho ritenuto sottolineare l’importanza di inserire nel testo una parte che riguardi la fase della commercializzazione, attualmente non disciplinata all’interno del disegno di Legge, relativamente all’etichettatura ed all’imbustamento», spiega.

La senatrice Sandra Lonardo

«Mi sono soffermata, inoltre, sull’importanza dei tempi di lavorazione/lievitazione: più che di tempo massimo, infatti, occorrerebbe parlare di tempo minimo, in quanto, l’intervallo di tempo medio per i pani tradizionali di pezzatura superiore a 1 kg è di circa 6/8 ore dall’impasto (farina+sale+acqua+lievito madre) sino al termine della cottura». Diversamente, sottolinea, «parliamo di pani industriali, per i quali i processi sono più brevi grazie all’utilizzo del lievito di birra o di altri agenti lievitanti di natura chimica». Infine, prosegue, «ho rappresentato un’analisi dalla quale è emerso quanto sia difficile sostenere economicamente l’attività di panificazione artigianale, in particolar modo nel Sud Italia e nelle aree rurali dove i fatturati medi delle aziende sono di piccola entità».

LA PROPOSTA IN MATERIA FISCALE. Secondo Sandra Leonardo, «per dare un minimo di incentivo, ho fatto presente che sarebbe auspicabile quanto meno l’eliminazione dell’IRAP, almeno per le attività labour intensive. Ad ogni modo, si tratta di un settore sul quale ci sarebbe molto da pensare e da lavorare per poter scongiurare la totale scomparsa degli operatori artigianali». E fa un esempio per tutti: «Nella provincia di Benevento è rimasto un solo panificatore che sappia produrre la c.d. ‘marsigliese’, un panino tipico della tradizione beneventana, estinto con la scomparsa dei vecchi panettieri, e certamente a nessun giovane potrà mai venire in mente di dedicarsi a questo mestiere se non gli si offrono prospettive di sostenibilità economica, oltre che di crescita professionale».

Per questo, conclude, «penso chiaramente a tutti i giovani delle altre province italiane, che potrebbero intraprendere attività imprenditoriali in questo settore, solo se fossero supportati ed incentivati».

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