Area vasta di Avellino, D’Amelio: iter attivato. Piano da 100 milioni

A Palazzo Santa Lucia è iniziata la ricognizione per l'individuazione delle risorse finanziarie necessarie agli interventi. La presidente del Consiglio regionale auspica una gestione unitaria del Pd e delle prossime elezioni amministrative del capoluogo: "Avellino torni ad essere un riferimento per il territorio e per la Campania".

«Riprende l’iter del Protocollo d’intesa dell’Area Vasta di Avellino con la Regione». Ad annunciarlo in anteprima è la presidente del consiglio regionale, Rosetta D’Amelio.

Dopo un lavoro articolato e complesso, non senza polemiche, che ha visto il coinvolgimento di 46 Comuni irpini, divisi in fasce di interesse omogeneo, guidati dall’amministrazione del capoluogo, targata Foti, e con l’iniziale imprimatur del governatore De Luca, torna al centro dell’attenzione lo strumento di programmazione di interventi di sviluppo, promozione del territorio e di riqualificazione urbana, di cui si erano perse le tracce a Palazzo Santa Lucia. (Leggi l’articolo)

Cinque gli assi di intervento che ricalcano le direttrici strategiche del Por Campania 2014/2020 (Innovazione e sostegno alla competitività; Ambiente, patrimonio culturale e trasporti; Welfare; Sviluppo urbano sostenibile), con progetti quali il corridoio ecologico del Parco urbano intercomunale del Fenestrelle, i bacini del Sabato e dell’Alta Solofrana; il Sistema turistico-museale; gli interventi infrastrutturali e di sostituzione edilizia dei prefabbricati pesanti e l’attuazione dell’Agenda digitale, per circa 100 milioni di euro di finanziamenti da captare, ai quali avrebbero dovuti aggiungersi ed integrarsi ulteriori stanziamenti per progetti dei singoli Comuni aderenti.

Un piano che si incrocia con gli investimenti di ammodernamento ed elettrificazione delle tratte ferroviarie irpine, in connessione con la rete regionale, e che aveva partecipato al fondo di rotazione della Regione, per l’avvio delle progettazioni esecutive.

Presidente, da dove riprende il cammino?

«Dalla ricognizione delle risorse disponibili e dalle procedure necessarie per garantire le coperture finanziarie. Si tratta di un passaggio importante che va a completare il quadro degli impegni della Regione per il futuro della città di Avellino e di un vasto comprensorio provinciale, al quale si aggiungerà il lavoro teso alla valorizzazione della stazione ferroviaria del capoluogo».

Soltanto qualche giorno fa è stata sottoscritta la delega per il Pics, il Piano integrato città sostenibile, per interventi sulla zona orientale e sul centro storico di Avellino.

«Sì, un progetto di 18 milioni di euro per riammagliare urbanisticamente la città e per creare nuove opportunità di sviluppo per le attività produttive. Quasi in contemporanea, poi, è stato sbloccato il consorzio per le politiche sociali, superando le tensioni che si erano create con i Comuni limitrofi al capoluogo, che consentirà la gestione dei finanziamenti e soprattutto il funzionamento dei servizi. Insomma, delle buone notizie per la città e per il territorio, che testimoniano il lavoro che sta portando avanti la Regione, ma anche gli sforzi compiuti dal commissario prefettizio del Comune di Avellino, Giuseppe Priolo, per far uscire la città da una condizione di difficoltà».

Ha avuto modo di apprezzarne l’impegno?

«Non c’è dubbio. Non posso che constatare un’azione decisa e seria che viene portata avanti dall’intero staff commissariale, in un contesto molto delicato, per sciogliere intricati nodi amministrativi, restituendo alla comunità una dose di ottimismo per il futuro ed agevolando così il lavoro del prossimo governo cittadino».

Secondo lei il Pd come dovrà affrontare l’appuntamento delle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale del capoluogo?

«Spero che ci sia la volontà da parte di tutti di costruire una proposta credibile, per dare alla città il miglior sindaco possibile. Bisogna far diventare Avellino nuovamente protagonista del territorio e dell’intera Campania, mettendola in condizione di essere un centro propulsore di relazioni e di idee, così come lo è stata in anni passati». (Leggi l’articolo)

A quanto pare però non sarà facile mettere tutti d’accordo.

«Le aspettative dei singoli o le diversità di opinione sono assolutamente legittime, ma è necessario trovare una sintesi efficace, senza irrigidirsi sugli schemi, che abbia come obiettivo l’interesse generale. Il Pd può recuperare un ruolo politico centrale, ma aprendosi senza timore ai contributi della società. Serve molto coraggio, anche nelle candidature. Non possiamo riproporre sempre gli stessi volti. E’ tempo di rinnovarsi».

Una sfida che riguarda l’intero partito irpino. Come si superano le divisioni e le logiche del passato?

«Le primarie sono un’importante opportunità per voltare pagina e rafforzare il livello di partecipazione. Ma vanno affrontate con grande serietà anche sui territori. Proporrò, quindi, che ai seggi ci siano rappresentanti di tutti i candidati. Dobbiamo sforzarci di parlare e di coinvolgere ampie fasce di cittadinanza. Soltanto così può esserci un nuovo inizio».

Pensa sia possibile una convergenza politica di altre componenti su questi obiettivi?

«L’unità è sicuramente un valore, soprattutto se costruita con il confronto franco, alla luce del sole e sui contenuti. Dobbiamo lasciarci alle spalle le vecchie situazioni. C’è bisogno di serietà, rigore e sobrietà. Ed anche di rispetto per chi realmente crede nel progetto politico e si batte quotidianamente nelle comunità e nelle istituzioni, per andare avanti. Alla fine, su questo percorso si ritroverà chiunque non voglia soltanto dividere».

Quali prospettive intravede sul piano nazionale?

«Qualunque sia il risultato del 3 marzo, auspico che si vada verso una gestione unitaria del Pd. Un partito che sia capace di ascoltare i territori ed investire sul radicamento nella società. Finora abbiamo assistito ad una classe dirigente che si è spesso rinchiusa nelle stanze delle segreterie romane, agevolata e condizionata in questo da leggi elettorali, che hanno reciso il rapporto con gli elettori. I profili dei principali candidati alla segreteria nazionale, però, mi fanno essere fiduciosa. Martina e Zingaretti hanno entrambi un retroterra culturale di sinistra, che può consentire un rilancio dei valori riformisti e democratici».


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