Da Calitri a Castelfranci, non c’era solo l’Alta Irpinia a Matera, per il 2019 capitale europea della Cultura. Sposando pienamente un passaggio chiave dell’intervento pronunciato dal Capo dello Stato, “l’Europa ha individuato in Matera una delle eccellenze italiane”, sono tanti gli irpini delle istituzioni locali, dell’associazionismo e volontariato, delle pro loco, ma anche centinaia di giovani giunti nel cuore della Basilicata con i mezzi più disparati a ritenere questa l’occasione che il Mezzogiorno attendeva da tempo. I riflettori continentali sulla Basilicata, al centro tra Mar Ionio, Adratico e Tirreno, restituiscono cittadinanza ad un popolo laborioso, tenace, colto, capace di sognare e di lottare.

Il Sindaco di Calitri, Michele Di Maio, con Salvatore Adduce, presidente del Consiglio di amministrazione della Fondazione Matera-Basilicata 2019

Se per la prima volta dalla sua fondazione, l’Europa unita voluta dai padri fondatori delle democrazie instaurate nel Vecchio Continente dopo la Seconda Guerra Mondiale si accorge delle Aree Interne meridionali italiane, vale allora il monito pronunciato dal presidente della Fondazione Matera-Basilicata 2019, Salvatore Adduce. Il riconoscimento tributato a Matera rappresenta appunto il capovolgimento di un paradigma di destino, ha affermato. “Possiamo raccontare un’altra storia del Mezzogiorno, non più come terra sperduta, ma come motore di uno sviluppo assolutamente proiettato nel futuro”. Nelle parole di Adduce, come in quelle del Capo dello Stato, si legge la consapevolezza che il Mezzogiorno dei giovani, dei cittadini, di chi oggi patisce la mancanza di speranza e di lavoro, come di chi è impegnato con la propria attività ogni giorno, può assumere l’iniziativa in questo Paese, rilanciando con le zone ritenute più avanzate il confronto sul nuovo modello economico e sociale da realizzare nei prossimi decenni.

A Matera si sta facendo la storia (d’Italia e d’Europa), proprio mentre qualcuno, ad esempio in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, non comprende quanto costerebbe al Paese portare a termine il disegno di un federalismo diversificato incompatibile con lo stesso interesse di chi vive in quelle regioni. Da Matera viene fuori un messaggio di speranza, che in sé porta qualcosa di molto più concreto, nel momento in cui l’Europa unita oggi già celebra la rinascita di un luogo di sofferenza come la sede del pensiero e delle possibilità.

La città di Matera evoca precedenti storici di altissima tensione emotiva. Fu tra i Sassi di questa città che l’Italia democratica, liberale e progressista di Alcide De Gasperi comprese il salto culturale compiuto con la nascita di una Repubblica, che seppe ascoltare intellettuali del calibro di Carlo Levi, svuotando edifici rupestri sovraffollati, dove la presenza dell’uomo risaliva al Paleolitico. Fu questo “paesaggio culturale”, come fu definito, a finire come primo sito dell’Italia meridionale nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco nel 1993. Oggi è di nuovo Matera, non Napoli o Palermo, ad imporre all’attenzione di Bruxelles e Strasburgo che quella meridionale non è solo una questione.

Matera terminerà tra undici mesi di essere la Capitale europea della Cultura, ma non cesserà di essere una delle capitali morali dell’Italia di cui Milano, Bologna e Venezia non devono illudersi di poter fare a meno.


Matera 2019, Adduce alla Cava del Sole: abbiamo capovolto un paradigma di destino

«La nostra sfida quindi è stata capovolgere un paradigma di destino. E oggi possiamo affermare con orgoglio che Matera costituisce un’esperienza unica tra le capitali europee della cultura. Perché per la prima volta l’operazione ha raggiunto subito una dimensione popolare e di massa: prima a Matera e Basilicata, poi in Italia e
infine sul piano internazionale», ha detto il presidente della Fondazione Matera- Basilicata2019, Salvatore Adduce, intervenendo alla cerimonia di apertura di Matera, Capitale europea della cultura per il 2019 sabato mattina. Adduce ha parlato ad una folta rappresentanza di sindaci meridionali, radunatisi accanto ai colleghi lucani. Tra loro, il Presidente dell’Anci e sindaco di Bari De Caro. Dalla Lucania viene lanciato un progetto culturale e politico per l’intero Paese, si è detto. «Possiamo raccontare un’altra storia del Mezzogiorno, non più come terra sperduta ma come motore di uno sviluppo assolutamente proiettato nel futuro».

Per Adduce «la stessa commissione europea che ci ha scelto ha riconosciuto il passaggio dal sogno visionario di un manipolo di giovani entusiasti all’impegno vincente delle istituzioni. Solo grazie alla Regione, ai tre diversi presidenti che l’hanno guidata lungo il percorso, De Filippo, Pittella, Franconi, siamo stati in grado di competere e vincere». A Matera si impone un Mezzogiorno delle idee, del coraggio e dell’orgoglio, non quello dell’affare, ha spiegato Adduce: Matera ha un’altra particolarità nella designazione della capitale della cultura: è l’unico caso in cui l’Europa non ci mette soldi. Anzi, proprio uno dei titoli di merito più apprezzati è la capacità di autonomo finanziamento e fund raising. “Si compete e si vince – ricorda Adduce – se sai intercettare e gestire i fondi che recepisci. E qui va dato atto ai diversi governi che si sono succeduti di aver mantenuto la barra diritta su un’unica direttrice di marcia di sostegno all’iniziativa. Grande segno di civiltà politica la continuità di lavoro”.

«Una volta tanto dal Sud non parte una narrazione di piagnisteo. Non ci disperiamo per il treno o l’aereo che non arrivano a Matera, non neghiamo il divario che è testimoniato dalle cifre ma non ci abbandoniamo alla lamentazione. Vogliamo praticare il progresso. Abbiamo lanciato la sfida con il presente e per il futuro e l’abbiamo vinta», ha concluso il presidente Adduce.

Il direttore generale di Matera Basilicata 2019, Paolo Verri, ha descritto con i numeri il livello di attenzione suscitata da Matera: 70 report internazionali, 12 lingue europee in cui la narrazione si è diffusa in tutto il continente, 27 progetti culturali in corso per l’intero 2019, prodotti per il 90% dalla Lucania.


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