Il candidato alla segreteria del Pd, Nicola Zingaretti, Governatore del Lazio

Il candidato alla segreteria nazionale del Pd, Nicola Zingaretti, avvia anche in Irpinia la campagna per le primarie e traccia il percorso di rilancio del partito, auspicando che possa diventare il riferimento di una coalizione più ampia e che sia in grado di riconnettersi con i tanti delusi, che negli ultimi anni si sono allontanati dai Democratici e dalla politica.

Enzo De Luca

Pronti a sostenerlo diverse anime della compagine, dai franceschiniani, guidati dall’ex senatore Enzo De Luca, all’ex segretario provinciale, Franco Vittoria, all’ex vicesindaco di Avellino, Antonio Gengaro, fino all’ex consigliere comunale del capoluogo, Gianluca Festa. All’iniziativa che si è tenuta al Carcere borbonico di Avellino, inoltre, erano presenti insieme a sindaci ed amministratori locali, anche il segretario provinciale del Pd, Giuseppe Di Guglielmo, e dirigenti dell’area riformista, vicina alla presidente del consiglio regionale, Rosa D’Amelio, come Ivo Capone.

Ma Zingaretti ha chiesto a tutti di superare le divisioni e la logica correntizia: «Il Pd deve ricostruire una comunità politica coesa, senza soffocare le differenze. Bisogna voltare pagina. Il congresso è un’opportunità per confrontarci sulle proposte e sulle prospettive, per dimostrare che è possibile un altro modo di fare politica».

Matteo Renzi, senatore del Partito Democratico dal marzo di quest’anno. Si è dimesso da Premier a metà dicembre del 2016. Dal dicembre 2013 al marzo del 2018 è stato ininterrottamente Segretario del Partito Democratico

È necessario, però, partire da una lettura critica ed autocritica di quanto è successo negli ultimi anni: «La crisi che stiamo vivendo come partito è anche colpa nostra. Negli ultimi tempi abbiamo espresso molta rabbia e poca passione. Una militanza più improntata alla fedeltà al capo di turno, che non alla partecipazione». Due le tentazioni rischiose che si presentano in questo momento all’interno del Pd: l’opzione “liquidazionista” e quella “minimalista”. «La prima – ha spiegato il governatore del Lazio – è una ipotesi non solo velleitaria, ma anche pericolosa perché contiene elementi di trasformismo. L’altra, invece, equivale a spostare la polvere sotto il tappeto, affermando che non è successo niente. Si dice che ora tocca agli avversari politici governare, che comunque mostreranno i loro limiti, che li porteranno al fallimento e alla fine gli elettori torneranno automaticamente a votare per noi. In realtà questo non è vero, se non avremo una proposta alternativa».

Nicola Zingaretti

L’esponente politico ha quindi delineato il profilo del nuovo partito che bisognerà costruire: «Siamo stati a lungo subalterni alla concezione leaderistica, ma ciò che serve è un’azione collettiva. La nostra posizione deve essere chiara. Occorre una visione alternativa della società, promuovendo una nuova cultura della solidarietà ed un’economia giusta, in grado di coniugare la crescita e lo sviluppo con l’equità».

Non bisogna, perciò, ripetere gli errori del passato ed i bisogni della comunità non possono che essere la priorità: «La ricchezza si è sempre più concentrata, mentre le disuguaglianze hanno raggiunto livelli mai visti. La scala sociale si è bloccata e fasce di popolazione, soprattutto giovanile, non hanno potuto fruire di servizi essenziali. Meno welfare significa meno garanzie per i cittadini».

La slide pubblicata su twitter da Nicola Zingaretti per commentare la Legge di Bilancio 2019 approvata dal Parlamento

L’antipolitica, però, non è la soluzione ai problemi. Cinque Stelle e Lega stanno, secondo Zingaretti, aggravando la situazione: «Lo scontro con l’Europa è costato miliardi di euro, sottratti al lavoro e allo sviluppo. Hanno tagliato i fondi all’Istruzione, congelato l’aumento delle pensioni previsto dal precedente governo, rincarato i pedaggi autostradali e le tariffe del gas e bloccato le assunzioni dei vincitori di concorsi pubblici, mentre parlano di un reddito di cittadinanza, che non partirà mai».

La ricetta dell’aspirante segretario del Pd, invece, è far ripartire gli investimenti nel settore produttivo, nella ricerca scientifica, nella scuola e nell’università.

Il Palazzo di Montecitorio in una suggestiva immagine
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Dietro l’angolo, però, si nasconderebbe un pericolo per la democrazia: «Quando scoppierà il malessere popolare per il mancato mantenimento delle promesse del governo, il capro espiatorio sarà la democrazia, considerata al pari di un ostacolo. Questo sarà il terzo stadio del populismo». (Leggi l’articolo)


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