Sulle Periferie di Avellino occorre un programma deciso per riportare uffici pubblici ed altri poli attrattori nei quartieri. Fermo restando il Progetto finanziato dallo Stato per la riqualificazione, con diciotto milioni di euro su cui occorre accelerare le procedure, l’Assessore ai Lavori Pubblici e Urbanistica, Rita Sciscio, parla di innovazione energetica, di sicurezza e di lotta all’abusivismo, intervenendo al IX Congresso del Sunia, Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Affittuari. Di seguito il testo della sua relazione:

Più servizi e sicurezza nei quartieri di Avellino

di Rita Sciscio (*)

Grazie per l’invito sono da qualche settimana assessore ai lavori pubblici e all’urbanistica e questa tra ‘altro è la prima occasione di un confronto pubblico. E’ un’ottima e gradita occasione per me. Quando si parla di quartieri mi viene in mente il film “Come un gatto in tangenziale” con Antonio Albanese, in cui il protagonista che si occupa di progetti europei per le periferie va al quartiere dormitorio Bastogi di Roma solo quando la figlia adolescente si fidanza con un ragazzino che abita lì.

L’assessore ai Lavori Pubblici e Urbanistica del Comune di Avellino, Rita Sciscio

Io ho fatto la campagna elettorale nei quartieri, conoscevo da anni chi abita in zona, ho visto chiudere laboratori artigianali che volontari avevano avviato. Ora a Quattrograna ad esempio non c ‘è nemmeno più la chiesetta, la vecchia IV circoscrizione che faceva aggregazione. A Picarelli con il consigliere D’Alessandro, alla Ferrovia con Laudonia e a Bellizzi con D’Archi abbiamo lavorato porta a porta.

Abbiamo visto la signora Maria che combatte con le infiltrazioni della colonna fecale in casa, abbiamo lavorato con il comandante e il vice comandante dei vigili su come e dove intervenire con rapidità. Sappiamo bene che è tutto complesso e difficile. Sono in corso i progetti per lo smantellamento delle coperture in amianto, ringrazio il segretario del Sunia Fiorentino Lieto per la completa ricognizione sulla situazione attuale e con lui dico: sempre prefabbricati pesanti restano, anche se ne sostituiamo qualche parte e limitiamo le infiltrazioni. E non dimentichiamo che in zona ci sono impianti fognanti vecchi di 30 anni.

Le norme salvasuolo di recente entrata in vigore consentiranno di utilizzare gli oneri di urbanizzazione solo per i lavori su servizi e sottoservizi. Il bando periferie per Avellino non è finito nella tagliola del mille proroghe: 18 milioni ad Avellino, una cinquantina in totale. Con la segreteria tecnica del ministero delle infrastrutture stiamo lavorando a implementare misure come il bonus sisma e l’ecobonus.

Ci sono i programmi Pics in corso, si può provare a proseguire su questa strada. Ma dobbiamo continuare a perseguire la strada che punta come dicono i comuni italiani alle politiche sociale e energetiche, sulla sicurezza e lo sviluppo economico.
Strade, risanamento edilizio, sicurezza sismica e idrogeologica, parchi e giardini, scuole e infrastrutture – concordiamo – servono a ricostruire il riammagliamento delle città di cui parla Renzo Piano da anni. E, si badi bene, non soltanto nei quartieri dell’edilizia residenziale pubblica si soffre. Faccio solo un esempio di come questa materia influisca sull’ambiente e la vita dei concittadini: ci sono comparti di nuova edificazione nella zona della caserma dei vigili del fuoco dove non c’è ancora la divisione di acque bianche e nere nelle fogne e questo deprezza il valore degli immobili, crea disagi ai cittadini e danni all’ambiente. E mi fa porre la domanda: come sono stati spesi gli oneri di urbanizzazione pagati da chi ha costruito quegli edifici? Si tratta di una delicata questione sociale che comprende, non vi sfuggirà, anche i temi del riammagliamento dei quartieri , del costruire sul costruito, della riduzione di consumo del suolo. Credo nell’applicazione rigorosa delle norme salva suolo che destinano oneri di urbanizzazione solo alle manutenzioni ordinarie.
Integrazione, innovazione e servizi sono le voci di un vocabolario urbanistico applicabile uniformemente in queste aree difficili. Lo abbiamo detto quando ci siamo presentati alla città. Cerchiamo un’interlocuzione con gli uffici comunali impegnati con i fondi europei già programmati. Ci vuole del tempo, tuttavia.

Pensiamo anche a soluzioni alternative a nuova edificazione: individuare edifici già costruiti, complessi di nuova edificazione sottoposti – a causa della crisi immobiliare – a fallimenti, da utilizzare subito al posto di lunghi interventi per nuove costruzioni.Ne vogliamo parlare con tutti i portatorei di interesse.

Insomma sostituire e non costruire per risparmiare suolo, formule nuove di gestione sono possibili. La qualificazione avvenuta in aree come la zona Nord di Milano attorno alle cascine (esempio Cascina di Mare culturale urbano) o il condominio di via della Fucina a Torino, ha consentito di sviluppare progetti di cohousing ma anche attività innovative e integrative come gli orti comuni e le latterie sociali. Dove c’è crescita ma anche dove lo sviluppo è più “lento” bisogna fare i conti con le questioni della migrazione, dell’integrazione culturale e religiosa, come delle diseguaglianze economiche e la disoccupazione. Di qui l’idea di progettare lo sviluppo su quel che c’è secondo i principi dell economia circolare. Le occupazioni abusive sono un altro capitolo doloroso, mi hanno colpito fin da quando ho letto che Foti nelle sue dichiarazioni di fine mandato specificava che definiva i residenti negli alloggi di edilizia residenziale pubblica “occupanti” e mai di “assegnatari”. Le inchieste della magistratura e quelle giornalistiche sollecitate dalle denunce del Sunìa (dipendenti pubblici che si facevano pagare le assegnazioni e altre vergogne), hanno scoperchiato un terribile fenomeno.

Ma i cittadini sono le vittime di questo commercio. Per questo bisogna pensare a misure come quelle sollecitate da Lieto per la riduzione degli affitti, la revisione delle tariffe Imu, oltre che a concrete politiche sociali che consentano a chi ha diritto di avere una casa innanzitutto.

Conosco le questioni di via Penta; la riqualificazione di Picarelli, di Valle. So che a Via Pirone sono indispensabili interventi, condivido, a cominciare dalla riqualificazione complessiva fino alla rimozione dei rifiuti. So che è indispensabile velocizzare il programma di riqualificazione edilizia a Valle per gli interventi di edilizia sostitutiva. Non so, come dice Lieto, se ci vorranno dieci anni, so che però possiamo pensare strade alternative come appunto quello di guardare – per altri casi – al già costruito .
I contenziosi con le imprese, i fallimenti di chi ha vinto le gare sono altri gravi ostacoli. Abbiamo bisogno di uno scatto di fantasia per affrontare la questione anche in presenza di una grave carenza finanziaria in cui versano le pubbliche amministrazioni.

Via Sant’Angelo a Bellizzi, e via Nicolodi alle spalle di via Morelli e SiIvati sono aperte a questioni che vanno dal dissesto idrogeologico alle lungaggini nella progettazione. Ecco perchè bisogna riflettere che c’è una città che decresce e che c’è molto e moltissimo patrimonio privato sfitto. Le strade su cui discutere della gestione degli alloggi sono tante. Partirei dalle manutenzioni (che cominciano con la costituzione dei condomini: unico presidio al degrado), fino alla sostituzione dei manufatti di prefabbricazione pesante con edifici “veri” da costruire o già costruiti. Mentre bisogna distinguere nettamente il capitolo canoni nel bilancio del comune per legarlo saldamente a interventi solo per la manutenzione dell’ edilizia residenziale pubblica.

Credo fortemente che nel tempo dobbiamo trasferire anche uffici comunali e riaprire attività di quartiere per presidiare e far vivere il territorio. Forse le scuole sono il presidio principale. Non servono solo al centro, servono aule aperte soprattutto nei quartieri.

(*): Assessore ai Lavori Pubblici e Urbanistica del Comune di Avellino

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