Contro la costruzione a Chianche di un biodigestore si sta mobilitando una fetta della comunità della media Valle del Calore, in particolare all’interno del distretto vitivinicolo del Greco di Tufo. Legambiente e la Cgil hanno diffuso una nota congiunta con cui chiedono alle autorità locali, in particolare all’Ato dei rifiuti e al sindaci, di assumere le proprie responsabilità. In sostanza si sollecitano le istituzioni locali competenti ad evitare che si giunga allo scontro sulla localizzazione di impianti che sono necessari a far uscire l’Italia dalla procedura d’infrazione europea, ma che vanno realizzati con il pieno consenso delle popolazioni nelle sedi compatibili condivise. Sugli impianti di compostaggio, come quello annunciato in costruzione a Chianche, quello di Legambiente e Cgil è un invito “alla sinergia e al coordinamento tra Amministrazione e cittadini e associazioni”.

Sulla questione intervengono anche Franco Fiordellisi, segretario generale della Cgil di Avellino, e Antonio Giannattasio, componente della segreteria di Legambiente Campania.  Sulla questione sollecitano maggiore sinergia tra amministrazioni, cittadini e associazioni.

«È fondamentale che con responsabilità tutte le realtà sociali ed economiche territoriali si impegnino e cooperino per la realizzazione di un ciclo industriale integrato, funzionale alla compiuta circolarità della materia», dichiara Fiordellisi. «Come Cgil da sempre ribadiamo che per ristabilire un necessario clima di fiducia servono informazione e vera partecipazione attiva dei cittadini, che devono esprimersi responsabilmente quando si tratta di intraprendere scelte impiantistiche in materia di rifiuti, rifuggendo la logica del “No” a prescindere».

La Cgil chiede «che l’impianto di Chianche vada fermato, coinvolgendo tutti per individuare soluzioni vere ed ecocompatibili dal punto di vista industriale», così come Legambiente, prende atto della mancanza di dialogo sul territorio prima dell’avvio dell’iter per Chianche, pur sottolineando la necessità di realizzare gli impianti di compostaggio.

Di seguito il testo integrale della nota.


Invito alla sinergia e al coordinamento tra Amministrazioni, cittadini e associazioni

documento di Legambiente Campania e CdLT CGIL Avellino

È noto che a carico dei cittadini campani grava la sanzione giornaliera di 120.000,00 € inflitta dalla Corte di Giustizia Europea, per l’insufficienza infrastrutturale relativa a discariche, termodistruttori e impianti di trattamento dei rifiuti organici. L’aggiornamento del Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti Urbani (PRGRU ) del 2016 ha ridimensionato, infatti, decisamente il deficit relativo a discariche e termodistruttori, ponendo quale fattore cruciale proprio il soddisfacimento del fabbisogno di impianti per il trattamento dei rifiuti organici, oltre che l’incremento della raccolta differenziata. Bene quindi la realizzazione d’impianti di compostaggio, auspicando sempre una responsabilizzazione delle Amministrazioni affinché siano realizzati in modo da limitare al massimo possibile gli impatti sull’ambiente e sui cittadini. Impianti che, nell’ambito delle prerogative di indirizzo delle Pubbliche Amministrazioni, in coerenza con il PRGRU e la normativa sovraordinata, devono essere collocati in aree industriali adeguatamente predisposte, in siti la cui posizione rispetto ai vari comuni serviti deve essere prossimale alle maggiori fonti di produzione (principio di prossimità) e agli snodi viari e privilegiando la realizzazione di impianti di tipo combinato, cioè utilizzino sia il processo aerobico (compostaggio) che quello anaerobico (biodigestione), che permettono di ottenere le migliori performance dal punto di vista del consumo energetico (produzione di energia elettrica, termica, biometano). Negli anni dell’emergenza rifiuti in Campania, le Pubbliche Amministrazioni di ogni ordine, grado e colore politico non si sono particolarmente distinte per capacità gestionali e ciò ha diffuso un senso di profonda sfiducia e sconforto tra i cittadini che, non si mostrano più disponibili a concedere carta bianca senza le dovute garanzie. E come spesso accade, constatiamo anche nel caso di Chianche (Av) la mancata attività relazionale, partecipata, di sinergia e coordinamento tra Amministrazione, cittadini, associazioni, realtà produttive territoriali, in particolare agricole, necessaria, a nostro avviso, per l’individuazione del sito e la decisione per la successiva realizzazione.
Il 15 settembre, durante la “manifestazione pubblica… in movimento” Legambiente Campania e CdLT Cgil Avellino aderiscono e chiedono, nella prospettiva del superamento dell’attuale impasse, un forte impegno delle Pubbliche Amministrazioni nell’operare insieme con responsabilità e trasparenza per una soluzione condivisa volta a soddisfare nel tempo più breve la necessità impiantistica a livello provinciale in coerenza con gli indirizzi della pianificazione di settore e porre in essere uno sforzo costante non solo nel raggiungere e superare il 65% di raccolta differenziata, ma soprattutto nel conseguire una elevata qualità delle matrici selezionate, concretizzando significativamente i presupposti dell’economia circolare, fare formazione agli operatori e cittadini per migliorare la qualità ed in conferimento dei materiali differenziati, predisporre verifiche reali ai materiali conferiti.
Inoltre riteniamo che l’Ente d’ATO rifiuti AV, espressione dei comuni del territorio, debba finalmente esercitare le funzioni amministrative e le relative potestà regolamentari demandate per legge, anche al fine di evitare che scelte importanti vengano prese in emergenza e pertanto rischino di non garantire l’adeguata coerenza degli interventi.
D’altra parte, l’Irpinia, per la sua morfologia e tipologia di attività produttive e sociali, dovrebbe fare da modello verso le altre aree, in quanto i prodotti dei processi di trattamento della frazione organica proveniente da raccolta differenziata potrebbero utilmente contribuire a ridurre l’utilizzo di concimi di sintesi e degli effetti negativi degli stessi sulle risorse idriche, migliorando la qualità dei terreni e delle colture.
Al fine, quindi di controvertire la crisi rifiuti sempre più incalzante, che non è più solo un problema campano ma sta assumendo una dimensione internazionale, è importante che con responsabilità tutte le realtà sociali ed economiche territoriali si impegnino e cooperino per la realizzazione di un ciclo industriale integrato volto alla compiuta circolarità della materia.
Pertanto ribadiamo ancora che, per ristabilire un necessario clima di fiducia, sono necessarie un’adeguata informazione, coinvolgimento e vera partecipazione attiva dei cittadini, ma anche che gli stessi si esprimano responsabilmente quando si tratta di intraprendere scelte impiantistiche in materia di rifiuti.
Fermo restando il rispetto dei criteri ed indirizzi vigenti volti alla ottimale collocazione e definizione dell’impiantistica da realizzare, la previsione di efficaci modalità di controllo della funzionalità e corretta conduzione degli impianti in fase di esercizio dovrà costituire un elemento di garanzia imprescindibile in favore delle comunità.


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