La Regione ha presentato un programma per la prevenzione dei tumori in Campania attraverso il biomonitoraggio del territorio. Attraverso il controllo e l’analisi costante di aria, suolo, acque, matrici animali e vegetali si valuta la relazione tra inquinanti ambientali, (come metalli pesanti, IPA, PCB, Diossine, ecc.) e la salute umana e animale.

Lo lo studio di biomonitoraggio ambientale “Spes” relativo al territorio regionale della Campania è stato illustrato questa mattina presso la sala ‘Francesco De Sanctis’ di Palazzo Santa Lucia dal presidente della Giunta Regionale della Campania, Vincenzo De Luca, e dal direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, Antonio Limone. Il Presidente De Luca ha sottolineato l’importanza e l’innovazione di questo strumento per ‘leggere’ l’andamento e l’evoluzione dell’ecosistema all’interno del perimetro regionale, partendo dalle zone più soggette al rischio biologico indotto dalle attività umane e industriali, civili, urbane o criminali, per estendersi all’intera superficie della Campania. La raccolta dei dati ha lo scopo di approfondire le dinamiche ecologiche, valutare e misurare l’impatto nocivo sull’uomo e l’habitat, a beneficio delle autorità sanitarie e ambientali, a cui sono destinati i rapporti, le ricerche e le analisi per le decisioni necessarie. De Luca ha sottolineato anche la funzione di queste indagini scientifiche per i medici e le strutture sanitarie, nell’ottica di una prevenzione avanzata delle patologie tumorali e generiche. L’orizzonte di questi saperi accumulati in tempo reale è infatti l’assunzione di responsabilità e decisioni tempestive ed efficaci, tanto da prevenire il fenomeno, scongiurando il danno.

IL BIOMONITORAGGIO “SPES”. «Negli ultimi mesi l’IZSM grazie all’istituzione della Task force inter-ministeriale Terra dei Fuochi, alla Regione Campania, all’ARPAC e al contributo delle Università campane, ha condotto un importante e innovativo piano di monitoraggio “Campania Trasparente”, su aria, suolo, acque, matrici animali e vegetali», è stato spiegato. «I risultati dello studio, presentati ad EXPO 2015, saranno incrociati con i dati relativi all’Area Medica, in riferimento ai diversi cluster in cui è stato suddiviso il territorio oggetto di studio». Di seguito la sintesi realizzata dai ricercatori
Lo studio
IL BIOMONITORAGGIO PER LA TERRA DEI FUOCHI La situazione ambientale dell’area riguardante la Terra dei Fuochi è peculiare e complessa: la presenza di siti contaminati, lo scarso stato qualitativo dei corpi idrici, le pratiche di smaltimento illegale dei rifiuti e la combustione incontrollata di sversamenti illeciti, rende molto complessa l’identificazione della popolazione esposta oggetto dello studio. E’ verosimile che la popolazione residente nei comuni di tale area sia stata sottoposta, nel corso degli anni, all’effetto combinato di diversi fattori di rischio: stile di vita (fumo, alimentazione squilibrata, ecc.), attività professionale e inquinamento delle matrici ambientali. In tale popolazione l’effetto combinato di tali fattori provoca un’aumentata suscettibilità alle patologie cronico-degenerative, congenite ai tumori. E’ riconosciuto, inoltre, che l’effetto combinato di diversi fattori di rischio non ha le stesse conseguenze sulle persone, anche se appartenenti al medesimo gruppo familiare, in quanto esiste una specifica risposta individuale (genetica) al danno. Alcuni individui, infatti, possiedono capacità di resistere ai danni subiti (come aberrazioni cromosomiche, mutazione geniche) più sviluppate rispetto ad altri (William et al., 2009). La complessità determina la necessità di attivare uno studio con approccio innovativo, non-convenzionale, multi disciplinare e multi-parametrico in grado di perseguire obiettivi diversificati.
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