Addio a Giovanna Amendola, protagonista con la sua famiglia del ‘900 avellinese

Era l'ultima figlia di Francesco Amendola, primo Sindaco di Avellino nel dopoguerra e animatore, nel Capoluogo Irpino, tra le due guerre, di un cenacolo culturale nella sua casa di via Due Principati. Aveva 95 anni. Il ricordo di Alberto Iandoli

La città di Avellino dà il suo commosso addio a Giovanna Amendola De Biase Madia, protagonista con la sua famiglia del ‘900 avellinese. Aveva 95 anni. “Con la scomparsa di Donna Giovanna Amendola, Avellino perde una avellinese innamorata della sua città e una testimone significativa del ‘900”, scrive lo storico dell’arte Alberto Iandoli, che traccia un breve ma denso ritratto storico della donna e della intellettuale. Di seguito il suo ricordo della signora Giovanna Amendola De Biase Madia, ultima figlia di Francesco Amendola, primo Sindaco di Avellino nel dopoguerra e animatore, nel Capoluogo Irpino, tra le due guerre, di un cenacolo culturale nella sua casa di via Due Principati.

Giovanna Amendola De Biase Madia

Donna Giovanna Amendola, addio ad una testimone significativa del ‘900

di Alberto Iandoli | Storico dell’Arte

“Un vecchio che muore è una biblioteca che brucia”, lo ripeteva spesso nelle sue lezioni all’Università a noi studenti l’Antropologo Luigi Maria Lombardi Satriani. Ebbene questo proverbio, che ho scoperto poi tempo dopo essere di origini africane, è ciò che mi è balzato subito alla mente quando ho appreso dal Vicesindaco di Avellino Laura Nargi della scomparsa di Donna Giovanna Amendola, per lei innanzitutto nonna Giovanna, avendo sposato il Vicesindaco Laura Nargi il nipote di Donna Giovanna, l’Ing. Giovanni Godas. Ma la nonna Giovanna di Laura Nargi e di suo marito Giovanni Godas era tanto altro ancora. Era innanzitutto una avellinese innamorata della sua città, e poi l’ultima testimone oculare di tanta parte di quello che lo storico britannico Eric Hobsbawm definì “il secolo breve”, ovvero il ‘900, per ciò che attiene in generale la città di Avellino, ed in particolare per ciò che riguarda la storia di una illustre famiglia non di origini avellinesi, ma che tanta parte è stata nella storia del ‘900 del Capoluogo Irpino, mi riferisco alla famiglia Amendola.  Ho incontrato la prima volta Donna Giovanna ormai tanti anni fa e ricordo bene anche la circostanza. Fu in occasione dell’inaugurazione della mostra dedicata alla poliedricità dell’Ing. Domenico Fraternali, voluta dall’allora Assessore alla Cultura del Comune di Avellino Salvatore Biazzo e allestita anche grazie al mio contributo e a quello del compianto Massimino D’Argenio alla “Casina del Principe”, allora appena restituita alla città dopo i lunghi lavori di restauro. A presentarmi Donna Giovanna fu la moglie dell’Ing. Fraternali, la signora Orsola e fu, come si suol dire, “amore a prima vista” ! Mi spiego, rimasi subito colpito cioè dalla vivacità di quella donna, la signora Giovanna appunto, che di anni credo ne contasse allora già una ottantina ma che dimostrava una giovinezza mentale degna di una ventenne. Già in quella occasione, felice Donna Giovanna di trovarsi a discorrere con un giovane appassionato di storia locale che sapesse lei chi fosse e a quale famiglia appartenesse, con dovizia di particolari iniziò già da quel primo incontro ad aprirmi lo “scrigno dei ricordi”, e a narrarmi aneddoti sulla sua illustre famiglia, ed in particolare su suo padre Francesco Amendola, fondatore ed animatore a cavallo tra l’ultimo ventennio della prima metà del ‘900 e il primo decennio della seconda metà del secolo scorso di un importante cenacolo culturale nella città di Avellino, uomo attento alle esigenze degli ultimi e illuminato Sindaco del Capoluogo Irpino nell’immediato dopoguerra. A quell’incontro negli anni hanno fatto seguito tanti altri incontri in cui Donna Giovanna, sempre con la stessa lucidità, nonostante l’inesorabile scorrere del tempo, non perdeva occasione di arricchire le mie conoscenze di storia locale con notizie che mai e poi mai avrei potuto apprendere se non da lei, soprattutto per ciò che riguarda la storia della sua famiglia, che si fonde per una buona fetta di storia del ‘900 con quella più in generale della città di Avellino. Lo ricordavo prima, il padre di Donna Giovanna, Francesco Amendola, fu animatore di un Salotto Culturale di indubbio spessore, che riunì tra le quattro mura di Villa Amendola, oggi sede del Museo Civico di Avellino, il meglio dell’intellighenzia della città di Avellino a cavallo tra le due guerre, e della vicina Napoli. Dalla lucida memoria di Donna Giovanna infatti ho appreso nei nostri incontri, e dalle lunghe chiacchierate, che ospiti di suo padre Francesco furono a Villa Amendola il filosofo Benedetto Croce, il commediografo Roberto Bracco, il pittore Giuseppe Casciaro (innamorato dell’Irpinia) e suo figlio Guido, gli storici Francesco Scandone e Vincenzo Cannaviello, il meridionalista Guido Dorso e tanti altri ancora. Sempre da Donna Giovanna ho saputo della quotidianità di una famiglia, quella degli Amendola, specchio di una società borghese illuminata, attenta alle esigenze degli ultimi. Dalla sua viva voce ho vissuto, per la capacità che aveva Donna Giovanna nel raccontare e nel coinvolgere chi si intratteneva con lei a dialogare epoche che cronologicamente non ho vissuto, ma che grazie a lei mi è sembrato di vivere, e ho conosciuto personaggi noti e meno noti di un tempo tanto lontano da me. Grazie alla capacità di coinvolgere chi dialogava con lei Donna Giovanna mi ha “presentato”, e mi è parso poi di aver davvero conosciuto, suo padre Francesco Amendola, che scomparso il 5 novembre del 1959 fu salutato dai suoi concittadini, ed in primis dal Sindaco del tempo Michelangelo Nicoletti come “uomo di alto sentire, che profuse sempre , sia nella vita privata che in quella pubblica, i tesori inesauribili del suo cuore generoso”. Attraverso i racconti di Donna Giovanna poi ho conosciuto sua madre Donna Maria Carolina Viola (figlia dell’Archeologo Luigi Viola che fu collaboratore del grande Theodor Mommsen, celebre storico, numismatico ed epigrafista, oltre che premio Nobel per la Letteratura nel 1902 per la sua monumentale “Storia di Roma”), donna di profonda fede cristiana Maria Carolina Viola, era votata, come suo marito, al bene del prossimo. E ancora, Donna Giovanna nei suoi racconti mi ha fatto conoscere il resto della sua famiglia di origine, mi riferisco ai suoi sei, tra fratelli e sorelle, ho conosciuto infatti attraverso i suo narrare Francesca, Caterina, detta Ketty, Michelangela, detta Mina, Vito, Gennaro, detto Genny e Luisa, e ancora il suo famoso cugino Giorgio Amendola (che fu, tra l’altro, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri nei Governi Parri prima e De Gasperi poi, oltre che più volte Deputato al Parlamento della Repubblica Italiana) e che era figlio di Giovanni Amendola, liberale e antifascista, più volte Deputato al Parlamento del Regno d’Italia. Così come ho conosciuto attraverso i suoi racconti il suo compagno di vita Aldo De Biase Madia, andato via troppo presto, ormai quasi mezzo secolo fa. Dalla sua viva voce ho appreso dell’esistenza ad Avellino, nell’immediato dopoguerra, di una “Libera Scuola d’Arte” che aveva sede in locali di fortuna in Piazza Duomo, di cui Donna Giovanna fu entusiasta allieva del compianto e purtroppo dimenticato prof. Filippo De jorio, valente artista e studioso d’arte avellinese, che meriterebbe di essere tirato fuori dall’ombra, e che grazie ai racconti di Donna Giovanna ho appreso essere stato anche fondatore di questa “Libera Scuola d’Arte”. Che dire poi della sua gioia nel visitare il Museo Civico di Villa Amendola in occasione del taglio del nastro dell’esposizione museale permanente da me curata in quegli stessi ambienti che un tempo erano stati la sua casa e quella del resto della sua famiglia d’origine ? Ricordo come fosse ieri i suoi occhi lucidi nel visitare, accompagnata da me, le sale del nostro Museo Civico quella mattina del 10 Gennaio 2014, data questa dell’apertura al pubblico del primo nucleo del Museo. Al termine della visita un suo “bravo” valse per me, e non è retorica la mia, più di una medaglia al valore ! Mi piace ricordare ancora di talune altre visite di Donna Giovanna a Villa Amendola, e precisamente quella in occasione dell’apertura al pubblico delle Grotte della Villa fortemente voluta dal Sindaco Gianluca Festa e dal suo Vice Laura Nargi in cui Donna Giovanna, visibilmente commossa, raccontò a me e al resto dei presenti, Sindaco Festa, e Vicesindaco Nargi compresi, i suoi ricordi relativi ai bombardamenti che interessarono la città di Avellino nel Settembre del 1943 in cui proprio le Grotte di Villa Amendola, grazie alla generosità di suo padre Francesco e di sua madre Maria Carolina Viola offrirono un sicuro riparo a tanti avellinesi che scamparono così a morte altrimenti certa. Mi piace ricordare le altrettanto gradite visite di Donna Giovanna a Villa Amendola in occasione della Mostra fotografica di Paola Bruno allestita nei giardini dell’antica dimora avellinese dal titolo “Still Standing – Sguardi un anno dopo” e l’ultima visita di Donna Giovanna al Polo Museale di Via Due Principati in occasione dell’iniziativa promossa dai FAI di Avellino “Giardini Segreti”, in cui ancora una volta Donna Giovanna fu l’attrazione principale dell’evento, intrattenendo i presenti con i suoi racconti di storia vissuta, narrati con quel suo porsi sic et simpliciter che incantava, oltre che per i contenuti per quel suo porsi appunto, così semplicemente, ma sempre e comunque con naturale, innata eleganza ! Con la scomparsa di Donna Giovanna Amendola, Avellino e noi avellinesi tutti perdiamo una Donna innamorata della sua città e uno degli ultimi, se non l’ultimo testimone oculare di quello che fu per gran parte il ‘900 nel Capoluogo Irpino, ma soprattutto con la dipartita di Donna Giovanna Amendola scompare una Donna il cui spessore era inversamente proporzionale alla minuta statura! In questo triste momento, sinceramente commosso mi stringo ai suoi familiari, ed in particolare, oltre ai figli, ai nipoti Giovanni Godas e Laura Nargi, a cui sin da ora offro la mia personale disponibilità a mantenere vivo con loro il ricordo della nobile figura di Donna Giovanna, e come avrebbe voluto Lei, a contribuire a mantenere sempre vivo il ricordo del suo illustre genitore Francesco Amendola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Addio a Giovanna Amendola, protagonista con la sua famiglia del ‘900 avellinese

Addio a Giovanna Amendola, protagonista con la sua famiglia del ‘900 avellinese

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