Il «Cimarosa» omaggia Rossini e la sua musa Isabella Colbran

Un pomeriggio di sabato dedicato al teatro musicale al Conservatorio di Avellino

Il «Cimarosa» omaggia Rossini e la sua musa Isabella Colbran sabato 29 ottobre, dalle ore 17.30, presso l’auditorium «Vincenzo Vitale» del Conservatorio di Avellino. Un «après-midi musical», un pomeriggio dedicato alla grande musica con «Isabella Colbran, le voci di Rossini», si legge in una nota.


Il «Cimarosa» omaggia Rossini e la sua musa Isabella Colbran

L’OMAGGIO ALLA MUSA. «Un ideale invito all’opera, – spiega Maria Gabriella Della Sala, direttore dell’Istituzione irpina di alta formazione musicale, – uno spaccato originale del teatro musicale del grande Gioachino Rossini, ma anche un omaggio ad Isabella Colbran, la voce che più di ogni altra ha influenzato il melodramma italiano della sua epoca». «Una figura splendida, con occhi di fuoco da circassa, una foresta di capelli e l’istinto da tragedia…». Con queste parole Stendhal descriveva la soprano e compositrice Isabella Colbran, nata a Madrid il 28 febbraio 1784 e morta a Castenaso il 6 ottobre 1845. Alla sua straordinaria voce Gioachino Rossini dedicò ben dieci delle sue opere serie e molti altri compositori scrissero per lei.

IL PROGRAMMA. Tutto il concerto sarà un alternarsi di momenti dedicati alla sua figura e alle più intense pagine della produzione rossiniana, interpretate dai soprani Paola Pelella, Carmen Pellegrini, Maria Alvino, Laurapia Panarella e dai mezzo soprani Flavia Fioretti e Gerardina Lombardi, accompagnate al pianoforte dal Maestro Concetta Varricchio, docente del Conservatorio e referente del progetto. A firmarne la regia è Maya Martini, alla quale è affidata la cura della tessitura sia di arie e duetti tratti da celeberrime opere sia di brani che brillano di luce propria del compositore pesarese. Si potranno ascoltare, così, «Una voce poco fa» da Il Barbiere di Siviglia; il Duetto buffo dei gatti; «Per lui che adoro» da L’italiana in Algeri; «Oh mattutini albori» da La donna del lago; Duettino «Vivere io non potrò» da La donna del lago; «Ah, voi condur volete» da Signor Bruschino; «Il mio ben sospiro e chiamo» da La scala di seta; «Cruda sorte» da L’italiana in Algeri; «Selva opaca» dal Guglielmo Tell e, per chiudere, «La danza».


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