“Donnafugata” di Costanza DiQuattro

La narrazione è caratterizzata da continui rimandi e flashback e si può definire una sorta di diario privato, che attinge alla memoria del passato. Suggestiva è la descrizione di Donnafugata che “profumava di notte e di primavera”, circondata dal castello e dai giardini e dell’improvvisa decisione del barone Corrado di non presenziare alla processione di San Giorgio

“Donnafugata” di Costanza DiQuattro. La narrazione è caratterizzata da continui rimandi e flashback e si può definire una sorta di diario privato, che attinge alla memoria del passato. Suggestiva è la descrizione di Donnafugata che “profumava di notte e di primavera”, circondata dal castello e dai giardini e dell’improvvisa decisione del barone Corrado di non presenziare alla processione di San Giorgio, una tradizione inveterata che egli aveva sempre rispettato, ma quel giorno, ormai vecchio, decide di andare contro le regole che avevano sempre caratterizzato la sua vita, attirandosi i muti rimproveri di Angelica, la governante.

Al Palazzo Donnafugata la festa di San Giorgio era sempre stato un espediente per ricevere e brindare. Corrado ricordava quando profondo fosse l’orgoglio di portare la statua di San Giorgio in spalla, mentre tutt’intorno vi era il senso di un’ostentata maestosità: ognuno seguiva il filo della propria melodia nel suonare dietro la processione. A Corrado vengono alla mente i ricordi che non riesce a dimenticare: accanto a lui vi è sempre Micheluzzo, il suo fedele amico di una vita. Il barone si rendeva conto che Donnafugata era il suo mondo, “la sua prigione, il suo volontario esilio e la sua protezione dalla vita”. Gli appare alla mente l’immagine delle sue scorribande da bambino, quando, con la testa bassa e le ginocchia sbucciate, si aggrappava, senza parlare, alla mano della governante Annetta che lo considerava come un figlio, perché il suo era morto a sole due ore dal parto.

Era stato difficile per lui dover abbandonare tutto per proseguire gli studi per Palermo e
“diventare uomo”: molto doloroso sarà, dopo due anni, ricevere una lettera con la notizia della morte di Annetta. Aveva trascorso la sua infanzia con la nostalgia dell’affetto materno e, un giorno, aveva scoperto, per la prima volta in quel momento, l’odore di sua madre che sapeva di “letto e di sonno, di ansie e tenerezze”: era stato convinto dal padre ad andare a caccia e la madre cercava di dissuaderlo, dicendogli che non si sarebbe divertito, perché egli era diverso dagli altri e, quando lei morirà, nonostante fosse ormai grande, era consapevole che ”non si è mai pronti a dirsi orfani”.

A nove anni il suo mondo era il castello, Ragusa Ibla, la filanda, dove Corrado era stato portato dal padre per augurare un sereno Natale agli operai. Un evento, apparentemente semplice, aveva segnato la sua vita: mentre il padre iniziava il discorso, egli aveva visto nella vallata un bambino di cinque o sei anni, sporco, che litigava con un gatto per un pezzo di pane. Corrado era fuggito via per raggiungerlo: i due si erano osservati a lungo e Corrado si era sentito a disagio, perché era vestito bene. In quel momento aveva capito
che non doveva mai piegarsi alle paure: era andato a prendere un pezzo di pane e quattro mele e le aveva portate al bambino che aveva mangiato avidamente. Gli aveva chiesto il nome, Micheluzzo, voleva che diventassero amici e gli aveva dato il suo cappotto. Il suo gesto aveva fatto adombrare lo sguardo di suo padre Francesco, che cercava il consenso del tempo, un segno su questa terra che abbia il suo nome e gli aveva lasciato un testamento spirituale: ”custodisci tutti i templi che ti lascio, sono l’involucro della nostra
anima”.

Corrado continua, nel corso degli anni, a prendersi cura di Micheluzzo, che era rimasto solo nelpiccolo borgo di Donnafugata e gli insegna anche a leggere e scrivere. Qualche anno dopo, la situazione era cambiata : Michelozzo lo chiamava “Voscenza”, perché ognuno doveva rispettare un ruolo, ma la loro amicizia non sarebbe mai cambiata. Corrado vivrà un profondo dolore per la situazione di sua figlia Vincenzina, abbandonata dal marito, che
considerava un uomo senza vergogna e provava un grande desiderio di vendetta. Egli aveva calpestato la dignità sua, del padre e delle figlie e Corrado fa un gesto importante, rivoluzionario per quell’epoca: le concede di chiedere l’annullamento civile e quando apprenderà che egli si sarebbe sposato, la allontana da Palermo, non nascondendole tuttavia la verità. La scomparsa prematura di lei gli fa provare una profonda
disperazione, facendolo sentire impotente ed inutile.

Dal giorno del suo funerale, Corrado si era chiuso nella stanza del biliardo e non era più uscito, rifiutava di mangiare, di vedere gente: solo a Micheluzzo era consentito entrare e gli leggeva tutti i biglietti di condoglianze. Quella lettura aveva il suono di una litania ed
egli ricordava quando aveva deciso di portarla a Parigi per farla curare; vi era rimasta più di un anno e negli ultimi tempi non voleva più uscire, perché non sopportava la commiserazione degli altri. Quando si era resa conto della gravità delle sue condizioni, gli aveva affidato le sue bambine. Alla sua morte Corrado aveva fatto vestire di lutto Donnafugata e tutto ciò che la circondava, ma aveva continuato a curare il giardino, un
immenso e variopinto roseto: le rose erano state una passione di tutte le donne della famiglia, che vedevano in quei fiori “l’inconsistenza della vita, la fuggevolezza delle cose, la precarietà dell’esistenza”: esse sembrano eterne quando sono fiorite e poi muoiono in poche ore, lasciando la scia di un profumo che è stato intenso.

Struggente è il momento in cui Corrado, appesantito dagli anni, stanco e claudicante,
attraversa i salotti con un cesto di rose in mano che porterà a sua moglie ormai morente : un’immagine piena di tenerezza, quasi come “una carezza”. Corrado si faceva cullare dal passato, dimenticandosi del presente e vivendo di rimpianti: accanto a lei c’è Micheluzzo a cui affida Donnafugata che “deve continuare a guardare dall’alto”, ma soprattutto Maria che
considera il nonno l’unico uomo, sostegno e fortezza della sua vita e scrive alla sorella: “Oggi è morto il padre che non abbiamo mai avuto, l’esempio da seguire, uno scoglio sul quale sedersi per osservare le tempeste della vita”.

A cura di Ilde Rampino

ARTICOLI CORRELATI