Il Cav “Di Donna” è un metodo da esportare. Delli Gatti: partiamo dal Moscati

La referente per l’Asl di Avellino Patrizia Delli Gatti illustra l’unico percorso congiunto sanitario e sociale presente in Irpinia, che rafforza la rete territoriale e punta alla sensibilizzazione trasversale. "Sarebbe importante poter lavorare con gli operatori del Piano di Zona di Avellino, congiuntamente all'azienda ospedaliera"

Il Cav “Di Donna” è un metodo da esportare ad altri centri anti violenza. Complementare alla figura di Michela Iuliano al Consorzio dei Servizi Sociali, Patrizia Delli Gatti è la referente per l’Asl del Centro Anti Violenza allocato presso l’ospedale Criscuoli- Frieri. Già dirigente del Dipartimento Materno Infantile, Delli Gatti cura la parte amministrativa del centro e garantisce il ponte con il pronto soccorso e il personale medico. Una collaborazione a maglie strette che consente ad Asl e Consorzio non solo di dialogare ma di implementare le giuste azioni sui singoli contesti e sui singoli casi. Un unicum in provincia di Avellino, che elegge il Cav di Sant’Angelo dei Lombardi a presidio di cultura oltre che sanitario e socio assistenziale.

“Il consorzio gestisce la parte amministrativa, mentre io sono referente per l’Asl. L’interfaccia prevede una condivisione anche della programmazione di tutte le attività” spiega Delli Gatti. Il Centro Anti Violenza non si occupa solo dell’accoglienza e del sostegno delle donne ma anche della formazione e dell’organizzazione di eventi e altre attività. “In questa organizzazione c’è tanto lavoro: corsi di formazione per operatori ed operatrici del centro, divulgazione delle attività del centro attraverso i convegni, per promuovere la presenza nei diversi comuni. Organizzato insieme anche le attività nelle scuole come prevenzione, che sono state svolte dagli operatori e operatrici del Consorzio. Sulla stessa scia nell’attività di prevenzione nelle scuole è stato innestato il progetto dell’Osservatorio Regionale sulla violenza di genere, recepito dall’Asl e denominato “Paroledelgenere” in cui sono stata coinvolta in prima persona presso gli istituti superiori della provincia di Avellino” continua.

“E’ stata l’occasione per promuovere la battaglia contro la violenza di genere in senso lato, ovvero attraverso l’uso corretto delle parole, ma anche promuovere la presenza di questo centro in Alta Irpinia, che come CAV rimane l’unico con collegamento diretto di un Pronto Soccorso di un ospedale. Non è un risultato da poco. Un centro che vede la collaborazione tra Consorzio e Asl ed è, perciò, in grado di rappresentare un valore aggiunto di grande importanza. Senza contare che nella collaborazione e nella convergenza di obiettivi, sia il Consorzio che l’Asl si rafforzano anche singolarmente”.

La valorizzazione del Centro può avvenire già attraverso l’esportazione di progetto pilota. “Inizialmente la mia idea era quella di esportare al Moscati il modello del Centro Anti Violenza. Ovvero immaginavo che presso la Città Ospedaliera sarebbero stati gli operatori del Piano di Zona Sociale di Avellino ad operare. Al suo tempo l’ex direttore generale dell’azienda ospedaliera Pino Rosato fu molto disponibile sul progetto, supportato anche da Rosetta D’Amelio. Oggi si potrebbe riproporre l’idea. Esportare il modello sarebbe stata la valorizzazione del percorso implementato a Sant’Angelo dei Lombardi, che prevedeva anche Solofra come destinazione. Al Landolfi infatti molte donne si recavano al pronto soccorso, mentre il Centro Anti Violenza era allocato esternamente al presidio ospedaliero. Al Criscuoli-Frieri di Sant’Angelo dei Lombardi il medico visita la donna e la fa accomodare nelle colleghe della stanza accanto. Oppure viceversa, il medico chiama me e, io convoco le colleghe. Entriamo nel pronto soccorso e la donna incontra il personale già nel pronto soccorso, quindi ha l’immediatezza dell’affiancamento socio-sanitario”.

Tutto questo ha contribuito ad un cambiamento di mentalità rispetto agli operatori sanitari. “In due termini: hanno conosciuto meglio cosa significa accompagnare la donna dopo averla visitata e, in secondo luogo, che prima i medici si sentivano soli e impotenti, in quanto dopo l’intervento di cura non potevano più essere d’aiuto alla donna. Adesso gli operatori sanitari si sentono confortati e questo ha plasmato la mentalità e la considerazione degli operatori sociali, che spesso sono vessati” puntualizza la referente Asl.

Senza contare che la presenza del Centro Anti Violenza è uno stimolo ad un atteggiamento culturale diverso da parte del territorio, che oggi è a conoscenza dell’esistenza del servizio. “Le tante telefonate che riceviamo da parte di donne ne sono una testimonianza. Si tratta di una ricchezza mentale e di una sicurezza, al di là se una donna può servirsene. E’ una certezza che si offre a chi è ancora timoroso ed estremamente chiuso. Credo che un altro fattore determinante sia l’accoglienza, non esclusivamente vittime di violenza, ma anche con difficoltà parallele. La disponibilità delle colleghe a seguire donne e ragazze fragili, che potrebbero essere soggette a violenza è un buon completamento del servizio sul territorio.

Un caso di violenza registrato nel nord Italia ad opera di un uomo originario di questo comprensorio è stato seguito da un giudice che ha stabilito l’ammenda economica e la pena, ma ha anche disposto la presa in carico in un centro di violenza più vicino alla sua residenza, per la riabilitazione. La psicologa lo sta seguendo presso la sede del consorzio e questo è un fatto innovativo per il nostro CAV, che si apre alla rieducazione e alla riabilitazione. Credo che questo giudice sia stato molto lungimirante: le poche strutture che esistono in​ Italia per uomini violenti, non ci consentono di parlare di percorsi di riabilitazione. La maggior parte di queste persone vengono comunque lasciate a se stesse e corrono il rischio di essere recidivi e di reiterare la violenza. Anche questo metodo deve essere strutturato, sia a livello giudiziario che sanitario e sociale. Sarà importante poi registrare la valutazione della psicologa che sta seguendo questo caso trarre delle conclusioni, per valutare l’efficacia del percorso e del metodo adottato” conclude.


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