«Il Pd irpino è in ostaggio», Teresa Mele: i Circoli lo liberino

L'esponente di Area Democratica interviene per commentare l'avvio della campagna elettorale in provincia di Avellino. L'allarme: il mio partito assente mentre la politica arretra di fronte alle sue responsabilità storiche

«Per la prima volta nella sua storia, il Partito Democratico avellinese risulta totalmente assente dalla scena politica in una campagna elettorale per le amministrative: la rabbia e l’indignazione che si coglie nei circoli è il segno che il Pd irpino è in ostaggio di una deriva burocratica non più tollerabile». Così Teresa Mele – avvocato e già assessore al Comune di Avellino – commenta questi primi giorni di campagna elettorale per le comunali, che coinvolgono oltre centomila irpini, chiamati ad eleggere alle urne il 3 e 4 ottobre 33 sindaci sui 118 della provincia di Avellino.

Teresa Mele

«Mentre sul nostro territorio gli elettori sono chiamati a rinnovare le rappresentanze di quasi un quarto dei Comuni, nel pieno di un semestre bianco che potrebbe sfociare in elezioni politiche anticipate all’inizio del prossimo anno, quello che tradizionalmente è stato il primo partito per consensi in provincia di Avellino non ha prodotto una sola iniziativa», spiega l’avvocato Mele. «L’attuale vertice irpino del Pd, il terzo commissario mandato in meno di tre anni da Roma, ha brillato per la sua totale assenza. Eppure ci sono sindaci e candidati iscritti al partito in campo, impegnati in sfide impegnative con esponenti di altre forze politiche e movimenti civici. Dov’è la responsabilità di chi in questa fase fa le veci del segretario provinciale? Cosa ha fatto per questo partito e questo territorio chi non ha permesso di eleggere il nuovo gruppo dirigente, liquidando un percorso congressuale che pure era stato realizzato dal suo predecessore per direttiva della segreteria nazionale?». L’ex assessore alle politiche sociali del Comune di Avellino segnala il dato politico. «L’attuale segreteria ‘facente funzioni’ del Pd irpino ha abbandonato i Circoli nella fase più difficile, quella della formazione delle liste, favorendo in questo modo la supplenza di chi fuori, ai margini o anche dentro il partito, ha ritenuto di giocare un ruolo in questa situazione paradossale e senza precedenti». Di qui, il suo giudizio. «Il partito si è defilato inspiegabilmente e clamorosamente se guardiamo ai fatti. Emergono responsabilità politiche evidenti per l’attuale gestione, se si fa un confronto con il profilo tenuto dal partito provinciale un anno fa, quando in occasione delle elezioni regionali l’allora commissario Aldo Cennamo coinvolse riferimenti e rappresentanze politiche e istituzionali, per costruire una lista unitaria, che ha poi raccolto alle urne un chiaro risultato complessivo grazie a tutti i candidati presenti. Oggi, al contrario, non solo la segreteria ‘facente funzioni’ non c’è stata e non c’è, ma azzerando congresso, tesseramento e regole approvate dal nazionale, lascia fuori dalla porta gli oltre 4mila Democratici della provincia di Avellino, a cui peraltro non viene riconosciuto nemmeno il diritto di partecipazione all’eventuale nuovo congresso. Li si chiude fuori dalle stesse sedi dei Circoli che loro hanno aperto nel corso del tempo, permettendo radicamento e consensi al partito in Irpinia e nel Paese».

«I  CIRCOLI LIBERINO UN PD IRPINO IN OSTAGGIO». La preoccupazione dell’ex assessore Teresa Mele per la situazione del suo partito si inquadra in una visione più ampia, come spiega, auspicando peraltro una reazione. «Questi gravi fatti di Avellino destano inquietudine e allarme in chi osserva la drammatica situazione socio economica della provincia di Avellino. Proprio nella fase storica più difficile per la gente comune, per le famiglie e per le imprese, per chi un lavoro ce l’ha e soprattutto per i tanti che sono costretti a cercarlo, la funzione della politica si rende perentoria e indispensabile». Per Teresa Mele «tutte le forze politiche devono sostenere lo sforzo delle istituzioni, chiamate a dare risposte oggi con la programmazione delle risorse finanziarie ordinarie e straordinarie rese disponibili dall’Europa. La priorità è rilanciare l’economia e lo sviluppo dopo quasi due anni di emergenza sanitaria globale. Tra tutte, il primo partito irpino ha un dovere in più». Di qui un doppio monito. «Spetta alla base, ai Circoli del Pd, spezzare le catene burocratiche che tengono chiuso il Coordinamento provinciale, riprendendosi il diritto di decidere le sorti di un partito che è e resta federale. Devono far valere con le loro migliaia di voci le ragioni dell’Irpinia a Roma». Nel contempo, «occorre sostenere le rappresentanze istituzionali impegnate nel tentativo di contribuire alla programmazione economica post pandemica. In Campania il governatore e la sua amministrazione sono impegnati nella elaborazione di un programma integrato per il rilancio economico e sociale a cui dobbiamo dare – come provincia di Avellino e come Democratici – il nostro contributo». Ma non è tutto. L’ex assessore del Comune di Avellino vede all’orizzonte quello che definisce un pericolo ancora maggiore. «La politica irpina deve svegliarsi dal suo torpore, leggendo correttamente i segnali preoccupanti arrivati dalla campagna elettorale. Quando in 7 Comuni su 33 si presenta una sola lista, ciò a cui assistiamo va oltre la tendenza all’astensionismo registrato in questi anni. Si completa un distacco tra cittadini e istituzioni dalle conseguenze devastanti per il futuro della nostra democrazia…».


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