Premio Strega 2021: la selezione della cinquina a Benevento

Il teatro Romano di Benevento torna a riempirsi e a celebrare la rinascita del Paese attraverso la cultura. I dodici finalisti sul palco, introdotti dal giornalista Gigi Marzullo, hanno raccontato brevemente i lavori in concorso

Si è svolta la selezione per il Premio Strega 2021 a Benevento. Il Teatro Romano si è mostrato pieno di gente: è questo il luogo in cui per la prima volta dopo 75 anni si è svolta la selezione dei dodici candidati al Premio Strega 2021. Un’occasione importante per dare lustro e visibilità a questa città, densa di storia e di tradizioni in cui è nato il Premio Strega, il 17 febbraio 1947, dall’ idea della scrittrice Maria Bellonci che pensò di dare vita a un nuovo premio letterario, che contribuisse nell’Italia del primo dopoguerra alla rinascita culturale del Paese. Grazie al mecenatismo di Guido Alberti, gli venne dato il nome del liquore prodotto dall’azienda di famiglia. Finalmente quest’anno, grazie anche al supporto del Sindaco Clemente Mastella che ha fortemente voluto questo evento, la manifestazione ha potuto svolgersi nel luogo che gli ha dato i natali.

Premio Strega 2021

Molto emozionante è stato l’avvicendarsi degli scrittori sul palco: tante voci diverse che esprimevano le proprie emozioni e la loro visione di una realtà fatta di tante sfaccettature. Il giornalista Gigi Marzullo, con acume e sensibilità, ha chiesto ad ognuno di loro di presentare, con pochi cenni, il proprio libro: un caleidoscopio di immagini e parole, tutte molto diverse tra di loro, un confronto pacato ed affascinante dal punto di vista dei contenuti e delle emozioni che le storie portavano con sé e trasmettevano al numeroso pubblico. I libri che concorrevano al Premio Strega erano “Il libro delle case” di Andrea Bajani, “Il pane perduto” di Edith Bruck, “Splendi come vita” di Maria Grazia Calandrone, “L’acqua del lago non è mai dolce” di Giulia Caminito, “Sembrava bellezza” di Teresa Ciabatti, “Borgo Sud” di Donatella Di Pietrantonio, “Cara Pace” di Lisa Ginzburg, “Le ripetizioni” di Giulio Mozzi, “La casa delle madri” di Daniele Petruccioli, “Due vite”di Emanuele Trevi, “Adorazione” di Alice Urciuolo, “L’anno che a Roma fu due volte Natale” di Roberto Venturini.

“Il libro delle case” narra la vita di Io, il protagonista, attraverso brevi capitoli dedicati ad una casa , come se fossero ognuno un ricordo, casualmente, come riappaiono alla memoria, ma non si tratta solo di percezioni visive, ma anche tattili e olfattive: ogni casa, ogni ricordo ha i suoi odori, le sue superfici e i suoi oggetti da toccare. Le varie case ridisegnano pezzi un passato dimenticato, in cui spesso lasciamo parti di noi, che rimangono come tracce nella nostra anima.

“Il pane perduto” rappresenta una grande opera, in cui tutto ciò che l’autrice ha visto e vissuto nel suo cuore e sulla sua pelle, vivendo la tragedia della deportazione nel campo di concentramento, dove persero la vita, la madre, il fratello e il padre. Vi è riflessa tuttavia la luce di un profondo sentimento di dolcezza che sembra cancellare altri sentimenti, come l’odio legittimo per l’orrore e i carnefici. Edith è sopravvissuta all’orrore e racconta, provando un misto di orgoglio e pietà affettuosa per chi ha vissuto il suo stesso incubo. L’istinto di superare tutto ciò è troppo forte, ma Edith deve ripercorrere nella sua mente la realtà: il libro diventa quindi un racconto di storia, di vita e di amore che si deve leggere fino all’ultima pagina.

Le pagine del libro “Splendi come vita” analizzano in modo profondo il rapporto tra una figlia che ha alle spalle un passato estremamente difficile e vive intensamente il dolore dell’abbandono e la madre adottiva che l’ha accolta ma deve fare i conti con le proprie paure e le proprie fragilità, anche se nascoste dietro una corazza di apparente sicurezza. Significativa è la profonda dicotomia tra i due termini: Madre e Mamma, recanti ognuno una valenza diversa: l’imposizione di regole da parte della Madre, foriera di imperativi da rispettare e il bisogno di dare e ricevere affetto, anche se spesso celato, della Mamma.

Un’inquietudine latente lascia le sue tracce tra le pagine del libro “L’acqua del lago non è mai dolce”: una storia dura e intensa, che a volte lacera l’animo del lettore e gli tende la mano per districarsi attraverso i rivoli di tristezza e il desiderio di vivere pienamente, senza mai abbandonarsi allo sconforto e alla disperazione. La protagonista, Gaia, aveva “fame di apprezzamento”, sentiva il bisogno di trasformarsi in donna da poter amare, notava la differenza con le altre ragazze che si potevano permettere tutto, mentre lei è l’unica figlia di poveri in quella classe, ma sua madre le aveva insegnato l’onestà, “quello che è tuo non lo puoi prendere” e lei aveva seguito i suoi consigli. Ma c’è un’altra “fame” che riempie la sua anima: i libri che legge per sostenere gli esami, per distinguersi dagli altri e conquistare un proprio posto nel mondo.

Frammenti di passato aleggiano nel libro “Sembrava bellezza” che narra la storia di una scrittrice di successo sul viale del tramonto, che non si rende conto che tutto questo sta per finire e lo nega perfino a se stessa. al centro del romanzo vi è il senso della caduta, del fallimento e ha un vago sentore autobiografico. Nel trascorrere del tempo si riesce tuttavia a trovare un varco per il perdono e la tenerezza e i pensieri cercano di andare alla ricerca di una verità inafferrabile.

“Borgo Sud” è la descrizione di un viaggio che riporterà la protagonista nel luogo in cui è nata, in quel microcosmo impenetrabile, con la sua gente ospitale e riservata: in quella notte si affolleranno i ricordi e la protagonista, Adriana, dovrà fare i conti con il proprio passato, il rapporto con sua sorella, ma soprattutto rendersi conto da chi sta scappando. Adriana porta sempre uno scompiglio vitale, ma soprattutto la determinazione a guardare sempre in faccia la verità e indicherà la frattura su cui poggia il matrimonio della sorella e l’ipocrisia che permea la loro vita.

Nel libro “Cara pace”, la voce narrante che descrive con intensità sensazioni contrastanti è Maddalena, Maddi, che prende la decisione di andare a Roma per attingere alla fonte del proprio passato, ripercorrendo i luoghi che l’hanno vista bambina assieme a Nina, sua sorella e ritornando con il pensiero alla figura di sua madre Gloria e alla “ferita dell’assenza che sanguina”. Il suo rapporto con sua sorella era profondo e al contempo tormentato , un rapporto simbiotico e altalenante. Nina, dalla forte personalità e sempre concentrata su se stessa, la chiama continuamente per un suo bisogno prepotente di esserci, di comunicare, di tenere avvinte le loro anime che si sono nutrite per anni del sapore amaro della solitudine e hanno creato un mondo loro, chiuso agli altri, persino ai loro genitori.

Le contraddizioni sono la cifra distintiva del libro “Le ripetizioni” : Mario è un uomo che inventa storie, modifica la realtà, non è interessato alla verità, né sulle cose né sulle persone. Vuole sposare Viola ignorandone la doppia vita ed è sempre disponibile ad accettare tutto. La ripetizione è l’unica realtà di Mario, che affida alle fotografie la coerenza e consistenza della propria vita. L’autore guida il protagonista, e chi legge, attraverso avventure in parte reali e in parte immaginarie, portandoli a sfiorare le vite strane e misteriose di personaggi senza nome, che Mario considera enigmi incomprensibili e rivelatori.

“La casa delle madri” narra la storia di Ernesto e Elia che sono gemelli e si inseguono in una specie di lontananza ravvicinata senza riuscire a toccarsi, come fossero rette parallele; Sarabanda e Speedy, i loro genitori, invece non la smettono di allontanarsi neanche quando credono di stare vicino. Vi è un continuo succedersi di vicende di persone in case dove esse crescono, vivono, muoiono, si trasferiscono altrove, ma sono forse le uniche vere custodi di una memoria che facciamo di tutto per cancellare, ma non ci riusciamo.

L’amicizia è il tema che permea le pagine del libro, “Due vite”, il legame profondo tra Rocco Carbone e Pia Pera, scrittori prematuramente scomparsi qualche tempo fa . Trevi ne delinea le differenti nature: l’ossessione della semplificazione e una certa tendenza all’aggressività di Rocco Carbone per le Furie che imbrigliavano la sua anima e la timida sfrontatezza di Pia Pera che, negli anni della malattia, si trasforma in coraggio e pulizia interiore.

“Adorazione” è un racconto di formazione, ambientato nella terra dell’autrice: a Pontinia, piccolo centro di fondazione fascista nel mezzo dell’Agro Pontino, la giovane Elena è stata uccisa dal fidanzato. A distanza di un anno, i suoi amici sono ancora divisi tra il dolore di quel trauma e il bisogno di un’adolescenza normale. Intorno a loro una comunità ancora regolata nel profondo da valori patriarcali , una comunità in cui le famiglie sono spesso tenute insieme solo dall’ipocrisia e dal silenzio. Le ragazze e i ragazzi dovranno così crescere, perdersi e ritrovarsi da soli, facendo i conti con l’insicurezza e l’ansia, l’accettazione e l’affermazione di sé. La morte di Elena assumerà per ognuno un significato diverso, e per ognuno si sovrapporrà alla propria storia personale e l’amore, la tenerezza e il desiderio si mescolano alla sopraffazione, all’umiliazione e alla vergogna.

Nel libro “L’anno che a Roma fu due volte Natale” è descritta la vita di Marco, un ragazzo tossicodipendente, e di sua madre, Alfreda, che vive tra gli ingombri di roba sporca e inutile che le bloccano il corpo e l’anima. La sua demenza senile, in una mente già provata e in un corpo preso dall’obesità, la porta ad avere di tanto in tanto delle allucinazioni notturne: Alfreda sostiene di vedere Sandra Mondaini e di parlarci. Un giorno, comunica a suo figlio un suo desiderio (che poi è quello richiesto dalla Mondaini): trafugare la tomba di Raimondo Vianello dal Verano per portarla vicino a sua moglie e ricongiungere la coppia nel cimitero di Lambrate. Marco pensa sia una follia, ma non ci sono alternative, perché sua madre minaccia di suicidarsi.

Alla fine della votazione, i finalisti della cinquina per il Premio Strega 2021 sono: Emanuele Trevi, Due Vite (Neri Pozza) con 256 voti. Edith Bruck, Il pane perduto (La Nave di Teseo) con 221 voti. Donatella Di Pietrantonio, Borgo sud (Einaudi) con 220 voti. Giulia Caminito, L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani) con 215 voti.

Il Premio Strega Giovani viene conferito al libro “Il pane perduto” di Edith Bruck che ha  parlato del valore della testimonianza che lei porta avanti da 60 anni anche negli incontri con gli studenti. Ed è proprio a Luca Rossi, un giovane studente del Liceo “Lucio Anneo Seneca” di Roma che è stato premiato per la migliore recensione. Questo evento ha dato nuova linfa e la folta partecipazione di un pubblico attento ed interessato ha dimostrato il valore sempre vivo della cultura letteraria nella nostra realta’.

A cura di Ilde Rampino


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