Le Regioni del Sud contro lo scippo sui fondi per l’agricoltura

«NO ALLA REVISIONE DEI CRITERI DI RIPARTO». Gli assessori all'agricoltura di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia terranno domani una conferenza stampa al Senato. E avvertono: «Rappresentiamo il 60% delle aree italiane interessate dal Psr»

Le Regioni del Sud contro lo scippo sui fondi per l’agricoltura. Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, cui si è aggiunta anche l’Umbria, sono schierate contro l’ipotesi di una revisione dei criteri di ripartizione, «con lo stravolgimento dei parametro della storicità della spesa, incontra la ferma opposizione delle Regioni del Sud», si legge in una nota diffusa dall’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania.

Agricoltura

Le Regioni del Sud contro lo scippo dei fondi europei «sono impegnate a sostenere le ragioni di un passaggio graduale che non intacchi le finalità proprie del Feasr: colmare il divario tra le aree più ricche ed evolute e quelle più povere e marginali».

DOMANI CONFERENZA STAMPA A ROMA CON L’ASSESSORE CAPUTO. L’assessore all’Agricoltura Nicola Caputo parteciperà alla conferenza stampa, in programma domani giovedì 6 maggio a Roma, nella Sala Caduti di Nassirya del Senato, alle ore 16.30, «per contribuire a segnare il cambio di passo del confronto – sin qui rimasto nei confini della Conferenza Stato-Regioni – sul tema del riparto dei fondi europei per le politiche di sviluppo».

L’aula di Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica

«NO ALLA REVISIONE DEI CRITERI DI RIPARTO». Le Regioni che si oppongono alla revisione dei criteri per il riparto del FEARS da sole rappresentano il 60% delle aree italiane interessate dal Psr. Nelle ultime settimane la loro tesi «ha trovato conforto anche nelle comunicazioni della Commissione Europea», si legge nella nota diffusa dalla Regione Campania. «Per mesi abbiamo tentato di ricercare un punto di equilibrio per garantire il raggiungimento di un accordo realmente unanime ed equo, scevro da penalizzazioni per zone del Paese che non sopporterebbero il peso di nuove discriminazioni che, in parole povere, si tradurrebbero in scippi di risorse essenziali», osservano gli assessori all’Agricoltura del gruppo delle 6 Regioni. «Ci siamo però trovati di fronte ad un muro di gomma che è diventato ancor più respingente dopo la presa di posizione del Ministero dell’Agricoltura, che sovvertendo la logica e le indicazioni di matrice europea ha deciso sostanzialmente di cancellare principi elementari quanto essenziali, con scelte che non lasciano emergere alcun elemento di analisi globale della totalità dei fondi Pac – I e II pilastro – destinati ai territori, non tenendo conto che il Regolamento UE 2020/2220 ha prorogato per il 2021 ed il 2022 non solo i programmi di sviluppo rurale, ma anche l’attuale regime dei pagamenti del I pilastro della Pac».

Mara Carfagna

PRIMO COLLOQUIO CON IL MINISTRO CARFAGNA. Di qui la decisione di avviare una mobilitazione che nei giorni scorsi ha già portato ad un incontro col Ministero per il Sud, Mara Carfagna, e che adesso sfocerà in una prima presa di contatto con l’opinione pubblica, alla quale illustrare le motivazioni di una iniziativa che va oltre la difesa dello status quo, sottolineano gli assessori regionali interessati. «Siamo pronti anche a ragionare su nuovi meccanismi a partire dal 2023, ma non accettiamo colpi di mano tesi a cancellare la fase transitoria del biennio 2021-2022, che condurrebbe ad una forte penalizzazione per regioni svantaggiate che, paradossalmente, sarebbero private proprio dei fondi destinati a garantire il riequilibrio strutturale, a tutto vantaggio di zone già di per sé meglio attrezzate», concludono gli assessori di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Umbria.

I FONDI FEASR. Il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) sostiene la politica europea in materia di sviluppo rurale e, a tal fine, finanzia i programmi di sviluppo rurale svolti in tutti gli Stati membri e nelle regioni dell’Unione. I programmi sono elaborati in collaborazione con la Commissione europea e gli Stati membri e tengono conto degli orientamenti strategici in materia di sviluppo rurale adottati dal Consiglio, nonché delle priorità delineate nei piani strategici nazionali.


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