“L’Ato Rifiuti rilanci Irpiniambiente”. Codella (Fit Cisl): affidamento subito

In quattro mesi il credito della società provinciale nei confronti dei comuni è passato da 40 a 46 milioni di euro. Entro la fine dell'anno è prevista l'acquisizione di due nuove sedi: a Pianodardine e in Valle Ufita "ma abbiamo bisogno di certezze dall'Ente d'Ambito"

“L’Ato Rifiuti rilanci Irpiniambiente” affidando alla società partecipata della Provincia di Avellino la gestione del ciclo integrato ambientale. Il monito arriva dalla Fit Cisl. “Si attendono decisioni imminenti dall’Ato Rifiuti sull’affidamento della gestione: Irpiniambiente ha bisogno di certezze per avviare ulteriori investimenti”, afferma Francesco Codella, segretario della Fit Cisl Irpinia Sannio e dipendente della società provinciale incaricata della gestione del ciclo dei rifiuti in provincia di Avellino. La sovra esposizione della partecipata della Provincia di Avellino è passata da 40 a 46 milioni di crediti nei confronti dei Comuni, a causa del rinvio della riscossione della Tari dovuto all’emergenza sanitaria dei mesi precedenti. “La Cisl chiede all’Ato Rifiuti di procedere con l’affidamento in house di Irpiniambiente, evitando la gara”, spiega Codella. “La società è in campo da 10 anni, dalla fine dell’emergenza rifiuti regionale, ed è una realtà consolidata mentre le altre province campane sono molto indietro rispetto a noi. La società è bancabile e questo gli consente di affrontare diversi problemi, ma garantisce lo stipendio a circa 600 lavoratori” continua. Per questo chiede che “l’Ato Rifiuti rilanci Irpiniambiente”.

Ato Rifiuti. La sede dell’ente d’ambito di Avellino nel complesso della Regione Campania sulla Collina dei Liguorini

Nella azienda lavorano 590 persone, di cui circa una cinquantina sono amministrativi. “Tutti sono assunti a tempo indeterminato e non ci sono esuberi. Non può fare assunzioni, in quanto è legata alla legge regionale del 2016 che impone per il fabbisogno del personale di attingere dai consorzi di bacino. Ci sono state delle assunzioni per il periodo estivo, ma a titolo interinale”, aggiunge l’esponente della Cisl. In attesa di un pronunciamento dell’Ato Rifiuti di Collina Liguorini, la società lavora all’ammodernamento delle sedi: da quella di contrada Riverano a Monteforte a quella Flumeri dove è ubicato l’impianto di trasferenza. Nel primo caso è stata individuata una sede a Pianodardine, mentre nel secondo “è in trattativa per l’acquisizione di una sede in Valle Ufita. Così come previsto dal piano industriale depositato 5 anni fa, la vera scommessa sta nella costruzione di un biodigestore per chiudere il ciclo integrato dei rifiuti, su cui si discute da tre anni” puntualizza.

Impianto di selezione del secco di Montella gestito da Irpiniambiente

GLI IMPIANTI. Codella sollecita l’Ato Rifiuti ad agire per accelerare il completamento degli impianti. Non c’è solo da realizzare un secondo biodigestore in provincia di Avellino, necessario a supportare quello di Teora, ma c’è anche la riqualificazione dello Stir di Pianodardine. Si aghiunge il problema del riciclaggio di vetro e plastica con apposita impiantistica. “Se i rifiuti restano in provincia i costi si abbattono, ma dovrà essere l’Ato a redigere il piano industriale”, osserva Codella. Ad oggi Irpiniambiente è costretta ad un esborso di 12milioni di euro annui per il trasporto della parte organica al nord Italia e per la plastica fuori provincia, “ma con l’adeguamento dell’impiantistica e la riqualificazione dello Stir che potrebbe trattare vetro e plastica, questi costi sarebbero ammortizzati. Entro la fine dell’anno conta anche di avere le due nuove sedi ad Avellino e in Ufita, ma la società ha bisogno di garanzie per il futuro, per supportare gli investimenti e per garantire i lavoratori. Non si può immaginare di spacchettare i servizi, ma è necessario che ci sia univocità del servizio”.

La sede della Provincia di Avellino, ente che partecipa al 100 per cento il capitale di Irpiniambiente spa

IL RISCHIO DI UNA FUGA DEI COMUNI. Altra questione, tutt’altro che marginale, è la pronuncia del Tar sui casi di Pratola Serra, Calabritto e Avella, dove gli enti locali hanno sciolto il contratto di gestione del servizio con la partecipata provinciale, aprendo la strada a nuove alternative. “L’Ente d’Ambito deve intervenire quanto prima per impedire una fuga e dare una linea amministrativa: l’affidamento è urgente e necessario. Nonostante le difficoltà finanziarie la società è certificata a livello nazionale ed è riuscita ad aumentare la percentuale di raccolta differenziata provinciale. Ci aspettiamo che l’Ato chieda almeno una consulenza ad Irpiniambiente sul piano industriale, visto che il direttore generale dell’Ente d’Ambito è l’ex direttore generale di Irpiniambiente. In sostanza auspichiamo che ci sia un riassetto, ma che non si vanifichi il know how realizzato, soprattutto per tutelare i livelli occupazionali”, conclude.


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