Inquinamento fluviale in Irpinia, Vasaturo (Arpac): mappatura delle fonti per trovare i responsabili

«PRONTA UN'INTESA CON I CARABINIERI DEL NUCLEO FORESTALE». Il Direttore dell'Agenzia regionale protezione ambientale Campania di Avellino illustra il piano per individuare gli scarichi industriali alla ripresa dopo lo stop per il coronavirus

Il Direttore dell’Arpa Campania Pietro Vasaturo si prepara ad individuare tutte le fonti di inquinamento fluviale in Irpinia per consegnarle ai Carabinieri del Nucleo Forestale. Dalla prossima settimana l’Arpac mapperà le fonti di inquinamento industriale nei fiumi e nei torrenti irpini, replicando campionature ed analisi delle acque prelevate durante il lockdown nei punti ritenuti sensibili dei torrenti Fenestrelle e Solofrana, dei fiumi Calore e Sabato. In questo modo, l’Agenzia metterà a confronto i risultati attuali con quelli raccolti nel corso dell’ultimo mese, quando il blocco delle attività industriali ha fermato gli versamenti, restituendo limpidezza ai corpi idrici. Il direttore dell’Arpa Campania di Avellino, Pietro Vasaturo promuove una azione mirata a realizzare un censimento aggiornato in tempo reale delle fonti di inquinamento, che mettono a rischio l’habitat naturale ma anche i centri urbani dell’intero territorio provinciale, come spiega nell’intervista, illustrando anche le ragioni di un prossimo accordo con i Carabinieri del Gruppo Forestale di Avellino. L’operazione va considerato come una misura aggiuntiva rispetto a quelle messe in atto per il contenimento del coronavirus, perché mirata a sottrarre agenti inquinanti dall’ecosistema in una fase di virus ancora circolante.

Pietro Vasaturo, Direttore Amministrativo dell’Arpa Campania e responsabile della Arpac di Avellino

Direttore Vasaturo, la ripresa industriale dopo quasi due mesi di stop sembra preoccupare molti nell’opinione pubblica e nelle istituzioni per il possibile impatto dell’inquinamento fluviale in Irpinia. Cosa si può fare?
«Come Arpa Campania abbiamo continuato anche durante la Fase 1 l’attività di controllo, monitoraggio e analisi dei fiumi e dei corpi idrici di Avellino e della provincia, consapevoli che un ambiente sano rappresenta una condizione indispensabile a maggior ragione nel mezzo di una tragica epidemia come quella del Coronavirus. Quindi, abbiamo campionato le acque in assenza di attività produttive. Ora abbiamo la possibilità di usare lo screening di un mese fa come base, da cui partire per un confronto scientifico».

Il lockdown imposto per l’emergenza che effetto ha avuto sulle acque?
«Fiumi e torrenti si sono rigenerati in pochi giorni, più che settimane. Per questa ragione, contiamo ora di rintracciare le fonti di possibili sversamenti».

L’Arpa è in grado di risalire agli eventuali responsabili dell’inquinamento fluviale in Irpinia?
«Avremo la possibilità di individuare gli eventuali punti di nuovo inquinamento, ma anche di risalire alle aziende che lo determinano con esattezza, grazie al censimento delle aziende medie e piccole».

Una volta individuate eventuali attività inquinanti che cosa accadrà?
“Come Arpa Campania il nostro compito è quello di analizzare e mappare, misurando la qualità dell’acqua, dell’aria e del suolo. L’azione giudiziaria non spetta a noi. Ed è per questo che mi accingo a implementare la efficace sinergia con i Carabinieri del Gruppo Forestale di Avellino, ai quali spetteranno le azioni successive, una volta individuati con l’inquinamento eventuali reati».

Carabinieri del Nucleo Forestale di Avellino

Arpa e Forestale collaborano assiduamente da tempo in provincia di Avellino. Perchè ritiene necessario un ulteriore accordo?
«Abbiamo la possibilità di poter individuare con certezza e rapidità fonti di inquinamento che in tempi normali, voglio dire al di fuori del periodo di lockdown, avrebbero richiesto tempi ben diversi. Dobbiamo agire in fretta sulla base delle prove scientifiche che i nostri laboratori produrranno. L’intesa servirà a coordinare l’attività sul territorio».

In questi giorni fa molto discutere la ripresa delle attività conciarie nel distretto solofrano montorese. Anche da fuori provincia c’è stato un interessamento sulla questione da parte di alcuni parlamentari. La Solofrana desta preoccupazioni imminenti?
«La Solofrana come gli altri fiumi e torrenti è esposta alle attività industriali. Il nostro compito è quello di misurare la qualità delle acque e le eventuali fonti di inquinamento. In questo quadro le zone prossime alle aree industriali offrono spunti e lavoro ai laboratori, ma è l’intero ecosistema che va preservato dagli agenti nocivi, non basta agire a macchia di leopardo. Ed è quello che facciamo».

La sede centrale dell’Arpa nel Centro Direzionale di Napoli

Questo contempla anche l’inquinamento atmosferico, che anche in queste settimane si è segnalato nella città di Avellino?
«Siamo impegnati da prima dell’emergenza Covid in una mappatura approfondita dell’aria non solo sulla città di Avellino, anche se il capoluogo paga un tributo altissimo alla sua posizione geografica. Il blocco delle attività industriali e del traffico in questi mesi ha dimostrato che l’impatto atmosferico su Avellino deriva da attività interne ed esterne, come il riscaldamento domestico e i cosiddetti abbruciamenti in agricoltura, che rilasciano sostanze nocive fonte di polveri sottili nell’atmosfera avellinese. Anche su questo punto darà i suoi frutti un’azione coordinata e sinergica con il i Carabinieri del Nucleo Forestale».

In queste settimane si è parlato di un possibile nesso tra la diffusione del coronavirus e l’inquinamento ambientale. La sua azione mira ad un contenimento?
«Da un punto di vista scientifico non possiamo affermare che ci sia un nesso, non sappiamo come si diffonda il Covid-19. Il nostro compito è proteggere ecosistema e habitat da ogni agente nocivo per la salute. Tuttavia, un ambiente inquinato potremmo dire che è un’autostrada con il Telepass per il virus».

Si riferisce ad acqua e aria?
«L’acqua non pulita e le polveri sottili sono un ottimo veicolo per le malattie. Occorre moltiplicare gli sforzi per mantenere pulito l’ambiente e non c’è tempo da perdere».

Il Covid Center di Napoli presso l’Ospedale del Mare

Perché?
«Grazie alla imponente azione di contenimento messa in atto dal Presidente De Luca e dalla ‘Unità di Crisi Regionale per la realizzazione di misure per la prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologia da COVID-2019’, oggi abbiamo una curva discendente dei nuovi contagi su tutto il territorio delle cinque province, ma dobbiamo agire prima di una eventuale ripresa della pandemia in autunno».

L’eventualità di una ripresa è ritenuta concreta dalla Regione?
«Il mondo scientifico teme questa possibilità e il nostro compito, ad ogni livello di responsabilità e funzione all’interno della organizzazione regionale, è programmare le attività tenendo presente questo rischio».

Il Governatore sembra prenderla sul serio, visto che ha annunciato ai Direttori di aziende sanitarie e ospedaliere un immediato potenziamento preventivo di rianimazioni e terapie intensive, anche sotto il profilo del personale, nonostante la situazione epidemica in netto miglioramento e la insofferenza di tanti cittadini alle restrizioni.  
«Ho condiviso e condivido l’atteggiamento coraggioso tenuto dal Presidente De Luca, che ha adottato misure impopolari e molto rigorose ben prima del governo nazionale e, tra l’altro, contro il suo stesso interesse elettorale. Avrebbe potuto soprassedere, invece ha messo da parte il calcolo politico badando solo ad evitare una pericolosa escalation, imponendo restrizioni, chiudendo attività, bloccando tutto, riorganizzando la sanità sul territorio».

Il Governatore della Campania Vincenzo De Luca davanti al Covid Center di Napoli presso l’Ospedale del Mare

In queste ore De Luca ha rivendicato l’eccellenza degli ospedali campani, addirittura sfidando quelli lombardi. Il coronavirus ha sovvertito equilibri che si ritenevano acquisiti.
«Negli anni scorsi, la sanità ed altri settori della pubblica amministrazione, come la stessa Arpac, hanno subìto tagli notevoli agli organici. Ma la storia campana di questa emergenza dimostra quanto sia risalito il sistema sanitario regionale, pur partendo da eccellenze come il Cotugno, il Cardarelli. La Campania ha beneficiato del lavoro fatto dal Presidente De Luca per uscire dal commissariamento, ottenuto proprio grazie all’innalzamento dei livelli di assistenza e alla riorganizzazione perseguita con pervicacia nonostante lo scetticismo di tanti. I risultati non sono arrivati per caso, devo dire: lo costato come dipendente pubblico valutando solo i fatti».

Intanto, da lunedì scorso alcune restrizioni sono state allentate, però c’è ancora cautela da parte del Governatore.
«Sì, il Presidente sta procedendo con la massima cautela e, ancora una volta, non favorendo il proprio interesse politico. Da questo punto di vista, apprezzo anche l’atteggiamento avuto dal capo dell’opposizione, Stefano Caldoro, che ha fatto la propria parte, ma non ha speculato sulla vicenda per fini politici. Purtroppo non tutti hanno mantenuto questo profilo».

Tra pochi giorni la Fase 2 entrerà nel vivo anche per l’Arpa Campania ad Avellino?
«Siamo pronti. In queste settimane abbiamo ridotto la presenza al minimo, attuando lo smart working. Ora da lunedì avremo i termoscanner per la febbre e i dispositivi sanitari. Nelle prossime ore la priorità sono torrenti, scatta l’offensiva contro l’inquinamento fluviale in Irpinia».


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