Lavoro in sicurezza per costruire il futuro, ‘L’Irpinia è Adesso’: tra paura e speranza

LA RIFLESSIONE. Gennaro Romei. «La festa del 1 maggio cade proprio a ridosso dell’inizio di un tempo verso il quale si mescolano sentimenti di paura, ma anche di speranza per un futuro tutto da scrivere»

Nel tempo dell’emergenza, “Il lavoro in sicurezza: per costruire il futuro” appare una traccia lungimirante, per una festa vissuta in maniera insolita, afferma Gennaro Romei de L’Irpinia è adesso. «La festa del 1 maggio cade proprio a ridosso dell’inizio della Fase 2, un tempo verso il quale si mescolano sentimenti di paura, ma anche di speranza per un futuro tutto da scrivere». Di seguito il suo intervento.


Fase 2, Lavoro in sicurezza per costruire il futuro

di Gennaro Romei | L’Irpinia è adesso

Lavoro nei centri per l’impiego della Campania

Riflettere sul lavoro,nel tempo presente, significa, innanzitutto, dedicare un pensiero a quei tanti operatori sanitari e non che hanno pagato con la propria vita il loro essere al servizio degli altri. Medici, infermieri, oss, ma anche esponenti delle Forze dell’Ordine, morti per servire il Paese. Un pensiero va anche a tutti coloro che hanno perso la vita per la condotta dissennata di imprenditori “accecati” dal profitto. In questo 1 maggio che vede l’Italia ricercare faticosamente di rialzarsi, non è più il tempo di indugiare e/o di nascondere la testa sotto la sabbia. E’ il tempo della responsabilità che passa necessariamente attraverso la valorizzazione del lavoro, mediante due fattori ineludibili: 1) la regolarizzazione; 2) la sicurezza sul luogo di lavoro. L’emergenza Covid-19 ha tolto quel velo polveroso posto dalla Politica sui tanti lavoratori, indispensabili alla quotidianità della Società, eppure, ad un tempo, rilegati in quella categoria “sommersa”, sfornita delle benché minime garanzie. E’ questo il dramma all’interno del mondo del lavoro, già vessato dalla difficoltà della ripartenza, laddove l’eccessiva burocrazia e una tassazione a livelli altissimi non consente, in molti casi, null’altro che la sopravvivenza. Non va dimenticato che troppi settori nevralgici del Paese e il riferimento è in primis al mondo dell’assistenza, vivono grazie all’abnegazione delle associazioni di volontariato, mai poste davvero in condizione di poter vedere riconosciuto appieno il proprio prezioso lavoro quotidiano. Ripensare al mondo del lavoro vuol dire anche favorire l’emersione del sommerso, con scelte coraggiose che consentano una vita dignitosa a ciascuno. Le condizioni nelle quali versano le associazioni di volontariato, lasciate in balia del proprio destino, senza prevedere risorse, quando il loro lavoro quotidiano consente di sopperire alle endemiche carenze di interi settori dello Stato, dalla Sanità alla Scuola, dovrebbero essere considerate con provvedimenti di netta inversione di tendenza. Senza dimenticare le nuove generazioni, quei ragazzi compresi nella fascia di età tra gli 11 ed i 21 anni che, secondo l’indagine “Giovani e Quarantena”, promossa dall’Associazione Nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, Gap, Cyberbullismo) in collaborazione con Skuola.net, hanno perso ogni punto di riferimento, preoccupati di non vedere alcun futuro davanti a loro. La sfida, nel tempo che ci è dato da vivere, è tutta qui.


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