Roma perde Lucha y siesta, la casa per le donne vittime di violenza. «Un’altra esperienza virtuosa a sostegno delle donne vittime di violenza sta per chiudere», scrive Maria Lippiello, espressione degli Stati Generali delle Donne della Campania e Componente Commissione Pari Opportunità della Regione Campania. Con una nota prende posizione, schierandosi al fianco delle donne che si oppongono alla chiusura di un luogo visto come riferimento ma anche come simbolo della lotta contro la violenza sulle donne. «La notizia di un suo probabile sgombero, predisposto dal Comune di Roma, e il provvedimento di interruzione delle utenze dello stabile, di proprietà dell’Atac (la municipalizzata dei trasporti), rappresentano un atto vergognoso a danno di spazi per la vita di aggregazione delle donne, di luoghi destinati all’offerta di servizi sociali e culturali e di sostegno e di aiuto alle donne vittime di violenza domestica», scrive tra l’altro. Lo schema si ripete dopo la chiusura della Casa internazionale delle donne a Viareggio e a Pavia». Ecco il suo intervento che supera i confini della cronaca romana ed entra nel dibattito sullo spazio concreto in Italia per le donne vittime di pregiudizi, sopraffazione, violenza.
Gli Stati Generali delle Donne con le operatrici di Lucha y siesta
di Maria Lippiello | Portavoce degli Stati Generali delle donne Campania e Componente Commissione Pari Opportunità della Regione Campania
La notizia che il centro antiviolenza e casa rifugio per le donne Lucha y siesta, nella periferia di Roma, andrà all’asta, si incanala nel solco di quelle scelte scellerate che gli ultimi governi stanno mettendo in atto a danno dei luoghi simbolo del mondo delle donne. La notizia di un suo probabile sgombero, predisposto dal Comune di Roma, e il provvedimento di interruzione delle utenze dello stabile, di proprietà dell’Atac (la municipalizzata dei trasporti), rappresentano un atto vergognoso a danno di spazi per la vita di aggregazione delle donne, di luoghi destinati all’offerta di servizi sociali e culturali e di sostegno e di aiuto alle donne vittime di violenza domestica. Purtroppo sempre più spesso si assiste ad azioni governative e amministrative che cercano di fare cassa con gli immobili dove hanno sede le Case delle donne e i centri antiviolenza. È accaduto a Roma con la Casa internazionale delle donne, a Viareggio, a Pavia ed ora tocca a Lucha y siesta. Si parla tanto di cambiamento, di pari opportunità, di cultura di genere, peccato che alle parole non corrispondono fatti ma solo azioni discriminanti per la vita delle donne.
La casa rifugio Lucha y siesta, nel quartiere Tuscolano della periferia romana, dal 2008 è un punto di riferimento per le donne che scappano dalla violenza domestica, ma anche per le numerose iniziative culturali nel quartiere. E’ un’esperienza che per dodici anni è stata essenziale per i servizi antiviolenza alle donne della capitale: infatti in tutto a Roma sono disponibili 25 posti letto per donne che scappano dalla violenza (mentre la convenzione di Istanbul ne raccomanda uno ogni diecimila abitanti) e la casa rifugio Lucha y siesta al momento fornisce il 60 per cento dei posti letto disponibili a Roma. La scelta dell’interruzione delle utenze da parte della sindaca Raggi dimostra quanto nella sua azione amministrativa ci sia poca attenzione a realtà che in quartieri degradati rappresentano una speranza per donne fragili e un prezioso contributo nella lotta alla violenza di genere e all’autodeterminazione delle donne. Ancora più grave è la notizia della bocciatura da parte dell’aula consiliare della mozione di sospensione del provvedimento di revoca delle utenze, un atto vile che oltre a lasciare tutte e tutti sgomenti dimostra quanto poco interesse ci sia da parte della giunta grillina alle tematiche di genere. Un atteggiamento inaccettabile che si è concluso con un rifiuto della sindaca Raggi di ricevere le operatrici e le attiviste della casa rifugio, che si sono mobilitate per chiedere la revoca del distacco delle utenze.
Gli Stati Generali delle Donne si schierano al fianco delle donne e delle operatrici di Lucha y siesta che per 12 anni hanno assistito altre donne “le une per le altre”, e sostengono la casa rifugio di Roma nella battaglia che stanno portando avanti in questi mesi per conservare la sede in cui operano ed appoggiano ogni forma di resistenza e di lotta per avere un luogo di aggregazione per le donne e delle donne. Alla Sindaca di Roma, ai politici e rappresentanti di governo diciamo con forza che gli spazi per le donne e delle donne non si toccano! In un momento in cui la violenza contro le donne è finalmente riconosciuta come uno dei principali problemi causati dalla persistente disuguaglianza di genere, il segnale che ci si aspetta da un’amministrazione comunale, da un governo e dai suoi rappresentanti è di segno opposto. Auspicano, inoltre, l’intervento della Regione Lazio nella risoluzione del problema che fin da subito ha assicurato che parteciperà all’asta del 7 aprile e proverà a rilevare l’immobile. Ma non solo! Chiediamo con forza che si attivino misure concrete e strutturate a sostegno delle donne vittime di violenza domestica che si trovano a dover fronteggiare il tema lavoro e casa nei percorsi di liberazione e autonomia dalla violenza. In una stagione politica in cui gli spazi sociali vengono chiusi, sgomberati, sostituiti per i processi di gentrificazione o per reazione repressiva, non è più possibile rimanere in silenzio e ferme: non sono più tollerabili azioni amministrative che intendono fermare esperienze di autogestione virtuosa come quella di Lucha: diciamo basta a chi vuole mettere fine alle esperienze di vita, di accoglienza e autorganizzazione femminista. Ci opporremo ad ogni tentativo di cancellare gli strumenti di cui le donne si dotano per uscire da situazioni di violenza e recuperare autonomia.
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