“Il caso Antigone” di Emanuela Sica e Luigi Anzalone

Ilde Rampino recensisce per Nuova Irpinia il libro scritto a quattro mani dall'avvocatessa e scrittrice di Guardia Lombardi, e dal professore di filosofia ex consigliere provinciale di Avellino

“Il caso Antigone” di Emanuela Sica e Luigi Anzalone. Un interessante saggio, denso di rimandi filosofici che mette in luce la figura appassionata e contrastante della principessa tebana Antigone, posta davanti a una scelta difficile che coinvolgerà tutto il suo essere e darà vita a una sorta di forte opposizione contro il mondo che la circonda. Luigi Anzalone, attraverso una disamina colta e particolareggiata, mette in evidenza la problematicità dell’ esistenza dell’uomo che Eschilo inseriva nella catena della stirpe, in cui l’individuo costituiva un anello, mentre in Sofocle si dava rilevanza all’uomo singolo rappresentato in un’azione significativa del suo esistere in cui “deflagrano” il suo destino e la sua personalità. Antigone è una figura che esprime un pregnante simbolismo, che si incarna anche nello stretto rapporto che ha con suo padre Edipo, “enigma tragico”, vittima ignara di un destino crudele che lo condanna inconsapevolmente ad uccidere suo padre e a sposare sua madre: il suo tormento interiore lo spingerà a fare un gesto terribile, si accecherà quando comprenderà la verità. Antigone è figlia di questo tormento, del mistero tragico della sua famiglia e vuole seppellire il fratello Polinice anche se le viene proibito da Creonte, suo cognato che detiene il potere, mentre sua sorella Ismene non riesce a contravvenire a questo divieto e non vuole aiutarla. Antigone di nascosto ha ricoperto di polvere il cadavere insepolto di Polinice perché non si contamini, pur sapendo che andrà incontro alla morte, perché sarà condannata per il suo gesto: Creonte la farà murare viva per attendere la sua fine. Il destino della donna è segnato, poiché Creonte, attraverso quella condanna, ha impedito anche la possibilità di sposarsi e di avere figli, interrompendo, con una decisione crudele il suo percorso di vita. Antigone, il cui nome contiene in un certo senso il suo destino – è la negazione di “gonè”, cioè “generare” –  è dolorosamente consapevole della sua condanna, ma esprime la sua forza interiore attraverso parole sublimi: “di questa mia sorte dolore non ho”.

“Il caso Antigone” di Emanuela Sica e Luigi Anzalone

Secondo Luigi Anzalone, Antigone rappresenterebbe la ribellione dell’essere umano contro l’autorità patriarcale, anche il potere e le decisioni dell’uomo non potevano soccombere a una donna . Il personaggio di Creonte incarna uno straordinario senso di orgoglio e delirio di onnipotenza anche nei confronti di suo figlio Eumone che gli chiede di risparmiare la sua promessa sposa Antigone. Dopo un’iniziale rifiuto, Creonte decide di liberarla, ma giunge troppo tardi: Antigone si è uccisa. Eumone, sconvolto dal dolore, cerca di colpire suo padre e poi si trafigge con la spada e poco dopo anche sua madre Euridice farà lo stesso gesto. Anzalone pone in evidenza nell’interpretazione di Hegel “le drammatiche antinomie dell’agire dell’uomo in ogni epoca e in ogni luogo” e il conflitto tra la legge e l’amore familiare: Antigone è l’incarnazione del modo doloroso e lacerante attraverso cui lo spirito realizza se stesso. Secondo il filosofo, “la famiglia “ha nella comunità la propria sostanza universale” : Antigone e Creonte rappresentano due potenze etiche, di cui ognuna riconosce se stessa. Le esperienze vissute spesso sono frutto di una duplice alterità da parte dell’uomo e della coscienza infelice che esprime la finitudine dell’uomo sia come essere mortale sia nel rapporto con Dio. Anzalone definisce l’essenza dell’uomo e della donna in modo diverso: vi è una  “legge del giorno” che regola la società rappresentata dall’uomo e dalla sua autorità e “il diritto delle ombre” che è alla base della famiglia ed è rappresentata dalla donna. Nella tragedia classica Anzalone rileva l’importanza fondamentale dello “stasimo”, cioè il momento in cui il coro esegue un canto per commentare una certa situazione, attraverso cui emerge il pathos che fa immedesimare lo spettatore e fa un interessante riferimento al forte legame di sangue tra Antigone e suo fratello Polinice, in cui si ravvisa una sorta di somiglianza nella vicenda personale di Hegel e nel suo stretto rapporto con la sorella Christine.

Emanuela Sica

Luigi Anzalone espone con acume, forte di una profonda conoscenza filosofica e della tradizione classica, la distinzione che Magris fa tra le  “leggi non scritte degli dei” che influenza l’atteggiamento di Antigone e le  “leggi scritte degli uomini” rappresentate dalla figura di Creonte, mentre nell’interpretazione di Heidegger, la natura dell’uomo è considerata come qualcosa di sfuggente, un’inquietante rappresentazione dell’essenza dell’uomo.

I concetti filosofici legati all’interpretazione della figura di Antigone sono intervallati da suggestivi e intensi testi poetici della scrittrice Emanuela Sica, come’”Elegia per Antigone”, scritta in modo mirabile con parole dense di pathos e pregnanza emotiva e di significato che accompagnano i gesti di Antigone nella sepoltura del fratello Polinice, in cui questa donna, che nel suo dolore “chiede dignità”, perché “siamo stati condannati senza amore”, scava dentro di noi percorsi di ricordi e di forti sensazioni.  Attraverso questi versi, che risentono di cultura classica e al contempo di un profondo afflato emotivo, che nasce dalla profonda sensibilità della scrittrice, scaturisce la forza e la determinazione di questa donna  che ”rinnega questa legge ingiusta”, mentre avverte dentro di sé lo sdegno per sua sorella Ismene che ha voluto sottostare alla legge imposta da Creonte e poi in seguito si pente, ma Antigone non può perdonarla. In “Quattro atti per la resurrezione” si crea una sorta di confronto con la figura di Gesù, a cui il dolore non è stato risparmiato, si avverte la “pesantezza di un’assenza”: Egli non poteva tirarsi indietro. Emanuela Sica ci fa sentire, attraverso la lettura dei suoi versi, “l’innesto della paura”, il percorso verso il Golgota, simbolo dell’umanità spezzata, la crudeltà del martirio della crocifissione e la flagellazione, in cui non vi fu “nessuno sconto e nessun aiuto”, “l’urlo rivolto all’infinito”, la sensazione vivida della morte che percorre il corpo di Gesù e infine la Resurrezione per “salire al cospetto del Padre”. Ripercorrendo le tracce di questo confronto, Anzalone afferma con Hegel che “Gesù è il fratello di Antigone” in un’equazione tra bene e dovere: Gesù discendeva dal trascendente all’umano e in Lui era profondo il legame con la figura femminile,  poiché dopo risorto, apparve a Maria Maddalena; Antigone, d’altro canto, rappresenta l’ eroina che rende universali i valori attraverso il consapevole sacrificio della vita, dimostra un amore puro e assoluto e un profondo senso della famiglia, dei suoi cari e di Polinice, “ fratello maledetto solo da lei pianto”. Antigone rivendica la grandezza  dell’”humanum”, come dice Anzalone,  di una profonda e comprensiva “pietas” che si rivela proprio nel momento in cui egli è indifeso. Il senso umano scaturisce attraverso le ragioni dei vinti, dei deboli e dei sofferenti: Antigone afferma la sacralità della vita e si inserisce nel carattere femminile e materno che si scontra con il sistema maschile e paterno fondato sulla forza che crea perciò un conflitto. Gesù e Antigone vogliono cambiare il mondo umano, ma vengono respinti. Anzalone crea una sorta di parallelismo anche con Socrate, la cui filosofia e il cui pensiero mira alla verità sull’enigma del mondo e dell’uomo per cambiare in meglio il mondo umano e alla fine si lascia morire.

A cura di Ilde Rampino


LEGGI ANCHE:

«Isabella Morra e il suo sogno», Francesca Sassano ad Avellino

 

ARTICOLI CORRELATI