FCA PSA: via libera dai francesi, ora tocca a Fiat Chrysler

Ore decisive per la svolta sull'asse Torino Parigi Detroit per "creare il quarto polo dell'auto mondiale in una nuova era della mobilità sostenibile con risparmi annuali da 3,7 miliardi di euro senza chiusure di stabilimenti”. Ratificato da Peugeot il Memorandum che stabilisce le tappe dell'intesa, operativa dal gennaio 2021

La bandiera della Fca

FCA PSA concretizzano una fusione che non prevede chiusure di stabilimenti. In queste ore si definiscono i passaggi operativi. Il consiglio di sorveglianza di Psa ha approvato il Memorandum d’intesa per il Gruppo Peugeot, mentre il Cda di Fca lo approverà a breve. Secondo il memorandum, servirà un anno di trattative tra i due gruppi per arrivare alla fusione alla fine del 2020 con decorrenza primo gennaio 2021. I dettagli dell’operazione saranno resi noti nelle prossime ore.

LO SCENARIO. L’imminente operazione, che porterebbe alla nascita del quarto gruppo automobilistico al mondo, suscita preoccupazione nel sindacato, in particolare nella Fiom, che chiede maggiori garanzie sulla conferma degli stabilimenti. Ma per ora convince gli analisti e il mercato. I primi, perchè non ci sono significative sovrapposizioni di modelli tra Fca e Psa (Peugeot, Citroen, Opel), in particolare per brand quali Jeep, i truck leggeri Ram, Alfa Romeo e Maserati, mentre valutano le potenzialità sinergiche sui furgoni; gli operatori dei listini perchè Fca può accelerare sull’elettrico. Ma soprattutto, gli analisti e il mercato attendono con interesse di scoprire i programmi per la mobilità. I comunicati congiunti ne parlano apertamente: non solo auto, ma mobilità. “Groupe PSA e FCA progettano di unire le forze per creare un leader mondiale in una nuova era della mobilità sostenibile”, si legge. Di più, Fca si sbilancia indicando con chiarezza questo orizzonte: “Le discussioni in corso aprono la strada alla creazione di un nuovo gruppo di dimensioni e risorse globali, detenuto al 50% dagli azionisti di Groupe PSA e al 50% dagli azionisti di FCA. In un settore in rapida evoluzione, con nuove sfide in termini di mobilità connessa, elettrificata, condivisa e autonoma, la società risultante dalla fusione farà leva sulla sua forza nella ricerca e sviluppo e sul suo ecosistema globale per accelerare l’innovazione e affrontare queste sfide con agilità ed efficienza negli investimenti”. In queste parole si dà la risposta agli interrogativi sollevati negli ultimi diciotto mesi per prime dalle organizzazioni sindacali. Si spiega coms vincere la sfida sull’elettrico, l’ecologico e il digitale. Il gruppo nascente avrà le dimensioni, la complessità tecnologica e il patrimonio per investire. La strategia indicata da Fca Psa, spiegata dai torinesi, si articola su quattro capisaldi: “l’aggregazione creerebbe il quarto costruttore automobilistico al mondo per vendite annuali (8,7 milioni di veicoli); inizialmente la società risultante dalla fusione beneficerebbe di margini tra i più elevati nei mercati ove presente, sulla base della solidità di FCA in Nord America e in America Latina e quella di Groupe PSA in Europa;  l’aggregazione unirebbe la forza dei brand dei due gruppi nei segmenti luxury, premium, veicoli passeggeri mainstream, SUV, truck e veicoli commerciali leggeri, rendendoli ancora più forti; la società risultante dalla fusione unirebbe le ampie e crescenti competenze di entrambe le società in quelle tecnologie che stanno plasmando la nuova era della mobilità sostenibile, tra cui la propulsione elettrificata, la guida autonoma e la connettività digitale; sinergie annuali a breve termine stimate in circa 3,7 miliardi di euro, senza chiusure di stabilimenti”.

Lo stabilimento FCA di Melfi con catena di assemblaggio delle automobili. Nella foto: la mostra fotografica. Foto LaPresse – Mourad Balti Touati 16/10/2019 Melfi.

MOBILITÀ SOSTENIBILE E MANTENIMENTO DEGLI STABILIMENTI. Tra i quattro pilastri c’è la conferma che non verranno chiusi stabilimenti, ma soprattutto c’è la prospettiva di un investimento tecnologico su elettrico e mobilità intelligente. Il “Memorandum of understanding vincolante” dirà di più, ma il punto oggi è un altro: dopo aver tentato il matrimonio con Renault in estate, alla luce dell’accelerazione impressa sull’elettrico dai grandi marchi dell’estremo oriente e tedeschi, quali alternative avrebbe oggi la Fiat Chrysler Automobiles lasciata da Sergio Marchionne quando l’elettrico non era ancora l’imperativo di oggi? I numeri dell’operazione ridanno slancio all’industria dell’auto in Italia, che con John Elkann guiderebbe il quarto gruppo al mondo, ai vertici nei mercati americano settentrionale e meridionale, oltre che in Europa. Nella società paritetica con sede in Olanda, il consiglio di amministrazione di 11 membri presieduto da John Elkann e con Carlos Tavares come amministratore delegato guiderebbe la sfida su margini per investimenti, utilizzando risparmi annuali di 3,7 miliardi di euro “senza chiusure di stabilimenti”. Il fatturato di 170 miliardi di euro con un utile operativo di 11 miliardi, a fronte di costi della fusione stimati in 2,8 miliardi, danno la chiara immagine di un atleta ai nastri di partenza, ritemprato per uno scatto in avanti, pronto a misurarsi con gli unici tre competitors mondiali oggi davanti a lui.

FCA PSA verso la fusione. Nella foto la elettrica Peugeot e 208

L’ELETTRICO FRANCESE E LA SINERGIA SUI FURGONI VANTAGGI PER FCA. Su tutto, per Fca la fusione significa colmare un gap sull’elettrico oggi evidente anche con PSA. Le nuove Peugeot e-208 e Opel e-Corsa già sul mercato lo dimostrano, per Fca la piattaforma Emp2 ha una valenza potenziale notevole, dicono gli analisti. Se sul 4×4 è la casa italoamericana a dare qualcosa ai francesi, sui furgoni, la collaborazione iniziata dal 1978 può garantire il primato a livello mondiale, capitalizzando la collaborazione di Toyota con Psa.

Foto di gruppo con il segretario Cgil Maurizio Landini, il segretario Fiom Cgil Francesca Re David e l’irpino Giuseppe Morsa

FIOM CHIEDE GARANZIE SUGLI STABILIMENTI ITALIANI. In questo quadro di rilancio globale tra Torino, Detroit, Parigi e Amsterdam, la Fiom Cgil ha chiesto nelle scorse settimane al governo di mobilitarsi, cosa peraltro avvenuta con un incontro diretto tra il Premier, Giuseppe Conte, e i vertici della Fiat Chrysler Automobile a Melfi, in occasione della assemblea della Anfia. “La decisione di Fca e Psa di avviare un negoziato per la fusione dei due gruppi, se dovesse raggiungere l’intento, determinerà un impatto importante sul settore dell’automotive a livello internazionale, determinando la nascita del 4º gruppo mondiale per la qualità e capacità dei lavoratori nella ricerca, sviluppo e produzione”. Per questo, “tenere fuori dal confronto fino ad oggi i lavoratori e la loro rappresentanza dimostra una mancanza di riconoscimento del ruolo che chi lavora rappresenta. I lavoratori sono il centro ma non sono riconosciuti non solo dalla proprietà ma anche dal governo”, scrive il sindacato metalmeccanico della Cgil, dimostrando fastidio per non aver avuto prima notizie su un’operazione che si ritrova di fronte già cucinata. “La Fiom considera inaccettabile la decisione del governo italiano di svolgere un ruolo di ‘osservatore’, dopo aver convocato un tavolo istituzionale sull’automotive”, mentre “il governo francese ha chiesto che l’eventuale intesa garantisca i lavoratori e la produzione, compresa la filiera in Italia, da parte nostra c’è disattenzione verso un’operazione che avrà ripercussioni su tutta l’industria italiana”. La posizione di Fiom sembra voler anticipare la discussione, rispetto al Memorandum che FCA PSA introdurrà solo prossimamente. “La Fiom chiede al presidente del Consiglio e al ministro dello Sviluppo economico di rivedere la posizione assunta e svolgere il ruolo istituzionale che gli compete: ascoltare i rappresentanti dei lavoratori e aprire un confronto con Fca con l’obiettivo di garantire l’occupazione, la filiera dell’automotive e l’interesse del nostro paese”. Nel merito delle ricadute italiane, Fiom pone la richiesta di “un confronto con l’azienda e la garanzia del governo per far ripartire gli stabilimenti italiani, oggi tutti in cassa integrazione, e garantire l’occupazione e la capacità di ricerca, sviluppo, ingegnerizzazione e produzione, dall’assemblaggio alla componentistica, nel nostro paese”. In questo senso, Fiom si appresta a valutare la possibilità di stabilire convergenze con le rappresentanze dei lavoratori in Francia e Germania. “La Fiom aprirà un confronto con i sindacati europei presenti nel gruppo e, nei prossimi giorni, sarà impegnata in assemblee e iniziative utili a supportare le richieste nei confronti di azienda e Governo”. Tra gli stabilimenti oggi maggiormente esposti con la cassa integrazione c’è proprio Pratola Serra che, a differenza di Melfi pronta per l’elettrico, resta vincolata al Diesel, ma con il vantaggio di produrre furgoni.

Il futuro della FCA Avellino. Nella foto lo stabilimento della Fca a Pratola Serra

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