Palmieri: chi ha accantonato il Sud ora chiede i voti

L'AFFONDO DEL SINDACO DI MONTEMARANO AL CENTRO DESTRA A TRAZIONE LEGHISTA. Nei giorni scorsi ha partecipato al confronto regionale di Italia Viva a Napoli, in preparazione della trasformazione del movimento in partito

Beniamino Palmieri punta l’indice contro il Centrodestra, protagonista al governo del Paese per molta parte dei vent’anni nei quali la Svimez ha dimostrato con le cifre l’avvenuto accantonamento del Mezzogiorno. “Hanno accantonato il Sud e ora vengono a chiedere i voti” dopo che  “negli ultimi 20 anni il Mezzogiorno d’Italia è stato completamente cancellato dal vocabolario della politica. Ma i tempi sono maturi per recuperare il pensiero dei meridionalisti e lavorare al riscatto di una parte dell’Italia che viene colpevolizzata ad ogni livello”. Il dirigente regionale di Italia Viva, alla vigilia della nascita del partito con l’approvazione dello statuto, commenta con preoccupazione la fotografia scattata dalla Svimez sull’andamento economico del Meridione, con il Rapporto presentato il 4 novembre scorso. Da Sindaco nelle Aree Interne, richiama la classe dirigente ad un atto di responsabilità e inversione della tendenza in corso, per arginare la grave emorragia di giovani in fuga dal Mezzogiorno, che si continua a celebrare come “territorio ad elevato potenziale di sviluppo”. E spiega: “L’Italia meridionale è soggetta a depressione economica e quindi a desertificazione. Scontiamo un gravissimo ritardo nelle infrastrutture e il quadro che riusciamo a vedere in lontananza è a tinte fosche che poi diventa sempre più tetro” continua, relegando il consenso del centrodestra a trazione leghista a “politica della paura e dell’insoddisfazione”.


Rapporto Svimez 2019: il Sud messo fuori dall’agenda del Paese

Il report illustrato da Svimez restituisce alla politica e al dibattito interno una condizione di grande preoccupazione che potrebbe trasformarsi in sfiducia piuttosto che in un sentimento reazionario e di rivalsa. “La lunga crisi economica che si è palesata nel Mezzogiorno nel 2010 ci è stata descritta dai Governi come una stagione passeggera, e che invece col tempo si è ben radicata e in tutti i segmenti dell’economia reale. Questo ha prodotto chiaramente una fuga da parte di quanti erano e sono alla ricerca di un quotidianità più decente: oggi parte quella generazione che ha visto un peggioramento delle condizioni di vita rispetto a quelle dei genitori, nonostante la qualificazione raggiunta. Chi resta naviga nell’incertezza costante, che genera disagio, preoccupazione, allarmismo, e una pessima qualità della vita”. Proprio l’incertezza è alla base del congelamento dei consumi che riduce la propensione agli investimenti. “Dovrebbe innescarsi un circolo virtuoso di fiducia e ottimismo, che oggi manca del tutto” continua Palmieri. “Bisogna recuperare il pensiero di 30 anni fa-, e ringrazio Paolo Saggese e Gianni Festa per la pubblicazione di un volume sull’autonomia differenziata delle Regioni. Se con la Cassa per il Mezzogiorno si garantivano investimenti pubblici finalizzati alla costruzione di infrastrutture per modernizzare il Paese, oggi ci siamo trovati al buio. Svimez ci spiega anche che il Nord Italia è stato superato da diverse regioni dell’est Europa, ponendo nuovamente la grande questione irrisolta della necessità di unificazione economica dell’Italia. Guido Dorso e Giustino Fortunato scrivevano che l’Italia è quello che è il Mezzogiorno”.

Montemarano

“SI ALIMENTA UNA INUTILE PROPAGANDA SULL’IMMIGRAZIONE MENTRE GLI ITALIANI FUGGONO”. Mentre il centrodestra continua la sua battaglia contro l’immigrazione, il grande esodo del Mezzogiorno resta nell’ombra, spiega. “Le persone vanno via in cerca di un lavoro dignitoso, di un reddito adeguato, regolare, con opportunità di fare carriera e misurarsi senza la paura di sorpassi a destra, scorretti, ovvero in un sistema meritocratico. Questo che constatiamo è il risultato di un’Italia che non ha saputo pensare a cosa fare in futuro, a come legare il settore manifatturiero al turismo, a investire nell’automotive, nell’agroalimentare, nella moda”. Un adagio questo, che replica fedelmente il contesto irpino, nella morsa dell’abbandono e della chiusura di fabbriche. “Il contesto locale è in linea con quello nazionale” ribatte Palmieri. “Il pensiero di Dorso sulla inadeguatezza della classe dirigente è ancora attuale: non vedo una guida che abbia preso sulle spalle l’eredità di questi territori , nè si guarda ad un percorso di sviluppo. Tutto è avvenuto senza una programmazione, ma solo dettato dalle scadenze elettorali più vicine che non hanno mai preso in considerazione una visione di lungo respiro” aggiunge sottolineando “tutta l’umiltà del caso e senza la pretesa di dare lezioni”. In particolare, il rapporto sullo sviluppo e l’economia del Mezzogiorno ha evidenziato come l’enfatizzazione delle eccellenze territoriali, in realtà siano ben lontane dalle creazioni di filiere produttive che innescano processi economici virtuosi e che spalmano economie di scala. Il comparto vitivinicolo offre un esempio esaustivo: “La provincia di Benevento è cresciuta molto di più dell’Irpinia, dove il comparto vitivinicolo primeggia rispetto alle nostre tre Docg, e sono stati in grado di alimentare la cooperazione, e di far prevalere l’interesse generale su quello particolare. Questo consente di avviare un percorso di miglioramento della qualità della vita dell’intera comunità. Ma mentre altrove si è generato un processo evolutivo migliorativo, qui siamo fermi al palo”. Il sindaco di Montemarano Palmieri denuncia il deficit infrastrutturale. “Nel mio Comune il lavoro si concentra sul rifacimento di acquedotti, edilizia scolastica, fognature, strade ed altri lavori urgenti che si dovrebbero fare dopo un bombardamento, non in tempi di pace. Avrei dovuto occuparmi di come far progredire il paese, e non di come misurare il malumore dei cittadini che non hanno di che vivere: siamo in ginocchio”. Il primato conquistato dal progetto candidato dal Comune sull’edilizia scolastica con tecnologia Bim, realizzato insieme ad Acca Software, Genio Civile e Federico II di Napoli, non basta a costruire la cifra di avanguardia e progresso attesa da un territorio.

La sala del Consiglio dei Ministri a Roma, all’interno di Palazzo Chigi

La via d’uscita però c’è, osserva Palmieri. “Soltanto se il Governo capisce che è necessaria una politica economica per il Mezzogiorno che guarda agli investimenti infrastrutturali, all’incoraggiamento di tutti i settori dell’economia, allora ci potrà essere una ripresa. La Cassa per il Mezzogiorno è stata una intuizione giusta, ma la declinazione sui territori è stata sbagliata, e non potrà essere il sindaco di una comunità o il presidente di una Provincia e della Regione a fare la differenza. Tutto deve partire da un impegno governativo, per poi includere un concorso di forze”. Nessuno si pronuncia intanto su un piano di uscita. “Non ho ancora sentito nulla a proposito di una proposta politica per il territorio e la condizione delle aziende è sempre più critica. L’abbandono della Whirlpool a Napoli, le fibrillazioni di Fca amplificano l’instabilità e l’incertezza ed evidenziano la grande debolezza del Governo italiano al tavolo delle trattative con le multinazionali, che non si presenta con idee chiare e decisioni che vanno nella direzione giusta. Non vedo persone autorevoli capaci di farsi carico di questi problemi e indicare una prospettiva ai cittadini”.

Italia Viva presenta il suo simbolo alla convention fiorentina della Leopolda e lancia la sfida liberaldemocratica al Centro

ITALIA VIVA DIVENTA PARTITO. Intanto il leader della Lega, Matteo Salvini, ha affrontato il pubblico di Napoli al Cinema Metropolitan, e nonostante i coloriti e pittoreschi slogan affissi su qualche facciata e gli scontri registrati, l’incontro è stato partecipato. “Quando la gente è in difficoltà si rivolge ad un uomo forte, ma invece di dare risposte è stato alimentato il disagio e la paura, quindi il senso di insoddisfazione che si concretizza nell’espressione di voto” ha commentato Palmieri. Italia Viva intanto sta lavorando alla scalata dell’indice di gradimento, e proseguono a cadenza regolare gli incontri promossi da Maria Elena Boschi, Gennaro Migliore ed Ettore Rosato, che si sono confrontati anche a Napoli di recente con i sostenitori del partito. Il sindaco di Montemarano, così come gli altri “supporter” irpini di Italia Viva, attende la pubblicazione dello statuto del partito di Matteo Renzi, preannunciata per il 15 novembre prossimo a Torino. “Bisogna lavorare ad una proposta politica che riesca a guardare al futuro con maggiore convinzione, alla selezione di una classe politica per merito e, che si faccia interprete della condizione attuale in cui versa il Paese. Spero che si possa costruire uno spazio in cui lo sforzo del dibattito sia utile alla proposta, e non a farsi la guerra con chi è seduto dietro di te” e Beniamino Palmieri conclude. “Ci aspettiamo una struttura orizzontale e leggera, ma non sappiamo la metodologia di ramificazione del partito, che potrebbe non prevedere livelli provinciali o territoriali. Al momento non essendoci organizzazioni ufficiali mi limito ad avere contatti con chi ha aderito come me: dopo la pubblicazione dello statuto avremo modo di capire come Italia Viva sarà strutturata”.


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