L’architetto Gerardo Nappa offre un contributo storico su Matera, Capitale Europea della Cultura, evidenziando la rotta che la città lucana ha tracciato per se stessa e per l’Italia Meridionale: non una esibizione della sua bellezza, ma la politica culturale che vuole intraprendere per i prossimi quattro anni. Di seguito la riflessione.


Matera laboratorio urbano del futuro

A cura dell’arch. Gerardo Nappa

Matera capitale europea della cultura 2019

Per gli architetti che hanno lavorato nel dopoguerra ponendo l’attenzione sulla realtà nazionale tentando di bruciare gradualmente le suggestioni di una visione oggettiva del vivere e dell’abitare, Matera è stata il punto di riferimento per una speranza più concreta. Gli architetti speravano di risolvere i problemi organizzativi, professionali e culturali di Matera per dare avvio ad un modo nuovo di fare architettura. In quel periodo sono state effettuate indagini sociologiche, presentate proposte di pianificazione a vari livelli per individuare strategie di sviluppo e questi tentativi costituivano degli stimoli molto importanti per tutti. Furono predisposte diverse planimetrie per la realizzazione del quartiere della Martella dove ci sono stati apporti di esperienze scandinave e impronte urbanistiche della cultura locale e dell’architettura italiana moderna. C’era una condizione di fermento continuo non solo dal punto di vista professionale ma anche da un punto di vista culturale in quanto ci si voleva rinnovare politicamente, tecnicamente e socialmente.

Gerardo Nappa

Il dibattito era continuo tra architetti, ingegneri, altri professionisti e i politici con l’intento di trovare una risposta concreta per poter trasformare Matera. Con il tempo la realtà della città si è modificata e non vi è più quel clima di fermento e l’attenzione si è spostata sull’esperimento realizzato nel dopoguerra e sulle sue conseguenze. L’interesse per la città di Matera nacque intorno agli anni 50 quando furono effettuati alcuni studi da un sociologo di nome Federico G. Friedman dell’Università di Arkansas il quale condusse un’indagine su Matera e le sue contraddizioni: “città contadina” e “metropoli dei cavernicoli”. Nel 1950-51 fu previsto un programma per la costruzione di un borgo rurale, da realizzarsi in località “La Martella”. Nello stesso periodo la condizione di disagio della città da un punto di vista sociale ed edilizio portò alla predisposizione di una prima ipotesi d’intervento attraverso una ricerca del Prof. Nallo Mazzocchi Alemanni nella quale veniva indicata la soluzione di realizzare dei borghi residenziali con interventi di risanamento dei Sassi. Tale lavoro di indagine uscì, in tal modo, dalla pura sfera di ricerca storico-sociologica e divenne elemento determinante per un programma di intervento, seppure ancora parziale, nell’abitato materano. Nel 1952 nacque la Commissione per lo studio della città e dell’agro di Matera, promossa ed istituita da Adriano Olivetti, presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica e dal sociologo Friedrich G. Friedmann. La commissione si avvaleva di esperti in diverse discipline quali storia, demografia, economia, urbanistica, paleoetnologia, sociologia. Intervennero diversi esponenti prestigiosi dell’urbanistica italiana, per progettare e creare quartieri che riprendessero il più possibile i modelli di vita sociale dei Sassi.

Matera – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia di inaugurazione di Matera capitale europea della cultura, oggi 19 gennaio 2019.
(Foto di Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Furono effettuate delle indagini che si rivelarono utili per determinare le caratteristiche dimensionali non solo del borgo La Martella ma anche per risolvere diversi problemi: da un punto di vista tecnico, sociale ed economico e per quanto riguardava lo sfollamento dei Sassi. Da tali indagini nacque la Legge n. 619 del 1952, sul “Risanamento del Rione dei Sassi nell’abitato del Comune di Matera”, previsto attraverso tre tipi di intervento: a) col trasferimento in nuova sede di quelle parti di detti rioni i cui ambienti siano dichiarati inabitabili; b) con la riparazione degli ambienti suscettibili di idonea sistemazione ad unità edilizia e con l’esecuzione delle indispensabili opere pubbliche di carattere igienico; c) con le costruzioni di borgate rurali”.

Matera capitale europea della cultura 2019

Nella storia di Matera la legge ha segnato una tappa importante prevedendo l’intervento diretto del Ministero dei Lavori Pubblici con un piano finanziario di investimenti. Tutto ciò è avvenuto in assenza di un Piano Regolatore Generale; i nuovi quartieri sono definiti “case popolari costruite in applicazione alla legge” e non previsti come insediamenti organici. Anche se i nuovi quartieri erano dotati di spazi pubblici e di servizi e la qualità del disegno urbano era buona, tuttavia si capì per la prima volta che il trasferimento di un’intera comunità non permetteva di conservare quell’insieme di interrelazioni sociali e urbane tipiche dell’originario abitato e l’impatto sulle persone fu notevole. Nel 1954, avendo constatato che era necessario redigere il P.R.G., il Ministero dei Lavori Pubblici lo fece approntare dall’architetto Luigi Piccinato. L’obiettivo era quello di prevedere dei nuovi quartieri per accogliere gli sfollati dei Sassi e di completare i borghi rurali già esistenti. I tempi di esecuzione furono rapidi: in meno di tre anni i quartieri vennero completati e il Comune riuscì a ultimare sia la rete stradale che quella dei servizi. Diversi urbanisti ed architetti italiani progettarono e realizzarono i nuovi quartieri residenziali fuori dal centro e costituirono la città nuova nella quale confluirono i 15.000 abitanti dei Sassi.

Una foto promozionale di Matera Capitale della Cultura 2019

Da Piccinato in poi Matera non ha avuto una pianificazione. Il Piano Nigro durato 18 anni è stato approvato a stralci e oggi la città è ancora ferma all’idea di Olivetti, che pensava alla strutturazione. Nel 1986 una nuova legge nazionale iniziò a finanziare il recupero degli antichi “Sassi” materani, ormai degradati da oltre trent’anni di abbandono. Mentre lo svuotamento dell’abitato fu repentino, il suo recupero e la sua rivitalizzazione è stata lenta e graduale. Il fascino di Matera è però anche dato dal fatto che per molti anni il centro storico si è preservato intatto da grandi alterazioni, fermo agli anni ’50. Il processo di recupero-restauro dei Sassi è stato portato avanti negli anni e contestualmente la fama ed il fascino di Matera è cresciuta a livello internazionale.

Matera capitale europea della cultura 2019

Matera è oggi laboratorio urbano di una capitale europea della cultura. L’assegnazione del titolo di Capitale europea della Cultura per il 2019 avviene non tanto per quello che la città mostra di essere, quanto per le politiche culturali che vuole intraprendere nel percorso dei quattro anni successivi al riconoscimento.


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