Giuseppe Conte stamattina al Quirinale per l’incarico

Concluse le consultazioni al Quirinale. Il capo politico del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio e il segretario del Pd Nicola Zingaretti hanno confermato la volontà di sostenere un governo presieduto dal primo ministro uscente. Tocca ora a Sergio Mattarella trarre le conclusioni e conferire l'incarico per la formazione dell'esecutivo. Caustico il leader della Lega Matteo Salvini: «Ha deciso tutto il G7»

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante la conferenza stampa di fine anno presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio a Roma

Giuseppe Conte è stato convocato al Quirinale per stamattina alle ore 9,30. Il Capo dello Stato con ogni probabilità gli conferirà l’incarico di formare il nuovo governo. L’annuncio è arrivato dal Segretario Generale della Presidenza della Repubblica al termine delle consultazioni.

La bandiera della Repubblica italiana sventola sul Palazzo del Quirinale in Roma, sede della Presidenza della Repubblica, la massima istituzionale nazionale. Accanto i vessilli con i colori e i segni del Quirinale e dell’Unione Europea

LE CONSULTAZIONI. Luigi Di Maio ha annunciato al Presidente della Repubblica che il Movimento Cinque Stelle ha raggiunto un accordo con il Pd per un governo presieduto da Giuseppe Conte. Intervenendo subito dopo, nel consueto briefing con i giornalisti al Quirinale nella Loggia d’onore, Luigi Di Maio ha chiarito di aver chiesto tempo per la scelta dei ministri, che dovranno essere individuati solo dopo aver reso omogeneo il programma tra i due partiti. Queste parole non appaiono soltanto un modo elegante per dire che ci sono ancora differenze e distanze, ma chiariscono che il prossimo governo sarà politico. L’intesa a cui dovranno lavorare i gruppi parlamentari definirà di fatto un’alleanza. E in questo quadro, Luigi Di Maio ha chiesto di fatto agli alleati di rispettare l’autonomia del Presidente del Consiglio e del Presidente della Repubblica, nel solco (non citato) del dettato costituzionale. Come è noto, l’articolo 92 stabilisce, tra l’altro, che «…il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri». Di Maio ha dunque indicato in Giuseppe Conte il capo del governo, garante dei partiti che costituiranno la maggioranza, ritenendo che spetti a lui la guida politica della maggioranza. La svolta rispetto al precedente esecutivo è netta. C’è il riconoscimento dello stesso Di Maio del suo ruolo politico apicale nel Movimento, ma vicario nel governo, almeno in questa fase.  Il leader pentastellato ha rafforzato la scelta politica del Movimento rivelando di aver rifiutato l’offerta di premiership che gli era stata fatta dalla Lega, pur di ritornare al governo. Dunque, da queste parole, emerge che il M5s vuole governare con il Pd. In precedenza, la strada era già stata spianata dal Segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti, che aveva comunicato al Capo dello Stato la decisione del Pd di sostenere un governo presieduto da Giuseppe Conte. Ora spetterà al Presidente della Repubblica conferire l’incarico a Giuseppe Conte, che a questo punto dovrà accettare con riserva, per preparare la formazione dell’esecutivo, avendo prima saldato in un programma comune i punti fissati dal Movimento Cinque Stelle e dal Partito Democratico, anche alla luce dei gruppi di lavorio bilaterali di questi giorni.

L’interno del Palazzo del Quirinale, sede della Presidenza della Repubblica

Per le forze del Centrodestra l’unica strada da seguire è il voto. Matteo Salvini ha parlato di italiani sconcertati «di fronte all’indecoroso teatrino della guerra delle poltrone che si sta verificando da giorni». Ha definito il Conte bis un “Monti bis” e ha accusato il G7 di aver definito le condizioni per la nascita del nuovo governo italiano. Anche Silvio Berlusconi ha respinto la collaborazione tra Pd e M5s, definendola «una soluzione politicamente sbagliata e inadeguata ad affrontare i grandi problemi lasciati sul tappeto dall’esecutivo dimissionario». Berlusconi ha evocato una rivoluzione liberale e liberista.


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