Vigneti a perdita d'occhio nella Valle del Calore

Nadia Romano guida uma assessorato speciale al Comune di Montemarano. Nella sua delega alle Politiche Agricole c’è una missione speciale. Deve diffondere la cultura dei “Vini di Montemarano nel mondo”. Il Sindaco Beniamino Palmieri punta su Nadia Romano per costruire un binomio tra territorio e vino che deve identificare non solo un potenziale commerciale e turistico legato a questo prodotto pregiato dell’agricoltura irpina, ma uno stile di vita vera. “Montemarano paese del vino” è il messaggio che campeggia nei cartelloni collocati all’ingresso del centro cittadino. Come per territori che hanno saputo impareggiabilmente identificare il territorio al loro vino, dal Chianti alla Champagne, Montemarano con i suoi boschi pregiati, la sua acqua pura, le sue pietre illustri incastonate in antiche testimonianze del suo prezioso passato, vuol fare del suo vino un simboli di amore per una vita positiva, sana e gioiosa, seducente per il palato, ma responsabile. Un messaggio chiaro e immediato che balza agli occhi di chi arriva, indicativo della costruzione di una cifra ormai consolidata del paese, e che attende soltanto uno sviluppo a raggiera. Montemarano come altri comuni della Valle del Calore rappresenta il cuore pulsante della produzione vitivinicola di eccellenza, e si candida a guidare quel processo di sviluppo legato al comparto atteso ormai da decenni. “Manca una cultura diffusa del vino, che è anche il vero paradosso che vive questa provincia: iniziamo a ribaltare i trend e a proporre un buon Fiano come aperitivo, rinunciando a bevande che nulla hanno a che vedere con noi”. Con la nomina di Nadia Romano alla guida dell’assessorato all’agricoltura, il sindaco Beniamino Palmieri detta le coordinate del nuovo corso, che parte da una valorizzazione complessiva delle professionalità e quindi delle produzioni, fino alla costruzione di mirate strategie di marketing per i vini di Montemarano. Entrambi, nell’intervista a Nuova Irpinia, anticipano il percorso che dovrà disegnare le linee guida per il comparto della Campania interna.

Nadia Romano i compagnia del marito claudio e di Luigi Sarno a sinistra e Angelo Muto a destra. (Foto Karen-Phillips)

Nadia Romano qual è l’incremento della produzione vitivinicola nell’ultimo decennio. Qual è lo stato di salute dei vini di Montemarano? 

“Montemarano ha una grande vocazione vitivinicola che vede protagonista il vitigno Aglianico le cui vigne ricoprono rigogliose le nostre colline dando vita a un paesaggio piacevole allo sguardo del visitatore. Negli ultimi anni c’è stato un incremento considerevole della produzione vitivinicola, intesa sia come aumento degli ettari vitati che come aumento del numero di aziende, che hanno iniziato a curare integralmente il processo produttivo dalla coltivazione delle uve fino alla commercializzazione del vino prodotto. Dal 2000 ad oggi sono sorte almeno una quindicina di nuove aziende che hanno convertito alla viticoltura la maggior parte dei loro terreni. Negli ultimissimi anni, invece, stiamo assistendo all’incremento dei contratti di fitto di terreni agricoli e all’incremento dell’impianto di nuovi vigneti da parte dei conferitori di uve; vigneti che sono lo specchio delle nuove conoscenze con, ad esempio, densità di impianto più alte, potatura meno invasive, cambiamento nelle pratiche agronomiche, attenzione alla fertilità dei suoli”.

Nadia Romano, Assessore a Montemarano nella Giunta presieduta da Beniamino Palmieri

E’ stata raggiunta una certa maturità da parte del territorio.

“Questi sono tutti segnali della consapevolezza dell’importanza del lavoro del viticoltore, del valore delle uve prodotte e delle peculiarità della nostra terra. A questa consapevolezza si è poi aggiunta la creatività e la caparbietà dei Montemaranesi che non hanno ceduto ai vitigni internazionali, ma sono restati fedeli ai vitigni storici e stanno lavorando per la valorizzazione di quelli considerati minori che pur fanno parte della nostra storia vitivinicola. Il lavoro delle nostre aziende oggi ci regala prodotti interessanti. I vini di Montemarano sono sempre più apprezzati sia dal mercato nazionale che da quelli internazionali, che raccolgono sempre maggiori consensi tra gli esperti del settore e in grado di smuovere l’economia locale”.

Con i vini di Montemarano il suo Comune ha tutte le carte in regola per costruire un piano di sviluppo locale e guidare il “piano regolatore del vino” come ipotizzato dal Progetto Borghi in Rete, dunque…

“Dal terroir al genius loci, qui si può vivere dignitosamente di viticoltura, ma lo sviluppo è strettamente legato alla resilienza senza la quale non potrà continuare il trend di sviluppo che stiamo vivendo. Le nostre aziende sono prevalentemente a conduzione familiare, le estensioni di ettari aziendali sono contenute, spesso c’è una eccessiva parcellizzazione; seguire la vigna e le vinificazioni, gestire la cantina, occuparsi della commercializzazione dei vini e dell’accoglienza sono attività faticose che richiedono tempo e non concedono sosta né in caso di freddo né in caso di caldo”.

Qui, i vigneti di Castelfranci dominati da Montemarano in distanza

Le cantine riescono a offrire le quantità minime per posizionarsi sull’export internazionale?

“I mercati richiedono la disponibilità di un grande numero di bottiglie per poter avviare una collaborazione commerciale e garantirne la continuità nel tempo. A Montemarano, pur mettendo insieme le bottiglie prodotte dalle singole aziende, non abbiamo questi grandi numeri; l’azienda più grande produce presumibilmente dalle 60 mila alle 80 mila bottiglie, mentre l’azienda più piccola ne produce meno di 10 mila. Nel preservare il modello del ‘piccolo e bello’ vedo tante opportunità di sviluppo concrete per Montemarano, poiché questo modello ben si coniuga alle richieste dei ‘consumatori esigenti’, che ricercano vini di qualità e tipici del territorio di provenienza, e alle esigenze del turismo lento. In questo contesto, fondamentale sarà la capacità delle aziende di anticipare e dominare questi processi e di proporre modelli innovativi di collaborazione”.

Sono i singoli produttori che hanno lavorato a questo obiettivo, oppure c’è stata una cabina di regia collettiva? 

Il merito va sicuramente a tutti i produttori che singolarmente si sono adoperati per valorizzare i risultati del loro lavoro producendo uve eccellenti e vini territoriali di qualità. La svolta qui a Montemarano si è registrata con l’interessamento dei giovani alle aziende di famiglia e a loro diamo il merito di essersi interrogati sul futuro della viticoltura e di essersi avvicinati a nuove scuole di pensiero; ciò ha generato una contaminazione tra ‘il vecchio e il nuovo’ che da un lato ha messo in evidenza l’esigenza di preservare l’autenticità delle tradizioni vitivinicole e dall’altro ha riportato alla attenzione la necessità di applicare modelli di viticoltura sostenibili”.

Beniamino Palmieri, Sindaco di Montemarano. Sullo sfondo Stefania Di Sicilia, Sindaco di Villamaina

Poi c’è l’amministrazione comunale. Sindaco Palmieri qual è il ruolo degli amministratori in questo contesto? 

“E’ quello di mettersi innanzitutto in ascolto degli operatori economici e degli agricoltori, al loro servizio con sincera umiltà, e farsi interprete delle loro istanze attraverso una paziente e continua attività di mediazione fra posizioni spesso divergenti per trovare la giusta sintesi e fare l’interesse generale. A testimonianza dell’importanza e della delicatezza dell’intero comparto abbiamo subito pensato ad un assessorato all’Agricoltura e di affidarlo alla cura di una addetta ai lavori della comprovata competenza proprio nel settore vitivinicolo: Nadia Romano”.

Continui. 

“Abbiamo attivato una serie di iniziative di promozione attraverso l’organizzazione diretta ed in collaborazione di eventi, di riflessione e di dibattito con il coinvolgimento di figure istituzionali di ogni livello, di firme giornalistiche di caratura nazionale e di professionisti del mondo del vino, occasioni di approfondimento sulle pratiche agricole a cui ricorrere per migliorare il livello qualitativo del proprio prodotto fino a corsi necessari per il rilascio del patentino dei fitofarmaci. Io credo però che la sfida più grande che bisogna vincere è la diffusione della cultura del vino nei nostri paesi nella nostra provincia, che è anche un po’ un paradosso. La considero la sola via che può restituire piena consapevolezza del grande potenziale inespresso della nostra terra. La verità è che sono ancora pochissimi coloro i quali sanno riconoscere un buon vino, apprezzarne le sue peculiarità, lasciandosi sedurre dal piacere che sa regalare un prodotto di eccellenza. Questo spiega come in molte attività ricettive della provincia, per gli aperitivi, si continua a fare un grande abuso di bevande di scarsa qualità e non di vino, magari irpino, e la ragione non può essere soltanto di costo. Questo spiega la grave condizione di anonimato in cui versa la città di Avellino che da il nome ad un grandissimo vino: il Fiano e che è il capoluogo di una provincia in cui si producono tre DOCG vere eccellenze apprezzate in tutto il mondo. Venendoci e attraversandola nulla del suo agglomerato urbano fa pensare all’uva, al vino e a questo grande tesoro che la caratterizza. Abbiamo urgente bisogno di diffondere la cultura del vino”.

In distanza Montemarano

Montemarano è riuscito a compiere dei passi in avanti sulla cooperazione.

“Mi sono dedicato a svolgere una paziente attività di mediazione fra le varie aziende provando a spiegare che benché possa sembrare una contraddizione il modo migliore per farsi concorrenza è stare insieme. Questo lavoro di dialogo e collaborazione credo abbia contribuito a creare le condizioni per la costituzione dell’Associazione delle Cantine di Montemarano di cui sono particolarmente orgoglioso. E’ un percorso iniziato da poco ed è ancora tutto da sviluppare e la speranza è che sempre più aziende possano decidere di stare insieme per quanto difficile e per quanto complesso possa essere”.

Il vino genera economie a tutto tondo: dalla “forza lavoro” nei vigneti alla trasformazione, all’imbottigliamento, etichettatura e marketing commerciale. Senza trascurare l’enoturismo, che apre di fatto, un’altra raggiera. Nadia Romano lei che possibilità di incremento occupazionale intravede? 

La valutazione dell’incremento occupazionale non può prescindere dall’analisi della nostra realtà agricola. In generale, non ci sono dubbi che l’intero ciclo produttivo, dalla vigna alla vendita del vino passando per l’accoglienza, abbia bisogno di persone qualificate e che ci siano tante possibilità per figure professionali attualmente assorbite da altri settori. La maggior parte delle nostre aziende ricorre a manodopera esterna saltuariamente, mentre solo qualche azienda ha già creato nuovi posti di lavoro e in entrambi i casi si tratta prevalentemente di attività in vigna e in cantina. La possibilità di ampliare la propria forza lavoro è strettamente legata al diffondersi della visione imprenditoriale in agricoltura poiché con essa avrebbero ancora più rilevanza alcune attività fondamentali per il consolidamento dell’azienda sui mercati”.

Il comune è pronto per l’enoturismo?

“Lavorativamente parlando, l’enoturismo presenta mille risvolti perchè intorno al mondo del vino si possono creare opportunità che riguardano non solo le aziende produttrici ma l’intera comunità con le sue risorse gastronomiche, architettoniche, folcloristiche e paesaggistiche. Qui i turisti arrivano autonomamente, visitano le aziende locali, partecipano a degustazioni nelle nostre cantine e che sempre più spesso restano a pranzo in azienda (anticipando ciò che oggi è noto come home restaturant). Questa è la testimonianza che non bisogna perdere tempo. C’è la necessità di investire sulle infrastrutture per consentire al turista di accedere autonomamente alle informazioni locali, di pubblicizzare le attività che si svolgono localmente, di curare l’estetica del paesaggio, di investire in accoglienza, di formare le guide turistiche, di avere traduttori esperti del contesto vitivinicolo. Per queste ragioni a Montemarano abbiamo deciso di allestire un Ufficio turistico che assolva proprio alla funzione di punto di riferimento per ogni avventore”.

Il sindaco di Montemarano Beniamino Palmieri con Minuccia alla prova dei fornelli nella gara sui piatti tipici di Venosa

Sindaco, l’esplosione delle cantine ha fatto lievitare il costo dei terreni? C’è una politica di valorizzazione immobiliare nelle sue prerogative?  

“Oggi a Montemarano ancora non si può parlare di prezzi di acquisto lievitati per terreni e immobili, ma sicuramente i prezzi sono in aumento. Certamente nelle attenzioni per la mia comunità c’è una strategia di valorizzazione immobiliare. Ritengo che la politica di valorizzazione immobiliare sia la somma di interventi “a basso livello” che indirettamente creino valore aggiunto per i nostri beni. Creare infrastrutture e servizi efficienti, curare il territorio, provare a creare occupazione, valorizzare i nostri monumenti, la natura, i nostri prodotti tipici, incentivare il senso di appartenenza alla comunità siano le condizioni necessarie per creare un paese vivibile. Se un paese è vivibile inevitabilmente si scuoterà il mercato immobiliare. Inoltre più Montemarano riuscirà ad affermarsi come punto di riferimento per la produzione dei vini ottenuti dall’Aglianico, più lieviteranno i prezzi dei terreni; un po’ come oggi succede per le nostre uve che sono ricercate dalle tante aziende che producono vini nell’areale del Taurasi”.

Registra la presenza di investitori esterni? Punta a farli diventare nuovi abitanti? 

“Si, registriamo degli investimenti. Ci sono delle persone che hanno acquistato case e che regolarmente vengono qui per trascorrere dei periodi di vacanza anche se, la crisi degli ultimi anni, ha invertito questo genere di trend, ma c’è anche chi ha acquistato delle intere aziende agricole e chi invece ha affittato e/o acquistato dei terreni vitati. Essere abitante di un posto è uno stato mentale, è sentirsi parte di una comunità e partecipare attivamente alla vita della comunità; occorre creare le condizioni affinché loro possano essere sempre più interessati alla quotidianità montemaranese”.

Vigneti dell’Aglianico

Quali sono i suoi programmi futuri per questo comparto, viste le premesse e le potenzialità dei Vini di Montemarano? Quali dovrebbero essere quelli degli imprenditori vitivinicoli?

“L’elenco è fitto. Occorre sviluppare il dialogo fra gli operatori coinvolgendo esperti in materia per mettere in dubbio le nostre convinzioni e indurci ad approfondimenti in modo che possiamo essere ancora più sicuri delle nostre idee o aprirci a nuovi punti di vista. Condivido in pieno l’impostazione del sindaco di ascoltare i protagonisti di questo comparto, poiché penso che solo chi vive di questo lavoro sappia quali siano le reali esigenze e non esiste un modello universale che possa essere adattato, a prescindere, a qualsiasi realtà. Per esperienza personale ciò che è imposto produce risultati, anche eccellenti, nel breve termine, ma che svaniscono velocemente. Abbiamo bisogno di progetti importanti con risultati duraturi nel tempo. La speranza è che i nostri imprenditori vitivinicoli e i nostri agricoltori possano essere sempre più coinvolti in questi processi, che possano sempre cogliere la possibilità e l’importanza di esporre le loro richieste. Il mio augurio è che i nostri imprenditori possano esplorare al massimo le potenzialità del vitigno Aglianico, fare ‘esperimenti’ nelle loro cantine per dar vita ai vini che desiderano e che siano vini unici per carattere, personalità ed espressività radicata nella nostra terra, insomma Vini di Montemarano”.


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