Ribaltare l’opinione comune che l’idea di “memoria” debba essere riferita al passato, ma considerarla nell’ottica di “radice del futuro” e quindi chiave produttiva; e rovesciare l’idea che il concetto di “locale” possa rappresentare un distillato del “globale”, sminuendo tutto il suo universo a sè stante. Con questa chiave di lettura  inquadra l’interpretazione e la codificazione del passato l’Istituto Campano per la storia della resistenza “Vera Lombardi”, che nella giornata di ieri ha presentato un numero della rivista trimestrale “Meridione- Nord e Sud del mondo, diretta da Guido D’Agostino dedicata a Montemarano e alla raccolta di atti e contributi dedicati alla Scuola Estiva delle Donne nel 2015.

L introduzione del sindaco Beniamino Palmieri

Una occasione per Montemarano, non solo di presentare un volume dedicato alla trasmissione della memoria di genere fra donne di generazioni diverse e distanti, ma anche di inaugurare l’installazione della panchina rossa in Piazza del Popolo, alla presenza del parterre accademico dell’istituto partenopeo, della Presidente dell’Osservatorio regionale del Fenomeno della Violenza sulle donne Rosaria Bruno, dell’amministrazione comunale guidata da Beniamino Palmieri, dalla consulta Femminile montemaranese presieduta da Filomena Marino, e della cittadinanza tutta.

“Luoghi della memoria- Memoria dei luoghi: le donne di Montemarano ricordano e raccontano” è il titolo della rivista che è stato presentato ieri, dedicato alla raccolta dei contributi, atti e documenti riguardanti la Scuola Estiva delle Donne, svolta con la collaborazione dell’Istituto campano per la Storia della Resistenza “Vera Lombardi”, e dell’Unversità di Salerno, ovvero dell’Ogepo- Osservatorio degli Sudi di Genere e diffusione di Pari Opportunità. Coordinata da Laura Capobianco, e coadiuvata da Maria Rosaria Pelizzari, Maria Antonietta Selvaggio, Cesira D’Agostino e Silvana Dello Russo, la Scuola ha acceso i riflettori su uno spaccato di storia locale inedita e fonte di grandi ispirazioni e riflessioni.

Infatti attraverso la trasmissione di esperienze fra le varie generazioni tanto distanti fra di loro, è riuscita a fornire un’interessante attività di analisi, interpretazione codificazione della memoria collettiva, che rappresenta le fondamenta sui cui realizzare lo sviluppo e il futuro di questa terra.

La rivista è composta da due sezioni: la prima include la prefazione del sindaco Beniamino Palmieri, l’articolato saggio della Capobianco. Seguono gli impegnativi contributi di Aldo De Francesco e Nicola Di Iorio, rispettivamente dedicati il primo alla lunga storia di Montemarano alla sua multisecolare e multiforme civiltà, dall’epoca delle origini al lungo medioevo, fino all’età contemporanea; e il secondo, dedicato all’Irpinia più in generale, terra dei borghi e dei vini, con l’apertura alla prospettiva di un futuro di valorizzazione della viticultura in chiave produttiva e di leva turistica.

L intervento di Nadia Celli, assessore alle pari opportunità del Comune di Montemarano

Passato, presente e futuro sono legati indissolubilmente. Su questo paradigma è stato espresso dal sindaco Beniamino Palmieri nel suo articolato intervento introduttivo, affiancato all’assessore alle Pari Opportunità del Comune Luisa Celli, concentrata sul fenomeno del femminicidio.

Come si evince dal contributo della professoressa Laura Capobianco, “E’ possibile che Montemarano non conservi le caratteristiche tipiche del borgo, ma sono stati riscontrati dei caratteri identitari che fanno da collante tra i suo abitanti, come la musicalità. E in questo campo le donne di Montemarano giocano un ruolo fondamentale: appaiono come ‘scrigni della tradizione’ come le ha descritte Franca Molinario, custodi di modelli e saperi che ormai sono assorbiti nel patrimonio genetico, come la Montemaranese, che è un motivo sonoro e coreografico proprio del popolo di Montemarano. Le donne richiamano alla mente una sorta di coro greco che lavora alla tessitura di una trama d’insieme, mentre la conservazione dei singoli elementi viene affidata o a bande e gruppo musicali, oppure a studiosi etnomusicali che rintracciano i canti, gli strumenti e i protagonisti”.

Docenti e allieve della Scuola Estiva delle Donne, insieme a Rosaria Bruno e Achille

Il canto infatti resta un tratto distintivo di questo popolo. Il canto scandisce il lavoro nei campi, e caratterizza non solo il ritmo, ma anche la coralità: ovvero la condivisione e la capacità di fare insieme. Giovanna nell’intervista afferma “Dobbiamo portare tutti lo stesso suono, lo stesso ritmo”.

Capobianco ha voluto sottolineare “quello che appena si intravede nelle interviste condotte alle anziane: in queste zone può esserci un nuovo, una nuova forma di imprenditoria femminile e maschile”.

Il lavoro è un altro tratto distintivo delle donne montemaranesi che sono state intervistate. Ne ha parlato la professoressa Maria Antonietta Selvaggio, che a margine del suo intervento ha confermato l’ampliamento del campo della ricerca al tema delle aree interne e alle differenze “di genere” fra aree interne e zone costiere.
“Il lavoro viene considerato come fonte di progresso e di gratificazione, una prova superata di cui le donne vanno orgogliose, in quanto la sfida superata è strettamente legata al fatto che non avevano altra scelta. I testimoni più giovani invece, ereditano le condizioni sociali del passato, ma si interfacciano con gli strumenti della modernità”.

Intervento di Rosaria Bruno, presidente dellOsservatorio regionale del Fenomeno della violenza sulla donne

Il fattore dirompente su cui ha argomentato Rosaria Bruno, invece, è stata la “resistenza della cultura patriarcale replicata dalle donne stesse. La parità è un cammino che richiede una rivoluzione culturale, e la stessa rivoluzione dovrà essere applicata a tutti i campi della vita sociale. Noi siamo la generazione che resta e che deve recuperare la storia del territorio, per rammendarlo e sanare le fratture e le ferite provocate dal terremoto del 1980, e sostenere i giovani e l’imprenditoria”.

 

 

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