Il governo: monitoriamo operazione Fca Renault. Su Pratola Serra parti sociali non preoccupate

La risposta del Sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, rispondendo in XI commissione alla Camera a un'interrogazione a firma Maria Pallini (M5s): verifiche istituzionali in corso in Campania solo per Pomigliano e Nola. Lo scenario

Lo stabilimento di Pratola Serra

«Come Governo stiamo monitorando l’operazione Fca-Renault con l’obiettivo di avviare una partnership tecnologica che consenta lo sviluppo di nuovi prodotti e di implementare i volumi di attività per l’intero comparto». Così il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, rispondendo in XI commissione alla Camera a un’interrogazione a firma della deputata del Movimento Cinque Stelle, Maria Pallini. «Considerata l’alta strategicità che il settore automobilistico riveste per l’economia nazionale è nostro primario interesse garantire un futuro produttivo per tutti gli stabilimenti del gruppo Fca in Italia», ha aggiunto l’esponente del Governo presieduto da Giuseppe Conte, lasciando intendere che il Ministero del Lavoro e Palazzo Chigi vedrebbero positivamente la ripresa della ipotesi di fusione. «Il potenziamento del piano di investimenti sul territorio italiano avrebbe come primo effetto che a beneficiarne sarebbe non solo l’azienda, bensì tutti quei lavoratori che con sacrificio e dedizione hanno contribuito a rilanciare il nostro marchio di bandiera del settore auto, in Italia e nel mondo», ha aggiunto Durigon. L’intervento del Sottosegretario era però legato alla interrogazione presentata dalla deputata pentastellata Maria Pallini, che lo scorso 3 ottobre aveva chiesto lumi sull’impegno del governo a tutela dei lavoratori in forza allo stabilimento Fc di Pratola Serra. La risposta è stata burocratica: il Ministero del Lavoro «non ha ricevuto specifiche richieste di intervento dalle parti sociali» sullo stabilimento Fca di Pratola Serra, «pur essendo attualmente impegnato nella verifica istituzionale relativa alla situazione aziendale, con particolare riguardo alle ricadute occupazionali dello stabilimento ‘Giambattista Vico’-siti di Nola e Pomigliano D’Arco».

La bandiera della Fca sventola sul Lingotto di Torino

LO SCENARIO. Fin qui l’azienda torinese ha sempre confermato la scelta di restare in Italia con un sistema di stabilimenti assimilati ad uno solo diffuso sul territorio, con caratterizzazione tecnologica di produzione e tipologia di prodotto. Pur essendo parsi a sindacato e molti osservatori in bilico gli stabilimenti motoristici dedicati al Diesel, fino ad oggi l’impressione data da Fca, con riferimento all’area della Fiat, è che l’attenzione del management sia rivolto in primo luogo alle strategie di sviluppo nel settore dell’automotive cinese, visto come una minaccia agli equilibri consolidati in quello che viene considerato il mondo libero, lungo l’asse europeo, statunitense e americano, giapponese ed estremo orientale. Più che ritagliare centri di costo locali, la partita appare incentrata sulla espansione industriale, commerciale e tecnologica, attraverso la acquisizione di dimensioni produttive e di mercato sufficienti a reggere l’urto di una eventuale sfida del sol Levante su larga scala, esattamente come si sta profilando in tutti gli altri settori ad alta implementazione scientifico-tecnologica. In questo quadro, la fusione Fca Renault avrebbe consentito di creare un sodalizio industriale europeo in grado di fronteggiare in questa fase ogni possibile sfida. I francesi stanno riflettendo, dopo aver chiuso la porta.


ARCHIVIO. IL TESTO DELLA INTERROGAZIONE | Prima firmataria Maria Pallini (M5s)

La deputata pentastellata Maria Pallini

Interrogazione a risposta in commissione 5-00606 presentato da Maria PALLINI Mercoledì 3 ottobre 2018, seduta n. 55

PALLINI, PERCONTI, DE LORENZO, GIANNONE, TRIPIEDI, TUCCI, INVIDIA, BILOTTI, COSTANZO, VIZZINI, AMITRANO, VILLANI, SIRAGUSA, SEGNERI, CUBEDDU e DAVIDE AIELLO.Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che: dal 2008 lo stabilimento di assemblaggio motori di Fiat Chrysler Automobiles (Fca) di Pratola Serra (Avellino) sta attraversando una grave crisi produttiva che restituisce i seguenti dati allarmanti: 1.400 giornate tra Cassa integrazione guadagni ordinaria, Cassa integrazione guadagni straordinaria e Contratti di solidarietà per ogni lavoratore, con una perdita salariale che ha raggiunto la ragguardevole cifra di 50.000 euro di media pro capite; ad oggi, tra addetti alle aziende terziarizzate e Fca si contano circa 400 posti di lavoro in meno; gli impianti continuano a essere sottoutilizzati; quella della Fca (ex Fma) rientra nella generale crisi di mercato che sta riguardando il motore diesel, motore che rappresenta il 99,5 per cento di produzione dello stabilimento di Pratola Serra e che, a partire dal gennaio 2022, non sarà più prodotto senza, al momento, sapere da cosa sarà sostituito; a parere degli interroganti e in virtù delle preoccupazioni espresse dalle maestranze e dai sindacati di categoria, è necessario avviare una profonda e seria riflessione tra tutti gli attori coinvolti, al fine di costruire un progetto industriale lungimirante di riconversione produttiva verso i sistemi di propulsione alternativi, in grado di valorizzare le competenze e le economie di sistema per il rilancio della produzione, la garanzia dell’occupazione e la tutela delle condizioni lavorative dello stabilimento Fca, presso cui la forza lavoro è giovane – media di 43 anni – con una prospettiva media di vita lavorativa di altri 20-25 anni, con una professionalità tale da garantire adattabilità a produzioni di qualità e ai livelli di produttività finora assicurati –: se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda valutare di porre in essere al fine di garantire un futuro produttivo, attraverso un solido piano di riconversione industriale, allo stabilimento di Pratola Serra e la tutela dei livelli occupazionali.
(5-00606)


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