Europee, Pecchia: la politica impari ad ascoltare i giovani

La candidata alle europee di Forza Italia evidenzia i principali temi della campagna elettorale, marcando le differenze politiche esistenti con la Lega. "Bruxelles un'opportunità per l'Irpinia e per l'intero Mezzogiorno".

«La mia parola d’ordine è “crederci”. Un modo per dire che in politica, come nella vita, sono necessari entusiasmo ed impegno». A parlare è Antonella Pecchia, esponente del Movimento giovanile di Forza Italia, candidata alle Europee.

Come ha accolto la proposta di candidatura?

«Con grande emozione. E’ il coronamento di anni di militanza, sempre dalla stessa parte. Di lavoro, di gavetta, dietro le quinte. Adesso ho l’opportunità di metterci la faccia».

Sarà però una sfida impegnativa. Non crede?

«Sì, certamente. La circoscrizione è molto estesa. Debbo girare ben sei regioni (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria) in un solo mese. Proverò a toccare quante più tappe possibili, incontrando persone e discutendo con tutti. Intendo attivare l’intera rete di contatti sviluppata in questi anni, partecipando alle convention di Forza Italia».

Quali aspettative coltiva una giovane impegnata in politica, come lei?

«Bisogna credere in quello che si fa. Non sono una figlia d’arte e per me, ritrovarmi a 27 anni, a correre per il Parlamento di Bruxelles, è sicuramente uno stimolo importante, oltre che una gratificazione, come dicevo prima. La politica e le istituzioni però dovrebbero avere più fiducia nelle nuove generazioni e prestare maggiore attenzione alle loro esigenze».

Questa è l’occasione per sollevare le questioni. Quali sono le priorità?

«A differenza di altri miei coetanei, sono tra coloro che hanno deciso di restare qui, nella propria terra. Credo che si debba lottare per rilanciare la nostra provincia, le zone interne e più in generale il Mezzogiorno, per farlo uscire dalla condizione di difficoltà in cui si trova. Bisogna creare nuove opportunità di lavoro, servizi efficienti ed una maggiore qualità della vita. Il cambiamento va costruito ogni giorno. Ognuno di noi è chiamato a mettersi in gioco in prima persona. Anch’io avrei potuto fare la valigia e partire, ma ho preferito avviare il mio percorso dove sono nata e cresciuta ed ho i miei affetti. Sto svolgendo pratica forense».

In che modo è possibile creare nuove opportunità?

«Io penso che occorra una collaborazione intergenerazionale. La società ha bisogno della freschezza e dell’inventiva dei giovani, ma ovviamente anche dell’esperienza e della saggezza di chi è più avanti negli anni. Occorrono però strumenti e norme in grado di valorizzare le capacità di chi si affaccia al mondo del lavoro».

Oggi la situazione è piuttosto critica

«Non c’è dubbio. C’è una precarietà diffusa e a prevalere è l’incertezza. I giovani si sentono smarriti, ma ormai la mancanza di riferimenti e di garanzie purtroppo riguarda tutti».

Ultimamente si parla spesso di cittadinanza europea. Il superamento delle frontiere può essere una sfida positiva?

«Penso proprio di sì. Secondo me, accanto alla lingua madre, andrebbe introdotta nei Paesi dell’Unione una seconda lingua ufficiale, comune a tutti. Così si determinerebbero stesse opportunità per tutti, in qualunque Stato membro. Chiaramente il percorso formativo va realizzato sin dai primi anni di scuola».

Quanto lo sviluppo dei territori dipende dalle politiche europee?

«Sicuramente molto. I territori, le comunità locali, i Comuni possono attivare processi di sviluppo mettendo in campo progetti mirati, all’interno di un disegno strategico, finanziati dall’Unione europea, che è ormai la principale fonte di approvvigionamento di risorse, per gli enti».

Su cosa punterebbe?

«Senza dubbio sulle specificità del territorio, sulle eccellenze e sui prodotti tipici, a cominciare dall’agroalimentare, all’enogastronomia, fino alle bellezze naturalistiche e paesaggistiche. Dobbiamo saper tutelare e valorizzare il nostro patrimonio».

In quale direzione si muove il centrodestra? Nella coalizione emergono sempre maggiori distanze con la visione della Lega, che però ormai sembra egemonizzare l’area politica.

«Forza Italia è sempre stata un partito moderato, liberale ed europeista. Non credo che la visione della Lega, a cominciare dalla concezione sovranista, possa portare lontano il centrodestra. Noi siamo quanto mai motivati a rilanciare quelli che sono i nostri riferimenti culturali ed ideali. L’impegno in prima persona di Berlusconi, in questa campagna elettorale, è un segnale preciso. Il Paese non può permettersi salti nel buio o passi indietro. La capacità di mediazione, l’equilibrio, la lungimiranza sono doti fondamentali in politica. Non si può pensare di alimentare sempre i conflitti e di puntare sulla rabbia inespressa delle persone, per costruire consenso».

 

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