La sede dell'Alto Calore Servizi in corso Europa ad Avellino. Il particolare degli uffici di presidenza

Si è parlato del caso Alto Calore al forum nazionale sull’acqua pubblica di sabato a Roma. Il “Comitato Acqua Bene Comune” di Avellino ha partecipato all’assemblea nazionale del Forum italiano dei movimenti per l’acqua, convocata per sabato scorso a Roma sul progetto di legge che dovrebbe portare all’abolizione della gestione idrica privata. La norma, proposta dalla prima firmataria deputata Federica Daga dei Cinque Stelle, è frutto di una iniziativa popolare, che ha raccolto nel Paese 400mila firme.

Don Vitaliano Della Sala, parroco di Capocastello e Vicepresidente della Caritas Diocesana di Avellino, delegato dal Vescovo di Avellino nelle iniziative in difesa dell’acqua pubblica.

Lo riferisce Giuseppina Buscaino, referente del “Comitato Acqua Bene Comune” di Avellino con una nota. L’avvocato Anna Maria Pascale è intervenuta all’assemblea a nome del “Comitato Acqua Bene Comune aspettando Godot” di Avellino, portando l’esperienza della battaglia per impedire la privatizzazione dell’Alto Calore Servizi. «La straordinaria resistenza di un comitato irpino che ha fermato la vendita ai privati dell’azienda, rimasta pubblica», ha spiegato, ringraziando il contributo fornito da Padre Alex Zanotelli. «La nostra iniziativa è nata dopo l’incontro con Padre Alex Zanotelli avvenuto nel dicembre 2018, cioè alla vigilia dell’assemblea dei soci con all’ordine del giorno le modifiche statutarie necessarie alla privatizzazione dell’azienda, con il possibile successivo ingresso nella spa della Gesesa, quindi di Acea e Suez». L’avvocato Anna Maria Pascale, ricorda la nota, ha rinnovato l’impegno nella battaglia per garantire la gestione idrica pubblica,

LA PROPOSTA DI LEGGE. Nella passata Legislatura un primo testo giunto all’esame delle Commissioni parlamentari era stato riformulato in maniera difforme dallo spirito di chi l’aveva proposta, sostengono i gruppi del Movimento Cinque Stelle e di Leu, che oggi si fanno carico di questa proposta. L’obiettivo è estendere alla gestione effettiva del servizio idrico il principio sancito dal referendum nel 2011 secondo il quale l’acqua non può essere considerata una merce e, pertanto, non è alienabile o soggetta a transaizioni. In Italia, infatti, gli utenti pagano il servizio idrico, ma non

L’ALTOLÀ  DI «UTILITALIA». Principale ostacolo alla pubblicizzazione della gestione idrica, che in Italia è in gran parte realizzata dalle società private o pubblico private, è rappresentato dai costi che lo Stato dovrebbe accollarsi per riscattare le aziende operanti. Secondo la federazione delle utility nazionali Utilitalia, riferisce in una nota Il Comitato avellinese, «per riacquistare le quote dalle multinazionali ci vogliono circa 20 miliardi», aggiungendo che «le tariffe crescerebbero del 15%». Questi dati sono contestati da chi si propone per la pubblicizzazione del servizio idrico e non esitano a parlare di dati non reali. Per «gli esperti del Forum i costi approssimativi sono attorno ad un’uscita una tantum di 2 miliardi di euro e possono essere affrontati con un intervento della Cassa Depositi e prestiti». Secondo Gaetano Azzariti, il costituzionalista della Sapienza citato dal Comitato per il suo intervento sulla materia, «ha detto che si presenteranno tante difficoltà, ma tutto si può fare e ha ricordato la pubblicizzazione dell’Enel avvenuta in passato». L’unica strada è quella di un esproprio, si legge nel comunicato. Tra le opinioni riportate, quella di Padre Alex Zanotelli, che ha messo in guardia dal rischio di un accordo parlamentare che potrebbe essere realizzato «sulla pelle dei migranti».

IL COMITATI AVVERTONO I PARLAMENTARI. I sostenitori della legge Daga hanno espresso preoccupazione per i 30 emendamenti prodotti dalla Lega, temendo il rischio di un nuovo stravolgimento del testo. Per Paolo Carsetti, referente nazionale del Forum, se ciò dovesse accadere i Movimenti per l’acqua ripudieranno la legge. «Anche la senatrice Loredana De Petris di Sinistra Italiana ha detto che se la legge sarà stravolta SI ritirerà la firma», spiega Buscaino. «All’assemblea, assente eccellente è stata la deputata Daga e i suoi colleghi di partito».

LA PROPOSTA DAGA. La proposta di legge Daga secondo l’attuale formulazione intende riconsegnare nelle mani dei Comuni, in particolare di quelli sotto i 5.000 abitanti la gestione diretta del servizio. «La Proposta Daga interviene anche sulla regolazione e sul controllo di settore, sottraendo competenze all’Autorità indipendente ARERA (ex AEEGSI) e agli organismi di ambito territoriale, per riportarla all’interno del Ministero dell’Ambiente». Secondo il Comitato avellinese «la proposta salvaguarda i livelli occupazionali», spiegano. «Siamo convinti che questa proposta sia lo strumento più adatto per realizzare una gestione del Servizio Idrico Integrato interamente pubblica, sostenibile con tariffe eque per tutti i cittadini che garantisca allo stesso tempo i diritti dei lavoratori e gli investimenti sulle infrastrutture fuori da ogni profitto». L’obiettivo finale è «l’incondizionabilità finanziaria dell’accesso all’acqua, rendendolo finalmente un diritto». Prossimo appuntamento del Forum tra un mese. «Nel corso di questa assemblea si è deciso che il Forum porterà a Roma il prossimo 23 marzo alla manifestazione contro le grandi opere inutili».


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