«Pd da ricostruire», De Luca: collaborare o togliere il disturbo

«Unità del partito per la coalizione». Il capolista in Irpinia per Nicola Zingaretti alle primarie del 4 marzo lancia segnali ai dissidenti, ma anche ai massimi rappresentanti istituzionali. «Persi in un anno sindaco di Avellino, tutti i parlamentari e gettata via la vittoria alla Provincia, senza compattezza e solidarietà interna il partito nel 2020 non resterà nemmeno in Consiglio regionale»

Enzo De Luca, componente della Direzione nazionale del Partito Democratico

«Forse anche più che nel Paese, in Irpinia il Pd deve essere ricostruito. Chi non se la sente farebbe bene a togliere il disturbo». Ad Avellino Enzo De Luca, capolista in Irpinia a sostegno della candidatura di Nicola Zingaretti alla segreteria nazionale del Pd, ha disegnato lo scenario che si aprirà dopo le primarie dei Democratici in programma il prossimo 4 marzo.

Matteo Renzi nel 2015. Allora era segretario nazionale Pd e Premier

LA PREMESSA. C’era un tempo in cui l’unità del partito era il mantra per chi ricopriva responsabilità politiche o istituzionali. Nel Partito Democratico crollato dal 40,8 per cento delle europee 2014 al 18,76 delle politiche 2018 rappresenta il salvagente per non affogare. Con il suo abituale stile sobrio il senatore Enzo De Luca lo ha lasciato intendere, intervenendo nell’ex Eca accanto alla responsabile nazionale di Areadem, Marina Sereni, la componente che fa capo all’ex Ministro Dario Franceschini.

De Luca ha lanciato segnali precisi a tutte le sensibilità interne al Pd, tentando di far comprendere che la cosiddetta “fase Ermini”, quella del commissariamento romano attraverso il quale si è tentato di ricreare un cerchio magico irpino, sono finiti. De Luca l’ha definita la “strada obbligata” quella di riunificare il partito ad Avellino, rinsaldando in Campania una solidarietà necessaria ad affrontare una serie di scadenze elettorali che culmineranno proprio con il voto regionale nella primavera del 2020, cioé tra esattamente quindici mesi. In questo contesto, non ha esitato a parlare di ricostruzione.

«SENZA UNITÀ IL PD RISCHIA IL DEFAULT REGIONALE». Avendo perso le rappresentanze parlamentari, l’amministrazione comunale nel Capoluogo, avendo ancora una volta buttato alle ortiche una comoda vittoria alla Provincia a causa dei giochi interni, ha lasciato intendere che tra un anno l’Irpinia potrebbe perdere anche le rappresentanze regionali, mentre accanto all’asse gialloverde crescono altre realtà di una Destra che utilizza il civismo per allargare la propria base di consenso e indebolire, nel contempo, quello che non è più da molto tempo il Centrosinistra.

UNA COALIZIONE EUROPEISTA PER RISTABILIRE LA FIDUCIA. Superato nei fatti il dilemma sulla vocazione maggioritaria, che i numeri certificano oggi non più percorribile, si impone la costruzione di una coalizione europeista e repubblicana.  Per De Luca è arrivato il momento di superare gli equivoci che hanno bloccato il partito “in un congresso biblico durato un anno”, ha spiegato. Per il senatore avellinese, che non li ha citati, i vari Gianluca Festa (che ha contribuito ad eleggere l’attuale segretario provinciale) e l’ex Presidente del Consiglio comunale Livio Petitto, ma non solo loro, devono scegliere se restare convintamente nel partito, oppure togliere il disturbo.

Nicola Zingaretti, candidato alla segreteria del Pd e Governatore del Lazio
Rosa D’Amelio, Presidente del Consiglio Regionale della Campania

«INCONTRARSI SUBITO PER RIPARTIRE INSIEME». Un messaggio netto contro le zone grigie, che nel segreto dell’urna hanno impedito a Michele Vignola di vincere le elezioni provinciali nei mesi scorsi. Ma quello pronunciato con pacatezza dall’ex assessore regionale è anche un ammonimento alla Presidente Rosetta D’Amelio e al deputato Umberto Del Basso De Caro, riferimenti istituzionali territoriali. Non spetta al segretario eletto nella fase di transizione decidere se gli iscritti possono parlarsi in un partito che si dichiara democratico, il concetto espresso dal suo ragionamento, ma compete alla responsabilità di ciascuno, con dovere crescente in base alla funzione ricoperta, superare il vulnus di uno scontro irpino favorito da logiche esterne oramai superate, bocciate alle elezioni politiche dal voto degli irpini, prima ancora che dagli italiani. In questo quadro, non saranno i decimali in più o in meno di Nicola Zingaretti, Maurizio Martina e Roberto Giachetti a cambiare la realtà di un partito da ricostruire. Per De Luca il confronto per gettare le fondamenta del futuro Pd non possono più attendere neanche un altro fine settimana.


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