Largo del Nazareno, dove si trova la sede del Partito Democratico a Roma

Fa incetta di consensi tra i renziani il segretario in pectore del Pd Nicola Zingaretti, che in queste ore polarizza l’attenzione e l’interesse di ex ministri già schierati con l’ex premier fiorentino.

Il Sole 24 Ore mercoledì ha provato ad elencarli (leggi l’articolo), concludendo che lo stesso Matteo Renzi resta alla finestra, colpito dalla crescita costante del Governatore del Lazio. La sua leadership riconosciuta dagli iscritti appare accolta anche dal gruppo dirigente più e meno recente della storia di questo campo politico del centrosinistra.

Nicola Zingaretti alla convenzione nazionale del Partito Democratico

Da Enrico Letta a Dario Franceschini, da Paolo Gentiloni a Marianna Madia, da Massimo D’Alema a Marco Minniti, da Romano Prodi ai veltroniani, in attesa di Walter Veltroni, Nicola Zingaretti mette d’accordo tutti. E ha già rimesso le lancette dell’orologio ad un partito che il 3 marzo potrebbe tornare ad essere quello che era prima delle scissioni consumate sulla scia post referendaria del 2016.

La sua sfida però ha una ambizione maggiore, punta a ristabilire un patto fiduciario con i cittadini sui territori. A cominciare dal popolo delle primarie, per arrivare a riconquistare il consenso di amministratori locali, di insegnanti, di persone comuni, di giovani preparati alla ricerca di un lavoro, più che di un reddito riconosciuto per la cittadinanza.

Nicola Zingaretti tra la folla di piazza del Popolo

A Milano, è cronaca di queste ore, lo stile di Nicola Zingaretti viene preferito a quello del milanese Maurizio Martina. Qualcuno già lo paragona ad un altro romano di carisma, Walter Veltroni, che come lui viene dalla storia degli ex Diesse. A Milano c’è fame di innovazione, di crescita e sviluppo in un’Europa che sappia tornare a sognare, ma senza dimenticare la solidarietà, il welfare moderno che è l’unico argine all’imbarbarimento, al degrado, ad uno squilibrio sociale che metterebbe a rischio ogni progresso economico. Serve coesione per costruire, cioè occorre il ritorno della gente ai gazebo,il contatto con il consigliere comunale, con il dirigente di partito, con l’attivista piuttosto che con il militante. Dopo il 3 marzo Zingaretti chiederà al partito di aprirsi sui territori. A Milano come ad Avellino, i circoli e gli organismi dovranno diventare parte della comunità.

Il segretario del Pd di Avellino, Giuseppe Di Guglielmo

Ma se in molte città italiane questo nuovo verso, come viene definito renzianamente il cambiamento impresso dal Governatore del Lazio al Pd, sta già producendo cambiamenti negli assetti metropolitani e provinciali, ad Avellino via Tagliamento appare come sospesa. Superato il vulnus del ricorso contro l’attuale segretario, Giuseppe Di Guglielmo non ha voluto incassare il risultato politico riconosciuto dal suo avversario, preferendo sorprendentemente non dare forma da segretario al nuovo inevitabile assetto che il partito avrà tra pochi giorni. Ormai legittimato dal suo ex avversario congressuale, Michelangelo Ciarcia, il segretario in carica Di Guglielmo sembra abbia rinunciato a guidare il processo di ricomposizione, che i numeri delle nuove aggregazioni salderanno con le primarie.

Enza Ambrosone, ex capogruppo consiliare del Pd. Già vicesindaco della città di Avellino. Dal 1995 siede tra i banchi consiliari della città di Avellino.

E non basta il confronto tra i Circoli cittadini in vista delle elezioni comunali, alla luce dei posizionamenti fuori dal Pd che vedono aggregarsi alcuni sostenitori della attuale segreteria, da Gianluca Festa ad Angelo D’Agostino, destinati a convergere nel progetto politico civico dell’ex segretario dei Verdi, con il probabile sostegno del consigliere più votato delle ultime tornate, Livio Petitto, non a caso reduce da un duro scontro interno alla componente riformista (che fa capo a Umberto Del Basso De Caro), con Enza Ambrosone.

Il nuovo confronto di martedì tra i rappresentanti dei circoli nella prospettiva della lista di partito alle amministrative potrebbe vedere nuove defezioni, in attesa che il quadro provinciale del partito si stabilizzi dopo le primarie.

La Presidente del Consiglio Regionale, Rosa D’Amelio

Se la Presidente del Consiglio regionale, Rosetta D’Amelio, proprio in una intervista a Nuova Irpinia ha spiegato che “a Roma, come ad Avellino bisogna porre fine alla stagione degli scontri e delle divisioni interne al Pd”, auspicando per Avellino “un candidato sindaco del capoluogo autorevole e capace di parlare alla città”, non si spiega il ritardo della segreteria direttamente espressione della componente dameliana nel provvedere a gettare ponti o, quantomeno, a percorrere quelli già costruiti da Ciarcia.

Se il deputato sannita professa unità all’interno di uno schema che resta invariabilmente fortemente dialettico, Enzo De Luca non ha mai rinunciato a rilanciare in ogni occasione la necessità dell’unità per il bene del partito, premessa di un rilancio dell’azione politica del Pd da lui ritenuta il patrimonio comune di ogni iscritto o dirigente.

Enzo De Luca

Tra pochi giorni lo spazio lasciato aperto dalla segreteria provinciale sarà certamente colmato da altri, forse da qualcuno che, assumendo l’iniziativa di comporre e costruire, si proporrà naturalmente come il garante di un nuovo patto per il rilancio dei Democratici nelle sfide e nelle competizioni elettorali e politiche.

Sullo sfondo c’è l’urgenza di recuperare un dialogo costruttivo con altre forze politiche, con la città nelle sue articolazioni sociali.

In questo quadro, non può essere trascurato il momento difficile che vivono i Popolari di Ciriaco De Mita, anche a causa della melina in cui sono impantanati i Democratici.


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